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Pacis, mentre il versante orientale è delimitato dallo stretto passaggio del Clivo delle Carine. Sul lato occidentale della struttura doveva esistere una costruzione antecedente: strutture di epoca severiana ed adrianea furono, infatti, individuati nel secolo scorso.3 Il complesso viene oggi in genere citato col nome di Tempio del Divo Romolo. È questa un’identificazione che risale al Canina.4 Il titolo di Templum Romuli compare solo in fonti tardo antiche e medioevali5 e fino al XIX secolo venne identificato in diversi edifici posti nel Foro e lungo la via Sacra. Va precisato che prima dell’identificazione proposta da Canina per Romolo si intendeva il mitico fondatore della città. La sua costruzione risale ai primissimi anni del IV secolo.6 Durante la tetrarchia e nel corso del breve regno di Massenzio Roma aveva visto l’ultimo di quei grandi interventi nell’edilizia pubblica che avevano caratterizzato la politica urbanistica imperiale fin dal suo nascere. Avviatasi anche in concomitanza dell’incendio verificatosi alla fine del regno di Carino questa impressionante attività costruttiva coinvolse soprattutto il centro monumentale, ma non solo. εassenzio continuò ed enfatizzò l’opera avviata dai suoi predecessori.7 Con l’avvento di Costantino le cose cambiarono radicalmente. A parte il completare a suo nome quanto era stato iniziato dal suo predecessore Massenzio, i suoi interventi edilizi sembrano quasi ignorare il centro monumentale e si concentrano nelle aree periferiche dell’urbe. 8 Un certo evergetismo, ad opera soprattutto della classe senatoria, e l’attività dei prefetti urbani, assicura comunque alla città una Contributi alla lettura della storia identificativa di alcuni monumenti posti lungo la via Sacra: il c.d. Tempio del Divo Romolo di Raffaella De Felice Premessa All’interno dell’area archeologica del Foro Romano, sul lato settentrionale della Via Sacra,1 sorge un edificio antico, molto ben conservato, noto nella letteratura come “Tempio del Divo Romolo”. δ’identificazione di questo edificio è ancora molto controversa. Una attenta ricognizione delle fonti relativa a questo e ad altri complessi posti nelle immediate prossimità, tutti coinvolti nel riassetto dell’area occorso durante il regno di Massenzio,2 potrebbe però aggiungere qualche nuovo indizio su cui riflettere. Ulteriori considerazioni degne di nota sono emerse di recente dall’analisi delle strutture superstiti della limitrofa Basilica di Massenzio e da quelle dello stesso edificio oltre che dagli scavi dell’adiacente Templum Pacis. Sembra quindi utile fare un punto della situazione. Fig. 1. Complesso dei SS. Cosma e Damiano, veduta dal Palatino. 3 Frazer 1964, p. 91, rinvenne un laterizio con bollo adrianeo, mentre Lugli 1947, p. 122, riferisce di una struttura che si estendeva dalla rotonda al Tempio di Antonino e Faustina e che egli identifica come la Severiana schola Kalatorum Pontificum. 4 Canina 1848, pp. 124-125, vedi infra. 5 Vedi in Appendice. 6 Vedi infra n. 14. 7 Per un elenco degli edifici ricostruiti o innalzati ex novo si veda in Santangeli Valenzani 2000, pp. 41- 44, Coarelli 1986, pp. 2-3; Fiore 1981, p. 66; Lanciani 1901, p. 30. 8 Pensabene; Panella 1999, p. 139. I suoi discendenti continuarono sulla stessa linea. Si tenga presente che nel frattempo, con la costruzione della nuova capitale a Costantinopoli, Roma aveva perduto la sua centralità. Coarelli 1986, pp. 2-3. Il cosiddetto Tempio di Romolo è situato tra il Tempio di Antonino e Faustina e la Basilica di εassenzio. δa parte posteriore dell’edificio confina con l’angolo meridionale del Templum 1 Sulla definizione del tracciato della Sacra Via sono ancora in corso dispute fra gli studiosi. Per un contributo recente si veda in Coarelli 2012, pp. 29-34; Ziolkowski 2004, pp. 4-26, Cecamore 2002, pp. 92- 97; Panella 1996, n. 6, p. 220; Tomei 1993, p. 621. 2 Vedi infra. 1 discreta manutenzione degli edifici pubblici esistenti.9 Per altri due secoli, fino all’inizio del VI secolo, nonostante le diverse ed importanti trasformazioni urbanistiche, Roma, e la gran parte delle città italiane, avevano sostanzialmente conservato la forma ereditata dalla civiltà romana.10 Questo fino alle prime fasi della Guerra Greco Gotica. Ma tra la fine del conflitto e la prima metà del VII secolo la città era completamente destrutturata, la popolazione ridotta a meno di un decimo e gran parte del patrimonio edilizio abitativo rimase inutilizzato. Quanto a quello monumentale non vi erano più né i mezzi né la volontà di provvedervi.11 Prive di manutenzione queste grandi opere caddero lentamente in rovina. Divennero prima fonte di materiale di recupero e di lì a poco cave di marmo per le calcare. Uno dei sintomi più significativi di questo radicale mutamento è dato dalla presenza di tombe all’interno dell’abitato e degli edifici pubblici.12 Privati della loro funzione e di buona parte dell’originario apparato decorativo i monumenti superstiti erano diventati illeggibili, inoltre si era progressivamente persa la capacità di intendere le epigrafi portatrici di valori, e di istituzioni, da tempo inesistenti. Questo spiega, in parte, come mai già nel IX secolo la grandiosa Basilica costruita da Massenzio, ultima delle basiliche civili romane, fosse un rudere irriconoscibile nel quale si identificava un preteso Templum Romuli mentre nell’edificio occupato dalla Basilica dei SS. Cosma e Damiano si riconosceva l’antico Asylum di romulea memoria.13 δa paternità massenziana dell’impianto fu acclarata solo intorno alla metà del XIX secolo, la sua datazione resta incerta, ma ovviamente collocabile tra il 306 ed il 312.14 La cosa non desta stupore considerando la damnatio memoriae seguita alla sconfitta di Massenzio al ponte Milvio.15 Al momento l’ identificazione del complesso dei SS. Cosma e Damiano e la sua funzione originaria sono ancora da stabilire. δ’edificio è composto da un insieme di diversi elementi architettonici. Fig. 2. Il Complesso c.d. di Romolo. Da Tucci 2001, tavola XLI. Il vestibolo rotondo - Si tratta di una rotonda centrale, che copre un diametro di circa 50 piedi romani, coperta a cupola e priva di decorazione a cassettone. Tre porte si aprivano all’interno per congiungere il vasto spazio centrale con gli ambienti annessi: una dava adito all’aula meridionale del Templum Pacis, altre due immettevano negli ambienti laterali16 mentre la porta d’ingresso principale dava direttamente sulla via Sacra. Nessuna di queste porte era disposta in posizione esattamente assiale rispetto alle altre, 9 Santangeli Valenzani 2000, pp. 41- 44. De Rossi 2006, p. 235. 11 Meneghini; Santangeli Valenzani 2000 pp. 45-48 . 12 Ghilardi 2006, pp. 137 – 147; Manacorda 2000, p. 19; Liverani 2000, p. 49; Ferrandes in Panella 2011, p. 153154. 13 Vedi infra appendice. 14 Papi 1999, pp. 210-211. Alcuni bolli adrianei individuati all’interno del complesso, Tucci 2009, p. 165, potrebbero 10 suggerire una relativa contemporaneità, o quantomeno una stretta vicinanza cronologica tra l’edificazione del complesso e la ricostruzione del Tempio di Venere e Roma. 15 Per maggiori dettagli si veda in Drijvers 2007, pp.1628; Curran 2000, p. 76. 16 Queste ultime due saranno chiuse in seguito. Forse in epoca medioevale, Flaccomio 1981, p. 10. 2 in particolare quella che congiunge all’aula absidata del Templum Pacis presenta un fuori asse di 22° circa.17 Questo suggerisce che già in fase di progetto la rotonda tenesse conto dei vincoli dettati dalla preesistenza di strutture diversamente orientate, alle quali bisognava fornire un raccordo.18 δ’ambiente prendeva luce dall’ampio oculus centrale oltre che da quattro finestroni posti in alto sul tamburo, in seguito murati per un ripensamento in corso d’opera.19 La rotonda era completata da una facciata anch’essa curvilinea, concava, posta sull’ingresso principale della Via Sacra.20 La ricostruzione dettagliata, tuttavia, rimane una questione aperta: gli innumerevoli interventi post antichi21 hanno alterato considerevolmente il disegno originale della struttura. La porta bronzea è ancora quella originaria, sono perduti i suoi ornamenti (ovoli circondanti le intelaiature, rosone e stelle sulle cornici); invece si è conservata la serratura, il cui meccanismo funziona ancora.22 Si tratta di un riuso già antico, le valve bronzee, infatti, sono state datate tra il II e il III sec. d.C.23 mentre gi stipiti ed il portale sono considerati severiani.24 Massenzio nelle sue opere fece ricorso ad un ampio riuso di materiali pertinenti a monumenti precedenti.25 Sotto il regno di Carino un incendio di vaste proporzioni distrusse il Foro dalle pendici del Campidoglio fino alla summa Sacra Via. La zona fu quindi restaurata profondamente, a partire dall’epoca di Diocleziano.26 Un ulteriore incendio distrusse il tempio di Venere e Roma, proprio durante il regno di Massenzio. Sebbene molti autori tendano a datare questo incendio al 307, non esistono dati certi sulla data in cui esso divampò. Inoltre sembra che la facciata del tempio appaia già in monete di quell’anno.27 Non è da escludere perciò che la porta bronzea riutilizzata per il nuovo complesso massenziano fosse in origine pertinente a qualcuno degli edifici restaurati da Massimiano o dallo stesso Massenzio.28 Gli ambienti laterali - Sui fianchi della rotonda aggettano verso la Sacra Via due stretti ambienti absidati, coperti da volta a crociera. Queste ali si protendono ai lati del tamburo e danno all’insieme un aspetto tripartito.29 Le loro misure non sono le stesse, quello occidentale è leggermente più stretto. Si tratta di differenze minime e difficilmente percepibili a colpo d’occhio, tuttavia rendono evidente come il complesso sia sorto in un’area in qualche modo limitata da strutture preesistenti.30 δ’accesso a questi spazi era assicurato dall’interno della rotonda, attraverso i passaggi citati, nonché da i due ingressi posti direttamente dalla Sacra Via31 e connessi con la facciata dell’ingresso principale. Ciascun ambiente termina con un’abside che con ogni probabilità ospitava una statua.32 L’aula absidata - E’ il nucleo originario del complesso. Si tratta di un’aula rettangolare che 17 Fig. 2. Questo fuori asse sarà corretto dagli interventi di Urbano VIII. Lo stato attuale della Basilica invece è il risultato dei lavori di restauro diretti da Rodolfo Lanciani, nel 1880. Durante questo ripristino si scoprì che diversi elementi del portale erano già di reimpiego all’epoca della costruzione, Tucci 2001, pp. 277- 278, così come la porta bronzea. Vedi infra. 18 Si tratta di un elemento di cui bisogna tener conto se si vuole comprendere quale potesse essere la funzione originale dell’edificio. 19 Fiore 1981, p. 71. Martini 1981, pp. 92-93. 20 Diversi autori la consideravano una modifica costantiniana, ritenendo che il precedente ingresso ad opera di Massenzio prevedesse una facciata rettilinea. Frazer 1964, Fiore 1981, p. 81. Sembra invece che la modifica della facciata sia da imputare alla fase originaria, un cedimento strutturale in corso d’opera spinse gli architetti di Massenzio a modificarne il disegno. Tucci 2009, p. 165. 21 Soprattutto per opera di Urbano VIII nel XVII sec. Un precedente intervento sul livello pavimentale pare risalga al XII sec., Tucci 2001, p. 282. 22 Hülsen 1905, p. 197. 23 Righetti 1981, pp. 121-128. 24 Tucci 2001, p. 278. 25 Cima 1981, pp. 157-162, per il reimpiego di elementi preesistenti nel portale del complesso. Per l’uso dei materiali di reimpiego in particolare negli edifici massenziani si veda in Carè 2005, pp. 63-82, anche per bibliografia precedente. 26 Santangeli Valenzani, p. 44. Coarelli 1986, pp. 2-3. 27 Lorenzatti 1990, p. 121, nota 12, che sottolinea come le monete potessero riferirsi alla dedica del Tempio non ancora finito. Così anche H. Bloch, il quale “rileva che il bollo laterizio più frequente nei muri delle celle è […] identico a quelli riscontrati nelle Terme di Diocleziano”. Ibidem. 28 La sua datazione in teoria non esclude neppure che potesse trattarsi di una delle due porte del tempio adrianeo, ricostruito proprio in quegli anni da Massenzio. 29 Fiore 1981, p. 68, sottolinea come queste ali svolgano anche una funzione di contrafforte del tamburo. 30 Vedi supra. 31 Fiore 1981, p. 80. Cima 1981, pp. 103-120. 32 Fiore 1981, p. 63. 3 faceva parte dell’angolo meridionale del Templum Pacis, risaliva quindi al 75 d.C. Il templum Pacis aveva subito ingenti danni nel 192, sotto il regno di Commodo, a causa di un incendio e fu restaurato da Settimio Severo. All’esterno della parete posteriore di questo ultimo ambiente era affissa la Pianta Urbis Severiana. A seguito del restauro l’aula fu dotata di un’abside posta nella parete verso la Via Sacra. successivo alla sua destinazione a chiesa cristiana, ha implicazioni notevoli nella determinazione della destinazione originaria del complesso. Alla sezione posteriore si accedeva tramite due passaggi arcuati e da questa, tramite una piccola porta era assicurato il passaggio entro il portico del Templum Pacis.35 Un altro ingresso secondario, posto sul retro della grande abside, e attualmente murato, dava sul clivo ad Carinas.36 Un’ulteriore passaggio, del tutto simile a quella che da sul clivo ad Carinas esisteva sulla parete di nordovest, distrutta durante il restauro di Urbano VIII nel 1630,37 tuttavia sia nei disegni del Ligorio che in quelli di Baldassarre Peruzzi e di Antonio da Sangallo il giovane, questa porta risulta ancora aperta.38 Interventi successivi Tra il 626 e il 630 il complesso fu trasformato in chiesa cristiana e parzialmente modificato nella decorazione interna.39 Nel 1562 si rinvennero i primi resti della Forma Urbis Romae, proprio sulla parete esterna dell’aula absidata. Nel 1630 ca. Urbano VIII fece rialzare il pavimento della Basilica di circa sei metri, per parificare l’aumento di quota del terreno accumulatosi nel campo vaccino.40 Ne risultarono due piani distinti, la basilica superiore e quella inferiore. Anche la porta ed il portale furono smontati e rialzati. Scavi si effettuarono nel 1867 sotto la direzione di Luigi Tocco. In questa occasione si rinvennero altri frammenti della Forma Urbis. 41 Nel 1880 l’area fu scavata fino al livello originario della via Sacra, e Rodolfo Lanciani42 riportò l’ingresso al suo livello e posizione originari. Fig. 3. δ’aula absidata dopo il restauro severiano secondo la ricostruzione di Castagnoli - Cozza. Da Castagnoli - Cozza 1959, fig. 15. Quest’abside, come confermato da studi recenti,33 fu demolita da Massenzio durante la prima metà del IV sec. e sostituita con la rotonda, che venne così a fungere da vestibolo all’ambiente retrostante. δ’aula sarà inoltre sopraelevata e dotata di una nuova grande abside, orientata in senso opposto, che attualmente la divide in due parti. La parte anteriore, di maggiore ampiezza, circa due secoli dopo sarà destinata al culto dei SS. Cosma e Damiano. La datazione di questa nuova grande abside è un problema che ha a lungo diviso gli studiosi.34 Stabilire che essa risalga al IV secolo, e non ad un intervento 35 Tucci 2001, p. 288. Fig. 2. 37 Castagnoli; Cozza 1956-1958, pp. 123-131. Tucci 2009, figg. 1-2. 38 Ibidem figg. 9-11-12. 39 Ulteriori interventi si ebbero in epoca medievale, Tucci 2001, pp. 279-283; Krautheimer 1937, pp. 137-140. 40 Nel XVI-XVIII secolo Campo Vaccino era il nome con cui era designata l'area del Foro. 41 Tocco 1867. 42 Gli scavi erano sotto la sua direzione. 36 33 Le ultime indagini hanno dimostrato che nel costruire il complesso il riutilizzo dell’angolo meridionale dell’opus Pacis era stato previsto già in fase di progetto: Tucci 2009, pp. 158-165; Tucci 2001, pp. 283-293, ma in questo senso già prima di lui: Krautheimer 1937, p.142; Frazer 1964, p. 114; Fiore 1981, p. 72; Castagnoli 1988, pp. 388 – 389, Castagnoli 1983, p. 168, n. 19. 34 Tucci 2001, pp. 283-293, anche per bibliografia relativa. 4 teso a valorizzare il legame di Massenzio con la gens Valeria e l’antico sepolcro di Valerio Poplicola, che la tradizione ricorda sulla Velia, poco distante dal Foro.47 Più convincente appare l’ipotesi che l’impianto sia stato progettato per essere destinato ad una funzione civile, sia che facesse parte del c.d. foro di Massenzio, come si è sostenuto di recente,48 sia che fosse un edificio in qualche modo associabile all’ufficio del Prefectus Urbi.49 Di sicuro l’impianto si inserisce organicamente all’interno di riassetto dell’area voluto da Massenzio, come provano gli allineamenti tra questo edificio, la limitrofa basilica ed il tempio di Venere e Roma. Analisi delle fonti Al fine di comprendere meglio il lungo processo identificativo che contraddistingue questo, come molti altri monumenti della Roma antica, pare utile a questo punto fornire in appendice una ricognizione delle diverse denominazioni e attestazioni del monumento nelle fonti antiche e medievali, così come delle proposte interpretative più recenti. Sembra ancora opportuno considerare alcune fonti numismatiche ed epigrafiche, anche indirette, che possano fornire qualche indizio utile. Come già anticipato l’individuazione del vero nome del titolo e della sua funzione in età antica è ancora una questione aperta. Che fosse un monumento dinastico, è stato da più parti proposto,43 anche sulla base di alcuni tipi monetali datati tra il 309 ed il 312.44 Tuttavia la contemporanea esistenza del mausoleo sull’Appia sembra rendere questa ipotesi più debole delle altre.45 E’ altresì incerto che avesse una destinazione sacra, numerose e diverse, sono state le identificazioni proposte in questo senso: Templum Urbis, Tempio di Romolo, di Remo, fino alle più recenti, Tempio dei Penati e di Giove Statore.46 Tuttavia si nota una certa incongruenza nella forma inedita di questo “tempio”, che seppure avesse voluto richiamare le forme del Pantheon presenta due ali laterali che sarebbero un’assoluta novità nell’edilizia templare. Ancora più incongruente ed inaudita sarebbe poi quella stretta e diretta connessione con l’aula del Templum Pacis, che abbiamo visto essere parte integrante del progetto dell’edificio, nonché la presenza di così numerosi collegamenti ed ingressi che permettevano il passaggio sia interno, tra la rotonda, le sue ali laterali e le due partizioni della sala absidata che tra che il complesso e l’esterno, vale a dire tra Sacra via, vicus ad Carinas e portico del Templum Pacis. Le stesse ragioni impediscono di considerarlo un sepolcro, ovvero un monumento dinastico, Fig. 4. Il complesso dei SS. Cosma e Damiano, la Basilica di Massenzio ed il Tempio di Venere e Roma nel cosiddetto “Foro di Massenzio”, (rielaborazione da Fiore 1981, fig. 83). In rosso l’allineamento tra fronte del cd. Tempio del Divo Romolo, ingresso della Basilica di Massenzio e fronte del tempio di Venere e Roma. Un ulteriore indizio a favore della sua destinazione profana potrebbe trovarsi proprio nell’assenza del titolo nei Cataloghi Regionari,50 che sono i documenti 47 Coarelli 1986 , pp. 5-7. Ad un monumento costruito da Massenzio per onorare i Divi della sua famiglia pensava anche Talamo sulla base di alcune emissioni monetali, Talamo 1981, pp. 157-162. Contra Castagnoli che riferisce queste monete al mausoleo sulla via Appia, e considera la rotonda sulla Sacra via come un vestibolo del templum Pacis, volto a risolvere i diversi allineamenti tra la via ed il foro di Vespasiano. Castagnoli 1983, pp. 163-169. 48 In primis Fiore 1981, vedi fig. 4. 49 Da ultimo Tucci 2009, p. 165. Possibilista sembrava essere Bloch 1961 p. 145. “ .. whereas the hall of the Forma, which was open to the forum […] afforded the public the chance to consult at their pleasure this monumental copy of the plans kept in the public register. While this theory cannot be proved there is a reasonable assumption that the Plan and its model are to be connected with the Praefectura Urbi.” Anche il Gatti si espresse in questo senso, Carettoni; Colini; Cozza;Gatti 1960, pp. 214-217. contra Castagnoli 1988, p. 399. 43 Luschi 1984; Coarelli 1986, pp. 1-22; ma prima ancora Canina 1848, p. 124, vedi supra. Contra Castagnoli 1983, pp. 1-12. 44 Per queste emissioni si veda Talamo 1981, pp. 157-162. 45 Vedi infra. 46 Vedi appendice 50 Si tratta di due redazioni indipendenti di un testo originale databile intorno alla metà del IV secolo, 5 cronologicamente più vicini all’edificazione della struttura. Sia la Notitia che il Curiosum citano la Basilica di Massenzio, che immediatamente la precede, e poi il Tempio di Antonino e Faustina, che viene subito dopo.51Questa mancanza di notazione sarebbe in effetti alquanto curiosa, la costruzione non è, per struttura e dimensioni, di quelle che si possano ignorare, a meno che i redattori considerassero questo edificio come una pertinenza del limitrofo Tempio della Pace. In questo caso sarebbe stato inutile citare di nuovo un edificio che era il primo dell’elenco e aveva dato il suo nome all’intera regione. La stessa argomentazione potrebbe valere anche per le altre due fonti contemporanee: Aurelio Vittore ed il Cronografo dell’anno 354, che, pur citando altre opere di Massenzio, non fanno menzione di questo edificio. δ’ipotesi della destinazione profana sarebbe avvalorata inoltre dalla sua evidente funzione di anello di congiungimento fra due sezioni di quest’area, la via Sacra ed uno dei fori Imperiali, nonché dalla trasformazione in tempio cristiano già nel 526. In effetti questo è il primo edificio, nella zona del Foro, ad essere adibito in funzione del nuovo culto.52 Va notato come solo di recente53 si sia posto l’accento sul fatto che quasi certamente il complesso prevedesse il riutilizzo di parte del Templum Pacis e la sua riconnessione con la parte superiore della Via Sacra già in fase progettuale. Questo è un argomento che andrebbe messo in relazione con tutta la breve, ma intensa, fase edilizia di Massenzio, e quindi, oltre alla realizzazione di questo complesso, almeno con la costruzione della Basilica Nova e la riedificazione del Tempio di Venere e Roma, distrutto da un incendio.54 Appare altresì degno di nota come dal medioevo compaiano per questo titolo attestazioni come Asilum, templum Romuli, Templum Remi, tempio di Quirino. Dal IX - X secolo in poi, le stesse denominazioni legate al nome di Romolo si attestano anche in relazione ai due edifici vicini: la Basilica di Massenzio ed il Tempio di Venere e Roma. Mentre dal XV55 al XIX secolo i resti della Basilica vengono considerati pertinenti al Templum Pacis. Fig. 5. Planimetria del Foro nel Medioevo. C: chiesa di SS. Cosma e Damiano, 3 il vestibolo rotondo. Da Pensabene 2000, fig. 1, p. 343. In effetti il vaglio delle testimonianze ha messo in luce come il lungo processo volto a recuperare un’identificazione di questi titoli fosse già avviato all’inizio del εedioevo. Nella congerie di testi pertinenti ai monumenti posti in quest’area si evidenzia una costante cesura, tra gli autori che scrivono fino al V e VI secolo, i quali mostrano di possedere una cognizione corretta dell’identità, della funzione e della localizzazione degli edifici, e le testimonianze successive. Il Templum Pacis è ricordato ancora nel VI secolo da Procopio, la Basilica Nova è citata per l’ultima volta nel 44λ, il Tempio di Venere e Roma sempre nel VI secolo, da Cassiodoro. δ’unica eccezione è data dal c.d. Tempio del Divo Romolo, che rimane assente dalle fonti contemporanee e che vediamo comparire per la prima volta nel Liber Pontificalis, come chiesa di Cosma e Damiano, circostanza che parrebbe quasi certamente di natura amministrativa, in cui si elencano monumenti, abitazioni, fontane, forni etc. contenuti in ognuna delle 14 regiones in cui era divisa Roma. Si veda più diffusamente in Valentini e Zucchetti, I, pp. 63-88, Bianchi 1999, passim. non è da escludere che la stessa costruzione dell’Arco trionfale in seguito dedicato a Costantino sia da ascrivere allo stesso Massenzio, Ensoli 2000, pp. 86-88, anche per bibliografia relativa. 55 Ma forse già dal XIV secolo, a giudicare da un accenno del Petrarca, che sebbene non topograficamente circostanziato sembra anticipare di qualche decennio la testimonianza dell’anonimo εagliabechiano nel Tractatus de rebus antiquis et situ urbis Romae, nel 1411. Vedi tavole ed appendice. 51 Vedi appendice. Castagnoli; Cozza 1956-1958, p. 141. In questo senso già Hülsen, vedi appendice. 53 Si veda diffusamente in Tucci 2001. 54 Massenzio amava definirsi Conservator urbis suae. Sulla unitarietà del progetto edilizio massenziano in quest’area si veda Fiore 1λ81, pp. 63-90. Gli interventi massenziani si estesero fino alla piazza del Colosseo, e 52 6 appunto dipendere dalla sua stretta connessione con il Templum Pacis. Dal VI secolo in poi, per circa due secoli, le scarne attestazioni dei monumenti presi in esame provengono solo da fonti ecclesiastiche: il Liber Pontificalis, decisamente attendibile, almeno nel suo nucleo più antico, e le fonti agiografiche, in particolare gli Acta Sanctorum.56 δ’interesse dei compilatori di questi testi era ovviamente focalizzato su altri temi, ciò nonostante anche queste citazioni hanno fornito indizi utili dal punto di vista storico-topografico.57 Nel Liber Pontificalis la testimonianza che ci riguarda, in questa fase, è quella relativa alla vita di Papa Felice IV, in cui si definisce la chiesa di San Cosma e Damiano come “iuxta Templum Urbis Romae”. Il brano è stato interpretato in modi assai diversi. Castagnoli58 pose in dubbio che esso potesse fare riferimento alla Basilica Nova. Ma questa soluzione lascerebbe ancora da spiegare la scelta del termine iuxta usato dal compilatore. 59 Le citazioni incontrate mostrano che la memoria relativa agli edifici esaminati si era già persa, nessuno dei monumenti in oggetto è riconosciuto per quello che era in origine. Nell’Itinerario di Einsiedeln si citano tre dei quattro edifici: la Basilica è divenuta il Palatius Neronis, il tempio costruito da Adriano è identificato con il Palatium Traiani,60 il c.d. Tempio di Romolo è conosciuto solo come chiesa cristiana. Del Tempio della Pace non si fa quasi menzione. Ma bisogna considerare che il complesso non si trovava lungo il percorso descritto, ed era comunque scarsamente visibile dalla via Sacra.61 Inoltre gli scavi recenti hanno dimostrato che all’epoca il foro di Vespasiano era già in fase di abbandono e di spoglio.62 Nella vita di Gregorio Magno la Basilica di Massenzio è già nota come Templum Romuli. A proposito del Tempio di Venere e Roma si nota ancora una volta l’attendibilità del Liber Pontificalis. Nelle vite di Onorio e Paolo, relative a questo periodo, il monumento è individuato e localizzato correttamente. Ma, stranamente, non sembra che questo abbia avuto influenza nei compilatori delle successive descrizioni dell’Urbe. La parte più consistente dei testi che ci è pervenuta data dal XII secolo in poi. Nei Mirabilia e nella Graphia troviamo ormai mescolati assieme i ricordi della tradizione romana e gli elementi favolosi dell’immaginario medioevale. εalgrado ciò, l’interesse verso l’antico che vi si coglie è Fig. 6 - Tempio di Romolo e Basilica di Costantino circa il 1550. H. Cock, Praecipua Aliquot Romanae Antiquitatis Ruinarum Monimenta, tav. z. Da Hülsen 1905, fig. 104. 60 Tuttavia la sequenza dei toponimi e la loro dislocazione rispetto alla destra e alla sinistra del viaggiatore sembrano indicare che qui si intendano i resti del Tempio di Adriano, che all’epoca dovevano essere ancora imponenti, nonostante la spoliazione del tetto ordinata da Onorio I, tra il 626 e il 638. Forse è il caso di considerare che il nome di Adriano per esteso era Publio Elio Traiano Adriano. Non è da escludere la possibilità che il suo nome comparisse su qualche iscrizione allora in parte leggibile ed in seguito scomparsa. 61 Lo spazio tra il c.d. Tempio di Romolo e il Tempio di Antonino e Faustina, l’unico dal quale potesse scorgersi il Templum Pacis, era occupato da costruzioni precedenti, vedi supra; non sappiamo fino a quando queste costruzioni sopravvissero, ma una parte di quei ruderi sembrano ancora in situ nei disegni del du Perac e di Cock. 62 Gli scavi, perdurati dal 1998 al 2007, a cura della Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma, hanno riguardato l’intera area dei Fori Imperiali. Si veda più diffusamente in Meneghini; Santangeli Valenzani 2008. Il secolo VIII, con il codice di Einsiedeln, e il IX, sono relativamente più prodighi di riferimenti ai monumenti presi in esame. 56 Vedi appendice. Sul valore topografico di queste fonti, e sull’opera dei Bollandisti, si veda diffusamente in Delehaye 1922; Delehaye 1930, pp. 5-7; e più recentemente in Testini 1980, pp. 15-21. 58 Castagnoli 1947. 59 Vedi tavole. Il passo è stato riferito a tutti e tre i monumenti, Basilica, Tempio della Pace e di Venere e Roma. εa l’attribuzione alla Basilica risulta la più probabile. 57 7 genuinoν l’autore dei Mirabilia vuole davvero recuperare il contesto urbano dell’età classica, come dichiara espressamente nell’epilogoμ “Haec et alia multa templa et palatia imperatorum, consulum, senatorum, […] tempore paganorum […] sicut in priscis annalibus legimus et oculis nostris vidimus et ab antiquis audivimus. […] quanto melio potuimus, reducere curavimus”63 Questa commistione, fra leggende cristiane e tradizioni classiche, perdura a lungo, anche in testi di molto posteriori. Ciò non toglie che, aldilà di giudizi e pregiudizi sulla loro attendibilità, questi documenti possano rappresentare uno strumento di analisi storica affatto trascurabile, soprattutto se affiancati da una verifica archeologica puntuale, e confrontati con evidenze oggettive, come provano le indagini archeologiche effettuate sui complessi del Templum Pacis e della chiesa di Cosma e Damiano e nella stessa Basilica di Massenzio.64 Inoltre, ancora in relazione all’edificio di San Cosma e Damiano, il documentato riuso di materiale proveniente da edifici preesistenti, trova dei riscontri nelle descrizioni e nei disegni di Onofrio Panvinio, Pirro Ligorio e Andrea Fulvio.65 In particolare la presenza di moduli decorativi ispirati alle leggendarie origini di Roma, alla quale accennano questi autori,66 potrebbe dar conto dell’insistenza con cui gli scrittori medioevali localizzarono qui l’Asylum fondato da Romolo. Sempre negli autori dal IX al XIV secolo con inusitata perseveranza viene riproposta la leggenda legata esplicitamente ad un supposto Templum Romuli ovvero Templum Pacis: la statua dorata del mitico fondatore, secondo una profezia, sarebbe rimasta in piedi sino a che una vergine non avesse partorito.67 Si può certamente discutere sul valore da dare a questa testimonianza, ma considerando la sua ricorrenza, così puntuale, in testi ed autori tanto diversi e distanti fra loro, parrebbe ancor più discutibile il volerla ignorare del tutto. Ancora una volta ci soccorrono gli studi contemporanei, che avvalorano il riuso dell’acrolito di Adriano come ritratto colossale di Massenzio.68 Collocata nell’abside occidentale questa statua rappresentava il punto focale dell’intera costruzione. Se ne rinvennero diversi resti marmorei nel 1487; il resto era forse in bronzo dorato. Difficile stabilire fino a quando questa statua rimase al suo posto. Il fatto di essere stata rilavorata con le sembianze di Costantino69 suggerisce che almeno fino a che la Basilica rimase in uso la statua dovette farne parte integrante. Resta da chiedersi fino a quando i resti di questo acrolito siano stati ancora visibili, o fino a quando ne sia perdurato il ricordo, e quale ruolo potrebbero avere avuto, se lo ebbero, nel legame che si venne a creare tra la Basilica Nova e questa leggenda. Di sicuro le due evidenze coesistono e la sua persistenza potrebbe aver avuto un ruolo anche nel processo identificativo del Templum Pacis. Anche questo monumento è correttamente individuato negli autori fino al VI secolo. In seguito se ne perde traccia fino al secolo XII, quando ricompare in fonti vicine all’ambiente ecclesiastico:70 Benedetto Canonico, Pietro Diacono, l’anonimo del Miracole de Roma, e in seguito Martino Polono, tutti posizionano il tempio della Pace in modo ancora corretto, ovvero sul retro della chiesa di Cosma e Damiano, ben distinto da quel che resta della Basilica, in cui si riconosce il Tempio di Romolo. Secondo la tradizione, il complesso dei SS Cosma e Damiano fu donato nel 526 a Felice IV da Amalasunta e Teodorico,71 è possibile che di un atto così formale fosse rimasta qualche traccia. In effetti dopo secoli di silenzio il nome corretto del titolo riappare in alcune fonti strettamente legate all’ambiente ecclesiasticoμ Benedetto Canonico e l’autore della Graphia, posto che egli sia Pietro 63 Valentini e Zucchetti, vol. III p. 65. Giavarini 2005; Tucci 2001 e 2009; Meneghini; Santangeli Valenzani 2006a, 2006b; 2008. 65 Vedi appendice. 66 Che scrivono prima del restauro del 1630. 67 La leggenda ha origini più antiche, e innumerevoli versioni. Si legava all’idea della Salvatio Romae, diffusa nei testi cristiani già dal secolo VII. Comparetti 1872, p. 22; Graf 1882, p. 180. Brezzi 1947, vol. X pp. 475- 476. 64 68 Le cui parti marmoree sono oggi nel cortile del Palazzo dei Conservatori del Museo Capitolino. Per il riuso di una statua di Adriano si veda in Ensoli La Rocca 2000, pp. 25-26, 66, 81-88, anche per la bibliografia precedente. 69 Coarelli 2006, p. 117. 70 Vedi appendice. 71 Palombi 2004, p. 76. 8 Diacono come suggerisce il Bloch. Entrambi avevano ampia possibilità di attingere agli archivi della Curia. Pietro Diacono, in particolare, era a capo della biblioteca e dell’archivio di εontecassino. δo stesso possiamo supporre di Martino Polono, che fu Cappellano di diversi pontefici. La figura di Felice IV fu alquanto controversa, la sua elezione era stata imposta da Teodorico.72 In effetti nel Liber Pontificalis la cosa è sottaciuta. Circa tre secoli più tardi, l’autore del Tractatus de rebus antiquis et situ urbis Romae, certifica che alla sua epoca i resti della Basilica di Massenzio sono ormai considerati pertinenti al Templum Pacis. Il trait d’union continua ad essere la leggenda della statua di Romolo, che nelle sue diverse varianti viene di frequente localizzata nel Tempio della Pace.73 Esemplare è la testimonianza di Francesco Petrarcaμ “hoc templum Pacis, adventu vere pacifici regis eversum”.74 Quanto al Tempio di Venere e Roma si è già rilevato come esso venga identificato correttamente sia nelle fonti classiche e tardo antiche che nel Liber Pontificalis. Nell’itinerario di Einsiedeln invece è citato come Palatium Traiani,75 e nel X secolo appare come templum Romuleum nell’archivio di Santa Maria Nova. Citazioni simili, con leggere varianti,76 rimangono attestate per il tempio fino al XV secolo e potrebbero essere dovute alla presenza di moduli decorativi ispirati alle leggende di fondazione. In seguito prevalgono identificazioni che sembrano tenere in maggior conto la singolarità architettonica delle due celle contrapposte. Nel corso di questa indagine si è constatato come, con l’avanzare del tempo, l’attenzione degli autori si sposti dalla semplice ricognizione dei testi antichi alla loro integrazione con dati topografici e scientifici oggettivi. A partire dalla fine del XV secolo, specie in autori come Bernardo Rucellai, Poggio Bracciolini, Andrea Palladio, Onofrio Panvinio, è chiara la tendenza, più o meno costante, a procedere con analisi sempre più mirate, focalizzate sulle reali caratteristiche architettoniche e costruttive dei monumenti antichi, sul loro contesto e sul rapporto con gli spazi urbani relativi, alla ricerca della loro funzione ed identità originaria. Questo conduce progressivamente ad identificazioni sempre più plausibili. Il Tempio di Venere e Roma sarà il primo dei monumenti presi in esame a beneficiare di questo rinnovato approccio metodologico, e verrà identificato intorno alla metà del Seicento da Nardini. Per la Basilica bisognerà attendere l’inizio del XIX secolo. Ancora più tardi sarà individuato il Templum Pacis, quanto al c.d. Templum Romuli, il nome, se lo ebbe, e l’originale funzione dell’edificio sono ancora da stabilire. I quattro edifici presentano dunque una serie di elementi in comune: 1. Sono dislocati nell’area finale del foro Romano, a ridosso della Velia, e sono molto vicini tra loro, quando non decisamente contigui. 2. Per ognuno di loro, tra il IX ed il XV secolo, si è diffusa un’identificazione in vario modo legata alla memoria di Romolo. 3. Hanno fatto tutti parte del programma edilizio di Massenzio. Formalmente il Templum Pacis non veniva incluso fra i monumenti restaurati da Massenzio, né fra quelli distrutti dal fuoco nel 283, tuttavia la stretta vicinanza alla Basilica Emilia, che andò completamente distrutta suggerisce che qualche danno, sia pure di minore entità, si sia esteso anche al limitrofo Tempio della Pace.77 Del resto gli ultimi scavi hanno dimostrato l’esistenza di una fase massenziana all’interno del tempio che attestano come agli inizi del IV secolo, una parte del complesso sia stata destinata ad uso 72 Gregorovius 1846, vol. I, pp. 352-353. Si veda ad es. in Lusignan; Paulmier-Foucart 1997, pp. 51, 66, 74-75. 74 Valentini e Zucchetti, vol. IV p. 8. 75 Vedi appendice. La citazione è presente anche nei Mirabilia. 76 Templum Romuli, Palatium Romuli, ecc. Vedi appendice e tavole. 73 77 In particolare tracce di incendi sui resti della Forma Urbis sono stati di recente presi in esame da Meneghini; Santangeli Valenzani 2006, pp. 53-59. 9 commerciale, o comunque utilitaristico. Sempre a Massenzio deve ascriversi inoltre la connessione del Templum Pacis con la via Sacra, attuata attraverso la costruzione del complesso del c.d. Templum Romuli. È stato suggerito più volte, e da diversi autori,78che con il riordino di quest’area si sia voluto costruire un c.d. Foro di Massenzio. Alla luce di quanto emerso non appare fuori luogo ritenere che il suo patronato possa avere influito non poco nel lungo processo identificativo di questi monumenti. Non è da escludere che egli fosse coinvolto già nella ristrutturazione urbanistica condotta dal padre, Massimiano Erculeo.79 All’inizio del suo regno dovette verificarsi l’incendio del Tempio di Venere e Roma, che Massenzio provvede subito a ricostruire.80 Il Tempio doveva essersi conservato sostanzialmente integro, nella forma voluta da Adriano, fino al 306. Nelle cronache dei numerosi incendi scoppiati nella capitale il monumento non è mai citato fra quelli coinvolti.81 Rappresentava l’eternità di Roma e la sua distruzione, in un momento in cui la centralità dell’Urbe veniva progressivamente compromessa, deve aver suscitato non poco sgomento. δ’apparato decorativo del frontone del tempio è ben riconoscibile nel verso di una moneta dei primi anni del suo regno: la lupa che allatta i gemelli; al centro la Dea Roma offre a Massenzio il globo.82 Da notare la legenda CONSERVATOR URBIS SUAE che compare ben presto nella sua monetazione. Fig.7. Moneta in bronzo di Massenzio, Aquileia 306-307. RECTO: Testa laureata di Massenzio volta a destra. Legenda IMP C MAXENTIUS P F AUG. ROVESCIO: la dea Roma in un tempio tetrastilo, seduta su uno scudo, offre il globo a Massenzio, nel frontone i due gemelli allattati dalla lupa. Vittorie alate come acroteri. Legenda CONSERVATOR URBIS SUAE. Da RIC, vol. VI, n. 113. La ricostruzione del Tempio di Venere e Roma, la costruzione della nuova basilica e del complesso c.d. di Romolo, offrirono al nuovo imperatore83 la possibilità di realizzare un progetto edilizio di grande effetto propagandistico. La testimonianza del Nibby relativa ad una moneta di Massenzio, rinvenuta in un blocco di conglomerato della copertura della Basilica,84 sembra confermare una concomitanza, o comunque una stretta vicinanza cronologica tra i lavori di costruzione della Basilica e quelli di rifacimento del Tempio. Considerando la contiguità dei cantieri, il riutilizzo di materiale pertinente alla fase adrianea, magari inutilizzabile per il restauro del tempio stesso, 78 Curran 2000, pp. 58-60. Fiore 1981 pp. 64-65. Coarelli 1999, p. 67; 1986, pp. 22-24; 2006, p. 117. 79 Santangeli Valenzani 2000, pp. 41- 44, Coarelli 1986, pp. 2-3; anche per bibliografia relativa. 80 Chronog. 354, “Maxentius....Hoc imp. templum Romae arsit et fabricatum est.” Lorenzatti 1990. 81 Dal 1986 il Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza-Università di Roma, sotto la direzione scientifica della prof.ssa Clementina Panella, conduce lo scavo scientifico di un’ampia porzione del centro monumentale. δ’area indagata interessa una sezione del lato occidentale della valle del Colosseo e la fascia della pendice palatina che va dall’Arco di Costantino all’Arco di Tito. Le indagini non hanno evidenziato segni di incendio immediatamente precedenti alla fase massenziana del tempio. 82 Vedi fig. 7. La moneta è stata datata al 307. Quindi quanto meno all’epoca il progetto poteva essere definito e già noto; così Lorenzatti 1990, p. 121, nota 12. Non è da escludere che anche in fase Adrianea la decorazione frontonale fosse ispirata a questi temi, come sembra suggerire la monetazione del periodo, che insiste sui temi legati alla saga delle origini di Roma. Galimberti 2007, p. 125. Inoltre sono da tempo in corso dispute relative a due frammenti di un rilevo, ricomposti dal Petersen, che per alcuni raffigura il Tempio di Venere e Roma. Il reperto è stato studiato da diversi autori e diversamente attribuito. Si veda ad es. in Nibby 1838, p. 238; Petersen 1895; Wace 1907, p. 248; Paribeni 1920, p. 170; Albertson 1987, p. 441, anche per bibliografia. 83 εassenzio era stato acclamato nell’ottobre del 306. δa sua investitura non sarà mai ratificata dai Cesari e dagli Augusti, convenuti a Carnuntum al cospetto dell’ormai anziano Diocleziano, e formalmente egli rimase un usurpatore. Ma forse il Senato ne ratificò la nomina, secondo la procedura vigente prima della riforma di Diocleziano, vedi infra. 84 “A conferma poi di tutto ciò che si espose ricorderò, che l’anno 1828 spezzandosi masso di volta caduta di questo edificio fu trovato dentro di essa un medaglioncino d’argento che avea nel dritto la testa di Massenzio laureata, colla epigrafe MAXENTIUS. P. F. AUG, e nel rovescio il tempio di Roma colla epigrafe CONSERV. URB. SUAE”. Nibby 183λ, vol. I, p. 248. 10 Un’emissione in particolare88 datata tra la fine del 307 ed il 308,89 presenta la legenda “ROεAE AETERNAE AVCTRICI”.90 risulta plausibile anche per il complesso di Cosma e Damiano.85 Con tutte le cautele del caso, appare assai probabile che anche nel tema decorativo di fase propriamente massenziana potessero esserci richiami all’epopea di Romolo.86 Le linee della propaganda di questo imperatore possono essere ricostruite quasi esclusivamente sulla base delle emissioni monetali, che lo presentano come protettore della maestà di Roma.87 Fig. 9. Medaglione di 8 aurei, circa 308, IMP C M VAL MAXENTIVS P F AVG r. Rev. ROMAE AETER – N – AE – A – VCTRICI AVG N. RIC VI p. 373 n. 173. Drost; Gautier 2011, n. 141. Autrix è un termine proveniente dal diritto privato romano, non era stato mai usato prima in riferimento alla città o ad una divinità, Massenzio era stato escluso dalla successione nel convegno di Carnutum, ma forse il Senato ne ratificò la nomina, secondo la procedura vigente prima della riforma di Diocleziano, è dunque possibile che il figlio dell’Erculeo con questa emissione intendesse “insistere sull’importanza di Roma Aeterna, che lo aveva chiamato al potere e lo proteggeva”91 Un'altra traccia può desumersi dall’epigrafe trovata nel Novembre 1899 nel Foro,92 presso sant’Adriano, non lontano dal δapis Niger: εARTI INVICTO PATRI│ET AETERNAE URBIS SUAE│CONDITORIBUS│ DOεINUS NOSTER │IεP. MAXENT[IU]S P.F.│INVICTUS AUG.│ (in latere dextro): DEDICATA DIE XI KAL. εAIAS│PER FURIUε OCTAVIANUε V.C.│CUR. AED. SACR.│93 Questa iscrizione sottolinea non solo il particolare legame con la divinità di Marte, Fig. 8. Monetazione di Massenzio. Da Carson 1967, RIC, 6. Pl. 7. 88 Carson 1967, p. 373, n. 173; Carson 1965, pp. 347-352. Drost; Gautier 2011, n. 141-142. 89 Carson 1967, p. 372; Drost; Gautier 2011, p. 162. 90 Fig. 9. 91 Giuliese 2007, p. 54 e Drost; Gautier 2011, p. 160-164, anche per bibliografia relativa. 92 Gatti 1899, pp. 431-436. Vaglieri 1903, p. 134. 93 CIL VI, 33856, ILS 8935. “A εarte invitto padre ed ai fondatori della sua eterna città il nostro signore imperatore Massenzio Pio Felice (dedicò), dedicata il XI giorno dalle Kalende di Maggio. Realizzata da Furio Ottavio, Vir consularis, Curator aedium sacrarum.” Gatti 18λλ, p. 433. La curatela divenne in epoca imperiale una tappa del cursus senatorio, in genere seguiva alla carica di consulares, ovvero di ex console. 85 La presenza di materiale di riuso è attestata sia per il complesso c.d. di Romolo, che per la Basilica. Si veda diffusamente in Carè 2005, pp. 63-128; Fiore 1981, p. 80; Cima 1981, pp. 103-120. 86 “È noto come εassenzio cercasse di tenere in onore le antiche memorie romane” De Sanctis 1λ70, vol. II, p. 1λ3. 87 RIC 6, (CONSERVATOR URVIS SUAE) Protettore, salvatore. Ticinum, pp. 293-296, nn. 84, 85, 91, 94-95, 100110; Aquileia, pp. 324-326, nn. 113-116, 118A, 119, 121a, 122126; Roma, 367-385, nn. 135, 143-144, 162-163, 166, 177-178, 187, 194a, 195, 198a, 199, 202a, 204- 205, 208-213, 258-263, 278-280. Fig. 8. 11 recepita del resto anche nelle emissioni monetali,94 ma anche la speciale devozione dimostrata da Massenzio per il Dies Natalis di Roma, il 21 aprile, testimoniata dalla dedica di un gruppo di bronzo raffigurante Marte, Romolo e Remo presso il Comizio.95 Ovviamente nulla si può dire con certezza su quella parte di apparato decorativo di questi edifici che non ci è pervenuto,96 tuttavia, se l’argomentazione non sembra troppo ellittica, un indizio si ottiene proprio dalla persistenza delle identificazioni relative ai tre monumenti, che troviamo negli autori a partire dal IX secolo, e che sono tutte riconducibili al nome di Romolo, del resto l’unitarietà del progetto edilizio massenziano sulla Velia, 97 quale è emerso negli studi recenti, suggerisce che anche l’apparato decorativo potesse essere unitariamente coerente con i temi cari all’imperatore. Naturalmente si trattava di identificazioni erronee. Ma anche gli errori possono rivelarsi fecondi laddove se ne possa intuire, anche solo parzialmente, la genesi. Le tracce riscontrate nei fraintendimenti occorsi durante il lungo percorso di riscoperta dell’identità di questi monumenti possono contribuire non solo a ricostruire la storia degli studi, fatto di per sé non trascurabile, ma anche quella degli edifici stessi, specie nelle fasi di cambio di destinazione, abbandono e decadenza. Fig. 10. Tempio c.d. del Divo Romolo. Interno della rotonda. Da Liverani 2000, p. 50, fig. 1. Sembra utile a questo punto riassumere quanto emerso nel corso di questo studio; pur rimanendo ancora da stabilire quale fossero il nome o la destinazione originaria del c.d. Tempio del Divo Romolo, l’analisi delle strutture e dell’impianto architettonico esclude una funzione cultuale o di celebrazione dinastica, al contrario ne avvalora la stretta pertinenza al foro di Vespasiano. δ’interpretazione delle fonti, in particolare l’assenza del titolo nelle fonti contemporanee ribadisce questa pertinenza, mentre quella delle fonti successive suggerisce un’unitarietà del tema e dei moduli decorativi, purtroppo perduti, ipotizzabile per i tre monumenti ascrivibili a Massenzio: la Basilica Nova, il tempio di Venere e Roma ed il c.d. Tempio del Divo Romolo. 94 Carson 1967 (MARTI COMITI) Roma, p. 379, nn. 218, 219, 220, MARTI VICTORI AG. N. 222, MARTI PACIFERO AUG. N. 221. in particolare la n. 189, p. 375, MARTI PROPAG. AG. N, (a εarte pro rogatore dell’eternità di Roma) Marte ed una figura femminile (Rea Silvia?) Ai loro piedi la lupa allatta Romolo e Remo. fig. 8, n. 11. 95 Hülsen 1905, p. 96. Fiore 1981, p. 66. Gatti 1899, p. 433. 96 Una certa tendenza all’imitazione dei precedenti stilistici adrianei nella decorazione architettonica all’interno della Basilica, è stata rilevata anche dal Neu, che la imputava alle copie delle trabeazioni che si dovettero eseguire durante il restauro del vicino tempio di Venere e Roma. Neu 1972. Carè 2005, pp. 53-54. Giova ricordare come anche Adriano con i suoi interventi di restauro e di cura delle questioni legate ai Sacra sembra volersi accostare alla renovatio religiosa iniziata da Augusto. Molto probabilmente l’inauguratio del tempio di Venere e Roma coincise con la festa dei Parilia, che celebrava il Natale di Roma, trasformati in Romaia, così Galimberti 2007, pp. 123-127. È suggestivo immaginare che il recupero degli stessi temi in Massenzio non sia casuale. 97 Se non dell’intero comparto che dalla via Sacra giunge fino all’area antistante il Colosseo, vedi supra n. 54. 12 APPENDICE Attestazioni del titolo nelle fonti VI secolo Basilica Cosmae et Damiani (Iuxta templum Urbis Romae) VII – VIII secolo Basilica Cosmae et Damiani Templum Romuli IX secolo Templum Romuli XII - XIII secolo Templum Romuli Liber Pontificalis Itinerario di Einsiedeln Atti del martire Pigmenio Biografia di Gregorio Magno Bolla di Papa Innocenzo III Pietro Mallio Liber Pontificalis98 Liber Pontificalis99 Liber Pontificalis100 Mirabilia Urbis Roma Graphia Aurae Urbis Liber Politicus Le Miracole de Roma Martino Polono Catalogo c.d. di Vittore 101 Templum Romae vel Romuli Templum Romuli Templum Romae Asylum Templum Remi XIV – XV secolo Aerarium Templum Romuli Anonimo Magliabechiano Poggio Bracciolini Biondo Flavio Nikolaus Muffel XVI secolo Templum Romuli Lucio Fauno102 Andrea Fulvio Raffaele Maffei 103 Andrea Palladio Pirro Ligorio Pirro Ligorio Pirro Ligorio Onofrio Panvinio Bernardo Gamucci104 Bartolomeo Marliani Cataloghi c.d. di Rufo105 Tempio di Castore e Polluce Tempio di Romolo e Remo Basilica Constantini Tempio di Augusto e di Roma Templum Augusti et Urbis Tempio di Quirino o Urbis Romae Tempio di Remo Templum Augusti et Urbis 98 Cod. Vat. Lat. 3762,. Castagnoli 1947, p. 165. Ibidem. 100 Ibidem. Tutte queste testimonianze sono state spesso attribuite al nostro titolo. Esse, tuttavia, andrebbero piuttosto ascritte alla Basilica di Massenzio. 101 Si è inserita questa definizione pertinente ai cosiddetti cataloghi di Vittore in questo periodo, senza con ciò voler avanzare tesi o ipotesi sulla loro genesi e natura. Si tratta di versioni tarde dei Regionari, interpolate successivamente. Non è possibile datarne gli eventuali prototipi. Quindi, in termini puramente convenzionali, si è considerato accettabile come termine di riferimento il XII secolo. Nelle contemporanee stesure del Liber Pontificalis, infatti, si attestano versioni discordanti sul nome del titolo, che sono confrontabili con quelle riportate nei cataloghi interpolati. Vedi infra. 102 Così in Ciampini 1699, vol. II p. 50. 103 Ibidem. Raffaele Maffei era meglio noto come il Volterrano. 104 Gamucci 1565, p. 21. 99 13 Onofrio Panvinio XVII – XVIII secolo Tempio di Quirino Tempio di Venere e Roma Tempio di Remo Alessandro Donati Giovanni Ciampini Famiano Nardini Ridolfino Venuti XIX secolo Tempio di Remo Tempio del Divo Romolo Tempio del Divo Romolo- Templum Urbis Romae Antonio Nibby Luigi Canina G. Battista De Rossi Templum Sacrae Urbis e Heroon di Romolo Christian Hülsen Henri Jordan Rodolfo Lanciani XX secolo Precinto del Tempio dei Penati Tempio dei Penati Tempio dei Penati e di Giove Statore Philip B. Whitehead Esther B. Van Deman Filippo Coarelli Commento Fonti antiche - Nessuna citazione di autori antichi ci è pervenuta sul c.d. Tempio di Romolo. In Aurelio Vittore e nel Cronografo dell’anno 354 si citano diverse opere di εassenzio, ma nessuna può essere riferita direttamente al complesso. Nei Cataloghi Regionari non si trova alcuna menzione relativa ad un Templum Romuli nella IV regione o lungo la via Sacra. Nel Curiosum leggiamo: Regio IIII Templum Pacis. Continet: ... Colossum […] Templum Romae, Aedem Jobis, Via Sacram, Basilicam Novam et Pauli, Templum Faustinae …106 Mentre nella Notitia: Regio IIII Templum Pacis. Continet: ... Colossum […] Templum Romae et Veneris, Aedem Jovis Statoris, Viam Sacram, Basilicam Costantinianam, Templum Faustinae, Basilicam Pauli … 107 Questa è una circostanza che ha dato luogo a diverse congetture,108ad esempio Coarelli,109 anche sulla base dei Regionari, ritiene che il complesso dei SS. Cosma e Damiano sia da identificare con il Tempio dei Penati e di Giove Statore. Ma la successione dei termini, identica sia nel Curiosum che nella Notitia, suggerirebbe che questo tempio dovesse trovarsi più indietro, vicino al Tempio di Venere e Roma. Entrambi i cataloghi, in questa sezione del loro elenco, sembrano procedere dal lato del Colosseo, scendendo poi lungo la via Sacra in direzione del Foro. In realtà i manoscritti da cui attinse il Biondo sono scomparsi, e quindi non conosciamo l’epoca a cui risalgono. εa poiché riprendono la definizione Augusti et Urbis, ripresa dal Panvinio, si è ritenuto, a titolo puramente indicativo, inserirli tra le attestazioni di questo periodo. Vedi infra. 106 Valentini e Zucchetti vol. I, pp. 100-102. 107 Ibidem, p. 169. 108 Per una sintesi delle discussioni su questa parte della Sacra via si veda in Cecamore 2002, pp. 92 - 97. 109 Vedi supra. 105 14 I Regionari sono il documento cronologicamente più vicino all’edificazione del monumento. Registrano la presenza della Basilica Nova – Costantiniana, ma tacciono sul complesso c.d. di Romolo, che fu costruito negli stessi anni. Una spiegazione possibile riguardo a questo silenzio può cercarsi nella circostanza che il complesso è strettamente connesso al Templum Pacis. Se i redattori dei Regionari avessero ritenuto che esso ne fosse una dipendenza, non avrebbero avuto ragione di nominarlo due volte all’interno della stessa Regio IV. Allo stesso modo può essere interpretato il silenzio delle altre due fonti contemporanee: Aurelio Vittore ed il Cronografo dell’anno 354. Fonti successive - La più antica citazione del complesso si trova,110 secondo il De Rossi, negli Atti del Martire Pigmenio: 111 “Coepit Pigmenius ascendere per Clivum Viae Sacrae ante templum Romuli… ecce Iulianus procedens in Regiam Aulam videns S. Pigmenium presb. a longe per clivum venientem…”. La stessa è riportata anche da Nardini e da Nibby,112 i quali tuttavia correggevano la forma Romuli in Romae. Gli Atti di Pigmenio furono epilogati da Adone di Vienne, 800 – 875, che compose un celebre martirologio verso l’anno 852. Secondo il Duchesne il passo ripreso da Adone è certamente di VII secolo, egli lo ritenne però interpolato,113 leggendo, assieme al Nibby ed al Nardini, Romae in luogo di Romuli. Finora si è spesso attribuito questo passo al c.d. Tempio del Divo Romolo, in realtà parrebbe assai più logico che con templum Romuli ci si riferisca alla Basilica Nova,114 come si evince anche dal confronto con la testimonianza di Giovanni Diacono, di poco successiva.115 Se, come sostiene il Duchesne, il brano ci è giunto interpolato, il confronto con il passo seguente dimostra comunque che nel corso del IX secolo la Basilica costruita da Massenzio aveva ormai assunto il nome di Templum Romuli. Nei c.d. cataloghi di Sesto Rufo e di Publio Vittore,116 invece, si legge di un Templum Remi situato proprio nella regione IV, nei pressi del Tempio di Antonino e Faustina.117 εa questi cataloghi, quale che sia la loro genesi, sono di certo un’opera più tarda. Quindi la prima citazione sicuramente riferita al monumento la troviamo come Basilica dei santi Cosma e Damiano nel primo nucleo del Liber Pontificalis. 110 852 ca. Il De Rossi riporta una citazione del titolo negli atti del martire Pigmenio, che egli ritiene anteriori al IX sec., De Rossi 1867, 67. Pigmenio fu martirizzato sotto il regno di Giuliano l’Apostata. 111 Nardini - Nibby 1818, vol. II p. 295. Martinelli 1653, p. 385. 112 Nardini - Nibby 1818, p. 295, contra Fea 1820, LXXIX. 113 Duchesne 1886, p. 32. 114 Nel corso di questa indagine sono state prese in considerazione tutte le attestazioni relative a quattro monumenti: il templum Pacis, la Basilica Nova, il Tempio di Venere e Roma ed il c.d. Tempio di Romolo. Molti dei documenti vagliati non sono stati qui esposti in dettaglio, ma l’analisi di queste attestazioni ha chiarito come esse andassero riferite agli altri monumenti, e non al complesso dei SS. Cosma e Damiano. Una sintesi di queste attestazioni è esposta nelle quattro tavole allegate. 115 “Ita ut quartus Felix sedis apostolicae pontifex, vir magnae in Christi Ecclesiae reverentiae, qui basilica sanctorum Cosmae et Damiani martirum via Sacra juxta templum Romuli, sicut hactenus cernitur, venustissime fabricavit.” Giovanni Diacono, Vita di Gregorio I, Migne 1862, col.063. Giovanni era monaco di Montecassino e fu autore di una delle migliori vite di San Gregorio Magno. Legato da amicizia ad Anastasio Bibliotecario, forse collaborò assieme a lui alla stesura del secondo nucleo del Liber Pontificalis. Il brano potrebbe rappresentare un indizio di come l’attestazione di Templum Romuli in luogo di templum Urbis Romae si attesti ancor prima del XII secolo. 116 Questi cataloghi in genere non sono riconosciuti attendibili. Ampliamenti ed rielaborazioni sulle prime redazioni dei Regionari iniziarono già in antico. Durante l’umanesimo queste interpolazioni arrivarono a veri e propri rimaneggiamenti. Tra le più famose vi è quella di Pomponio Leto. (si veda in Valentini e Zucchetti, vol. 1, pp. 193 - 206). Biondo Flavio attribuì a Rufo una copia del catalogo contenuta in un codice cassinense. δ’equivoco derivò dalla contiguità nello stesso codice del Breviario di Rufo. In un simile errore incorse Giano Parrasio per quello c.d. di Vittore. Queste versioni dei Cataloghi godettero comunque una grande considerazione fino al XIX secolo. È interessante come in questi documenti si attesti la presenza di un templum Remi proprio a ridosso dell’area in questione. Vedi infra. 117 In P. Vittore: Templum Pacis – Remi - Veneris – Telluris – Via Sacra – Basilica Constantini – Paulli Aemilii […] Mentre in S. Rufo: Templum Pacis - Remi - Divae Faustinae – Urbis Romae et Augusti – Veneris – Telluris […] Da Canina, 1841, p. 70. 15 Liber Pontificalis (VI secolo). Questa raccolta di biografie papali, da San Pietro a Martino V, è una fonte essenziale per ricostruire la storia di Roma e le sue trasformazioni dal periodo tardo antico al medioevo. Le vite seguono uno schema ricorrente, piuttosto brevi le prime, divengono poi sempre più articolate. Il primo nucleo del libro fu composto intorno agli inizi del VI secolo, probabilmente allo scopo di legittimare il discusso papato di Simmaco, 498 – 514.118 In genere si è soliti fare arrivare questa parte più antica fino al pontificato di Adriano II, ovvero all’incirca alla fine del IX secolo. Difficile risalire ai redattori, quasi certamente si trattava di anonimi impiegati della curia, essi però avevano certo e facile accesso agli archivi ecclesiastici, di qui la sostanziale attendibilità del testo. Il Liber è stato oggetto nel secolo scorso di due edizioni critiche, ad opera del Mommsen e del Duchesne, che ne hanno ribadito il valore come qualificata fonte storica.119 Biografia di Papa Felice IIII, 526 – 530 […] hic fecit basilicam Sanctorum Cosma et Damiani in urbe Roma, in loco qui appellatur via Sacra, iuxta templum urbis Romae […]120 [ Costruì la basilica dei Santi Cosma e Damiano nella città di Roma, nel luogo che chiamano via Sacra, accanto al tempio della città di Roma.] VII-VIII secolo Itinerario di Einsiedeln Anonimo. Il codice di Einsiedeln contiene fra l’altro il c.d. Itinerario di Einsiedeln, una serie di 11 itinerari di Roma. Il documento, di autore ignoto, è prezioso per ricostruire la topografia di Roma medievale. Secondo gli ultimi studi sembra risalire alla fine dell’VIII secolo. 121 δ’edificio è citato in due itinerari, ma sempre come chiesa cristiana. A Porta Aurelia usque ad Portam Praenestina Per arcum Capitolium. Umbilicum. Sancta Maria Antiqua Equus Constantini Sancti Adriani Sancti Cosmae et Damiani Forum Romanum A Porta Sancti Petri usque Porta Asinaria Per Arcum Severi Sancti Adriani Forum Romanum Sancti Cosmae et Damiani Palatium Neronis. Aeclesia Sancti Petri122 Sancta Maria Antiqua Ad Sanctum Theodorum. Palatinus IX secolo - Un Tempio di Romolo viene nominato nella Biografia di Papa Gregorio Magno, generalmente datata al secolo IX. 118 Geertman 2002, p. 267. Per Testini la prima redazione, detta Epitome Feliciana, fu compilata sotto il papato di Bonifacio II, 530-532. Testini 1980, p. 24. 119 Di recente l’argomento è stato ripreso dai maggiori studiosi ed esperti della compilazione in “Atti del colloquio internazionale Il Liber Pontificalis e la storia materiale Roma”, vedi in Geertman 2002. 120 Valentini e Zucchetti vol. II, pp. 246 – 247. 121 Geertam 1975, contra Bellardini - Delogu 2003, pp. 205-24, per i quali la data andrebbe abbassata al pontificato di Paolo I, 757-67. 122 Valentini e Zucchetti vol. II, pp. 190 - 195. 16 “basilicam Sanctorum Cosmae et Damiani martyrum Via Sacra iuxta templum Romuli, sicut hactenus cernitur ”123 [ la basilica dei Santi martiri Cosma e Damiano sulla Via Sacra accanto al tempio di Romolo, così come ancora si vede.] Anche in questa testimonianza, così come nella successiva, la denominazione di Templum Romuli è da riferirsi alla Basilica Nova.124 XII secolo - In una bolla di Papa Innocenzo II, datata 1139, la chiesa dei SS Cosma e Damiano è detta ancora “iuxta templum Romuli”.125 Intanto tra gli autori si attestava una nuova denominazione per il complesso: Asylum. Nei Mirabilia Urbis Romae, che si fanno risalire al 1140,126 si cita due volte un Templum Romuli. La prima redazione del testo si trova nel Liber Politicus di Benedetto Canonico, il quale potrebbe essere lo stesso autore dei εirabilia. Anche qui però sembra che l’autore identifichi il templum Romuli nella Basilica di Massenzio, mentre la chiesa dei santi Cosma e Damiano è identificata con l’Asilum.127 “arcus septem lucernarum, Titi et Vespasiani ad Sancta Mariam Novam, inter Pallanteum et templum Romuli….”128 [ l’arco delle sette lucerne, di Tito e Vespasiano a Santa εaria Nova, fra il Palatino ed il tempio di Romolo… ] “San Laurentium de Mirandi, iuxta eum Sancti Cosmatis ecclesia quae fuit templum Asili. Retro fuit templum Pacis et Latonae, super idem templum Romuli.”129 [San δorenzo in εiranda, accanto a questo la chiesa di San Cosma che era stata il tempio dell’Asilum. Sul retro un tempo c’era il tempio della Pace e di Latona, e al di sopra di quello il tempio di Romolo.] Nel Liber Politicus, di Benedetto Canonico, leggiamo: “ascendit ante Asilum,130 per silicem ubi cecidit Symon Magus, iuxta templum Romuli.”131 [sale davanti all’Asilo, passando per la pietra dove precipitò Simon Mago, accanto al tempio di Romolo.] Si tratta di una descrizione del percorso della processione papale, che conduceva dal Vaticano fino al Laterano.132 Nella Descriptio Basilicae Vaticanae di Pietro Mallio, databile fra il 1145 e il 1181 parlando di Papa Onorio, si cita il templum Romuli133 come quello da cui si presero le tegole bronzee per la copertura di San Pietro.134 Il passo riprende chiaramente il Liber Pontificalis, ove la forma Romuli è attestata in redazioni del XII secolo. È incerto a quale edificio si riferisca l’autore, ma è ormai comunemente accertato che queste tegole furono tratte dal Tempio di Venere e Roma. Pietro Mallio, fu canonico della Basilica di San Pietro, e sembra servirsi di diverse fonti a sua disposizione. 123 Migne 1862, col. 063; Flaccomio 1981, p. 8, De Rossi 1867. Vedi supra. 125 Migne 1862, col. 406, quasi certamente anche qui per Templum Romuli si intendono i resti della Basilica. 126 Questa è l’ipotesi avanzata dal Duchesne, Valentini e Zucchetti III, pp. 36ν contra B. Schimmelpfennig 1λλ2, pp. 4λ-61, che propone una data più antica, in un momento in cui molti dei monumenti descritti erano ancora visibili. Si veda anche in Carrag in 2007, pp. 235-254. 127 Vedi supra. 128 Valentini e Zucchetti III, p. 19. 129 Ibidem p. 57. 130 La chiesa dei SS. Cosma e Damiano. 131 Valentini e Zucchetti, III, p. 219. 132 Cioè la descrizione del tragitto della c.d. via Sacra Papale, un percorso che il Papa faceva nella processione della seconda festività pasquale, andando dal Laterano al Vaticano, e viceversa. Qui siamo lungo il percorso di ritorno. 133 Valentini e Zucchetti, III p. 408. 134 Si veda più diffusamente in Valentini e Zucchetti, III, pp. 375-379. 124 17 Il nostro titolo si trova citato anche nella Graphia Aureae Urbis Romae con parole quasi del tutto identiche a quelle usate dall’autore dei εirabilia, la cui redazione era antecedente seppure non di molto.135 “arcus VII Lucernarum Vespasiani et Titi ad Sanctam Mariam Novam inter Pallanteum et Templum Romuli.”136 [ l’arco delle sette lucerne, di Vespasiano e Tito a Santa εaria Nova, fra il Palatino ed il tempio di Romolo… ] Qui, come per le altre testimonianze, si direbbe che l’autore si riferisca alla Basilica di Massenzio, poiché più avanti specifica: “in ecclesia Sancti Cosmatis est Templum Asilum. Retro fuit Templum Pacis et Latonae. Superius templum Romuli”137 [Nella chiesa di San Cosma c’è il tempio dell’Asilum. Sul retro stava il tempio della Pace e di δatona.138 Più in alto il tempio di Romolo.] È interessante notare che mentre per il Templum Pacis si usa il verbo al passato, per la chiesa di Cosma e Damiano l’autore usa il presente. Questo potrebbe indicare che nell’edificio parte degli ornamenti allora interpretati erano ancora ben visibili, come del resto testimonierà anche Panvinio diversi secoli dopo.139 XIII secolo - Anche per l’anonimo autore de Le Miracole de Roma il complesso coincide con l’Asylum: “Ad lato l’éne templum Axilum, la dove stao la chiesa de Sancto Cosma e Damiano”140 Mentre con Templum Romuli l’anonimo redattore sembra intendere la Basilica Nova o il Tempio di Venere e Roma, laddove posiziona l’arco di Titoμ “Ad Sancta Maria Nova, ad lato ad la Pallara141 et de lo templo de Romulo” 142 Nella Cronaca di Martino Oppiaviense143 ancora con parole quasi identiche leggiamo: “In ecclesia sancti Cosmae fuit templum Asilum.” 144 Difficile dire quando invalse l’uso di situare l’Asylum nella zona del Foro. I documenti più antichi a cui possiamo attingere risalgono al XII secolo, non si può escludere però una tradizione precedente. È stato rilevato, in effetti, che i Mirabilia riproducono spesso una situazione antecedente al momento della loro redazione, potrebbero dunque ispirarsi a qualche fonte anteriore che non ci è pervenuta.145 Di lì a poco il titolo verrà attribuito anche alla chiesa di Sant’Adriano. 1346 ca. 146 Giovanni Cavallini Nella sua Polistoria de virtutibus et dotibus Romanorum, parlando del rione De Campitello et Sancto Hadriano. Dopo aver spiegato il nome del quartiere “Campitelli” prosegue così: “Seconda pars regionis eiusdem dicitur regio Sancti [H]adriani, a nomine dicti sancti. Sed verius dicta est ab atriis et habitationibus ingentibus ipsius ecclesiae, quae fuit antea templum Asili, id est refugium a Romulo conditum…”147 135 Valentini e Zucchetti, III p. 67. Più di recente la paternità dell’opera è stata attribuita a Pietro Diacono da H. Bloch. Bloch 1984, pp. 55-175. 136 Valentini e Zucchetti, vol. III, p. 81. 137 Ibidem, p. 90. 138 A causa del dislivello esistente tra la Basilica ed il complesso dei SS. Cosma e Damiano i costruttori furono costretti a far passare un tratto della via ad Carinas in galleria. Quella stessa galleria, durante il εedioevo, prese a chiamarsi “arcus Latronis”, a causa dei delinquenti che vi si appostavano. Gli eruditi in seguito intesero identificarlo con i resti di un preteso Tempio di Latona; Valentini e Zucchetti, vol. III, p. 57, nota 2 139 Vedi infra. 140 Valentini e Zucchetti, III, p. 122. 141 Per Pallara si intende il Palatino. 142 Valentini e Zucchetti, III, p. 132 143 Ovvero Martino Polono, morto nel 1278. 144 Martino Polono, ed Pertz 1872, t. XXII, p 401; Whitehead 1927, p. 3. 145 Schimmelpfennig 1992, pp. 6-8, 49-51, 60-61. 146 Laureys 1995, pp. 489-491. 147 Valentini e Zucchetti, IV, p. 51. Si veda anche in Valentini e Zucchetti, III, pp. 54-55; Canina 1845, p. 217; Hülsen 1927, p. 261. 18 [La seconda parte di quella zona è quella che chiamano quartiere di San Adriano, dal nome di questo santo. Ma assai più probabilmente è detto così dai portici e dai vasti edifici della medesima chiesa, che in passato era stata il tempio dell’Asilo, che poi è il rifugio fondato da Romolo.] La stessa identificazione la troveremo più tardi anche in Giovanni Capgrave, che visita Roma nel 1450. Nella sua opera, Ye Solace of Pilgrimes, ca. 1453, scrive: “Quella chiesa che è chiamata S. Adriano, fu una volta il tempio del Rifugio.”148 Qui “Rifugio”, anche in base alla precedente testimonianza, è da considerare l’equivalente di “Asylum”. Tutto questo, però, accade poco prima che l’Anonimo εagliabechiano149 attesti l’avvenuto passaggio da Romuli a Pacis per le identificazioni della Basilica di Massenzio. In questo lasso di tempo sembra che il nome Romuli “scivoli”, per così dire, dalla Basilica sulla chiesa dei SS. Cosma e Damiano, e quello di Asylum più giù verso il Foro. δ’insieme delle guide e dei trattati descrittivi dell’urbe ebbe continui aggiornamenti. I redattori successivi dei Mirabilibus Civitatis Romae, datate nel XIV sec. introducono ulteriori confusioni fra il c.d. palazzo di Romolo ed il tempio di Romolo. Del resto una certa tendenza ad intendere come palazzi i ruderi di maggior consistenza era già nell’itinerario di Einsiedeln. Riportiamo a titolo esemplificativo il solo passo di Nicolas Rosell, scrivendo de Palatiis Romae così leggiamo: “Palatia magna imperatorum ista sunt: palatium maius in Palenteo monte positum; palatium Severini, prope Sanctum Sixtum; palatium Claudii inter Colliseum et Sanctum Petrum in Vincula; […] Palatium Romuli, inter Sancta Mariam Novam et Sanctum Cosmatem”150 [I grandi palazzi degli imperatori sono questi: il palazzo maggiore è posto sul Palatino, il palazzo dei Severi, presso San Sistoν il palazzo di Claudio tra il Colosseo e san Pietro in Vincoliν […] il palazzo di Romolo, fra Santa Maria Nova e San Cosma]. 1411ca. Anonymus Magliabechianus151 Tractatus de rebus antiquis et situ urbis Romae Descrivendo la via Sacra,152 l’ignoto autore cita il Tempio di Romolo,153 e sembra identificarlo con la Basilica di εassenzio, ma la definisce “quod hodie Pacis dicitur.”, infatti, distingue nettamente questo dalla chiesa dei SS. Cosma e Damiano. Questa viene identificata con l’Aerarium Imperatoris.154 “Iuxta templum Faustinae et Divi Antonini, quod Sanctus Laurentius in Miramento vocatur, est adhuc ecclesia Sancti Cosmae et Damiani, quae fuit Aerarium imperatoris” [Accanto al tempio di Faustina e del Divo Antonino, che chiamano San δorenzo in εiranda, c’è ancora la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, che fu l’Erario dell’imperatore.] Il Palatium Romuli invece, è posto sul retro del tempio di Romolo, (la Basilica di Massenzio), in un punto che sembra corrispondere al Tempio di Venere e Roma.155 1435 - Poggio Bracciolini, Historiae de varietate fortunae. Interessante questo suo passo, Poggio registra come sia ormai avvenuto il passaggio di identificazione da Asylum a Templum Romuli. “Erat pone, Capitolium versus, Romuli templum, cuius pars muri vetustissima quadrato lapide nunc quoque mirandam speciem sui praebet, hodie Cosmae et Damiano consecratum..”156 148 Valentini e Zucchetti, vol. IV, p. 333. Valentini e Zucchetti, vol. IV, p. 117 e 145. 150 Valentini e Zucchetti, III, pp. 183 - 184. 151 Ibidem pp. 101-150. 152 Che in realtà confonde con la via Sacra Papale. 153 Valentini e Zucchetti, III, pp.117, 126, 145. 154 Valentini e Zucchetti, IV, p. 144. 155 Valentini e Zucchetti, IV, p.126, “Palatium Romuli fuit retro templum Pacis, et ibi fecit duo templa, scilicet Pacis et Concordiae.”. 149 19 [Dietro, in direzione del Campidoglio, stava il tempio di Romolo, oggi consacrato a Cosma e Damiano, una parte assai antica del suo muro in opera quadrata ancora oggi offre una mirabile vista.] Sembra qui che l’autore si riferisca però non all’intero complesso, ma alla sola aula absidata, destinata al culto dei martiri medici, il cui massiccio muro era allora uno dei più importanti resti del Foro. Del resto l’aula rotonda era in laterizio. Così come la contigua Basilica Nova. 1446 - Biondo Flavio, Roma Instaurata. Qui Biondo sembra seguire la stessa indicazione di Poggio Bracciolini, almeno riguardo al Tempio di Romolo. LXVI Aedes Concordiae ubi: “Aedem Concordiae157 ex praedictis fuisse apparebit eodem in Palatino colle contra templum Romuli sive Sanctorum Cosmae et Damiani ...”. 158 [ il tempio della Concordia, come risulterà evidente da quanto già detto, era quello sul Palatino di fronte al tempio di Romolo o piuttosto dei Santi Cosma e Damiano…] Ante 1469 - Nikolaus Muffel,159 Beschreibung der Stadt Rom. εuffel visita la capitale nel 1452. Nella sua “Descrizione della città di Roma” così leggiamoμ "vi è la chiesa ove giacciono santi Cosma e Damiano […] ancora vi si vede un’antica muraglia che ha fatto parte del tempio di Romulo."160 1527-Andrea Fulvio, Antiquitates Urbis.161 Anche il Fulvio lo chiama Tempio di Romolo. “Ante omnia placet templum Romuli conditoris Urbis descrivere. Iuxta viam Sacram et Forum, quod templum nunc sub Titulo SS. Martyrum Cosmae et Damiani colitur […] Extant adhuc quaedam ex priscis ornamenta vestigi, marmoreae incrustationes, quibus totum antea incrustatum erat.” 162 [prima di ogni altra cosa è bene descrivere il tempio del fondatore Romolo. Accanto alla via Sacra e al Foro, che ora è dedicato ai santi martiri Cosma e Damiano […] rimangono ancora alcune vestigia delle decorazioni originarie, rivestimenti in marmo decorato, dei quali una volta era completamente rivestito] Queste “incrostazioni marmoree”, ovvero rivestimenti, sono rilevate in diversi altri autori, in particolare Panvinio e Ligorio, riporteranno altri accenni a decorazioni figurative dell’apparato originario, che ancora si potevano osservare all’interno dell’edificio. È interessante notare come il riferimento ai gemelli compaia in diverse testimonianze, anche la successiva citazione di Palladio fa riferimento a dei gemelli.163 1544 - Bartolomeo Marliani,164 Urbis Romae Topographia. Col εarliani vediamo comparire l’attestazione Templum Remi, che ritroveremo frequentemente negli autori successivi. Tutti si rifanno ai c.d. Cataloghi di Rufo e Vittore. “A porticu Faustinae, qua in foro est diximus, proxime sequeris (ut significat Sextus Rufus), Remi Templum, nunc D. Cosmae Damianoque sacrum.”165 156 Valentini e Zucchetti, IV, p. 234. Questo passo segue immediatamente quello in cui ci parla del Templum Pacis, riferendosi però alla Basilica. 157 δ’errore del Biondo dipende dal fraintendimento di un passo di Varrone, un malinteso che gli fa collocare la Curia Hostilia alle pendici del Celio, verso il Palatino, e quindi Senaculum, Graecostasis e tempio della Concordia nella parte occidentale del Foro. Valentini e Zucchetti, vol IV, p. 301. Col Tempio di Pietatis et Concordiae, si intendeva più spesso quel che rimaneva del Tempio di Venere e Roma; Castagnoli 1947. Vedi infra cap. IV. 158 Valentini e Zucchetti vol. IV, p. 301. 159 1410-1469. Monnet 1997, p. 48. 160 Valentini e Zucchetti vol. IV , p. 359. 161 Fulvio 1527. 162 Così in Ciampini 1699, vol. 2, pp. 49-50. Vedi in Lanciani 1882, pp. 34 -41. 163 Vedi infra 164 1488-1566, Maffei 1999, p. 160, n. 16. 165 Marliani 1544, p. 43. 20 [ Al portico di Faustina, che abbiamo detto trovarsi nel foro, segue, come accenna Sesto Rufo, il tempio di Remo, oggi consacrato a Cosma e Damiano.] 1570 - Andrea Palladio, I quattro libri dell’Architettura. Parlando delle porte di bronzo che ancora si possono vedere nella capitale cita la chiesa: “quella di S. Cosmo, e Damiano, che fu il tempio di Castore e Polluce, o’ pure il tempio di Romolo e Remo.” 166 1565 ca. Onofrio Panvinio Nel 1562 si scoprirono i resti della pianta marmorea severiana, proprio dietro l’aula absidata. Onofrio Panvinio, nel riportare la notizia del ritrovamento dei frammenti della pianta marmorea dei Severi, la definisce: “postico templi urbis Romae affixa.”.167 Studiandone le strutture in base alla diversa tecnica costruttiva, ed avvalendosi anche dei disegni di Pirro Ligorio,168 giudicò che la Basilica fosse formata da tre parti distinte:  δ’aula absidata divisa in due parti, la più antica, quella orientale, che egli ancora poteva vedere costruita con grandi massi di tufo;  δa più recente, che egli definisce intermedia, posta fra l’abside ed il vestibolo rotondo, in opera laterizia,169 ma di tipo più antico di quella con cui era costruito il vestibolo;  La rotonda, sempre in opera laterizia, ma di epoca costantiniana. Ritenne che l’aula absidata fosse stata connessa col tempio rotondo ad opera di Felice IV. 170 Egli quindi definì la costruzione come due templi congiunti, e nei suoi appunti171 premette alla pianta dell’edificio l’indicazioneμ “ duo templa conjuncta, Aug.(usti) et Urbis, ex lapidibus tiburtinis”. Nel descrivere il portico antistante la rotonda, riporta un’epigrafe, ora perduta in cui compare la dedica a Costantino: 172 εAXIεO …. εE ab alia CONSTANTIN 173. Riguardo alla chiesa di Cosma e Damiano segue la stessa identificazione anche Bernardo Gamucci.174 1565 ca. Pirro Ligorio Il contributo di Pirro Ligorio nello studio del complesso è stato rivalutato principalmente dal De Rossi e dal Lanciani.175 Nei codici Vaticani che li contengono,176 oltre ai disegni, si trovano appunti ed annotazioni nei quali Ligorio attribuiva il tempio a Romolo e Remo.177 δigorio segue qui l’interpretazione corrente, derivata dai c.d. regionari di Rufo e Vittore. Vi compare inoltre una diversa lezione dell’epigrafe posta sulla facciata della rotondaμ “IεP. CAES. COSTANTINUS εAXIεUS TRIUεPH.. ita ab alio latere .. PIUS FELIX AUGUSTUS in medio”. 178 C‘è da aggiungere che in un altro suo scritto, noto da un codice conservato a Torino,179 la sua 166 Palladio, 1601, p. 14. Mai Spicilegium, VIII; 654; De Rossi 1867; Lanciani 1882; Flaccomio 1981. Vedi supra. 168 Per questa collaborazione fra Onofrio Panvinio e Pirro Ligorio, vedi infra in Lanciani 1882. 169 δetteralmente “templum latericium cum angulis marmoreis”, ossia in pietra. Cfr. δanciani 1882, p. 43, il quale sosterrà che il Panvinio fu tratto in inganno dal restauro severiano. 170 “Ex templo spherico in aliud quadratum antiquum …itur per porta maxima vi et scalpello, ut videtur, factam” De Rossi 1867, p. 63. 171 Al foglio 30 del cod. Vat. 3439. 172 CIL VI 1147; si veda in Biasotti; Whitehead 1924, che la riterranno non pertinente all’esedra della rotonda. 173 Flaccomio 1λ81, p. λν De Rossi 1867, p. 6λ, ricostruì l’iscrizione nella versione che venne poi accettata dal CIδ VI 1147, dai disegni del Ligorio però essa risulta diversa. 174 Gamucci 1565, p. 33; che cita però anche Quirino, come attestazione precedente. 175 Vedi infra, De Rossi 1867. Anche in relazione all’epigrafe riportata sia in Panvinio che in δigorio. Si veda anche δanciani 1882μ “Tenuti in poco pregio dal Nibby e dal Canina, questi disegni furono chiamati e dimostrati preziosi dal De Rossi”. 176 Principalmente cod. Vat. 3439, Fogli 30 e 40. 177 Sempre il Lanciani ritiene che possa essere stato proprio Onofrio Panvinio a commissionare i disegni, nei codici infatti, oltre agli appunti del Ligorio, vi sono annotazioni di mano del Panvinio. Disegni, questi del Ligorio, che si sono mostrati affidabilissimi proprio durante i suoi restauri del 1880. Lanciani 1882. 178 Flaccomio 1981, p. 9; nota 45; Coarelli 1986, pp. 11-12. 167 21 identificazione del titolo risulta diversa, più fedele alle interpretazioni di Panvinio: “Templum Urbis Romae et Augusti, lo quale è dedicato alla santità dei Santi Cosmo e Damiano, per ciò che era un tempio doppio [...] Basilica Constantini era tempio che fu aggiunto, di opera circulare, al tempio di Roma e d'Augusto, dedicata a' Santi Cosmo e Damiano, [...] e prima s'entra per la basilica nel tempio di Augusto, e più a dentro in quello di Roma.” Si direbbe che il Ligorio ebbe a ritornare sui suoi appunti precedenti, o sia in qualche modo arrivato a rivedere la sua idea.180 1638 - Alessandro Donati, Roma vetus ac recens “Sphericam aedem et quadratam adiunctam sanctorum Cosmae et Damiani, quadratisque magnis lapidibus olim extructam alii REMO, cuius aedem P. Victor locat prope Templum Pacis, alii ROMULO, seu QUIRINO attribuuntur. Hic quidem videtur fuisse aedes Quirini quam Livius in fine Libri decimi prope Forum collocat”181 [ Il tempio di forma rotonda contiguo ad uno quadrato dei Santi Cosma e Damiano, eretto un tempo con grandi massi di pietra squadrata, per alcuni è il tempio di Remo, il cui santuario è posto da Publio Vittore vicino al Tempio della Pace, per altri è attribuito a Romolo o Quirino. A me sembra che possa essere stato quel tempio di Quirino, che Tito Livio, alla fine del suo decimo libro, colloca nei pressi del Foro.] Ante 1661 - Famiano Nardini182 Roma antica In base ai cataloghi di Rufo e Vittore, che lo posizionano subito dopo il Tempio di Antonino e Faustina, ritiene che debba trattarsi del Tempio di Remo.183 1699 - Giovanni Ciampini, Vetera Monimenta.184 Dopo una lunga analisi delle fonti e delle ipotesi sin lì sostenute dagli eruditi, sostiene che il complesso sia da identificare con il Tempio di Venere e Roma.185 Egli ritiene che si tratti di un tempio doppio, e lo identifica con il tempio costruito da Adriano che le fonti localizzavano in questa zona. “Meum igitur iudicium est: hanc structuram duo composuisse coniuncta templa, alterum, quod in ingressu rotundum est Romae, alterum vero oblongum Veneri dicata fuisse.”186 [Pertanto questa è la mia opinione: questa struttura (di Cosma e Damiano), era composta da due templi congiunti, quello rotondo all’ingresso era dedicato alla dea Roma, l’altro, che invece è di forma allungata, a Venere.] 1763 Ridolfino Venuti Accurata e succinta descrizione topografica delle antichità di Roma Segue l’identificazione suggerita dal Nardini, per la stessa ragione. “Poco di qui lontano viene posto da Rufo il Tempio di Remo, che essere la Chiesa de’ SS. Cosmo e Damiano, ci persuade l’ordine, con cui sono posti da Vittore, e Rufo e la vicinanza dei siti. Questi autori lo dicono solamente di Remo, poiché Romolo aveva altro tempio nel Foro.”187 1838 - Antonio Nibby Anche Antonio Nibby, a proposito della rotonda,188 riporta la testimonianza dei Cataloghi di Rufo e Vittore, lo definisce Tempio di Remo. 179 P. Ligorio b, c. 183 v, e c. 184 r, questi manoscritti sembrano risalire ad epoca successiva. Vedi infra in Lanciani. 181 Donati 1638, p. 169. 182 ? – 1661. “Famiano Nardini morì nel 1661, ma il suo libro non fu pubblicato che nel 1666, sotto il titolo di Roma antica. δ’edizione più nota risale però a qualche decennio dopo. Fu il primo autore ad identificare correttamente il Tempio di Venere e Roma con i resti posti al lato della Chiesa di Santa Maria Nova, Oggi S. Francesca Romana. 183 Nardini 1704, p. 127. 184 Ciampini 1699. 185 Ciampini 1699, vol. 2, pp. 49 – 56. 186 Ciampini 1699, vol. 2, p. 52. 187 Venuti 1824, p. 65. 180 22 Suggerisce che la mancata citazione del Tempio nella Notitia sia da attribuire al fatto che questi fossero stati redatti in un momento successivo alla trasformazione del tempio in chiesa cristiana. Ipotizza quindi che il tempio fosse inizialmente dedicato ad entrambi i fratelli, o almeno a Remo, denominazione corrotta poi in Romuli da Anastasio, biografo di Papa Felice IV. Nibby data la costruzione al tempo di Diocleziano, per le sue caratteristiche costruttive, nonché per il confronto degli stipiti con “l’ornato delle Terme di Diocleziano”. Circa vent’anni più tardi spiegherà189 come tra i topografi del suo tempo si sia diffuso il convincimento che il tempio di Romolo e Remo fosse da identificare con la Basilica dei S.S. Cosma e Damiano. 190 In questa occasione lo considera però opera di Costantino, prima della sua conversione, in ragione della pianta e dell’iscrizione riportate nei codici vaticani di Fulvio Orsini. 1848 - Luigi Canina Fu il primo a proporre l’identificazione della costruzione rotonda con il tempio del Divo Romolo. 191 Il Canina, in Descrizione storica del Foro Romano e sue adiacenze,192 aveva parzialmente aderito all’opinione di Flaminio Vacca, avvalorando una possibile destinazione della rotonda come tempio di Remo. In seguito,193 però, partendo dalla testimonianza di Aurelio Vittore194 e da un passo del Cronografo dell’anno 354,195 suggerì che l’Urbis Fanum potesse identificarsi con il Tempio di Romolo, la definizione di Fanum ben addicendosi ad una struttura di dimensioni ridotte quale quella della rotonda. δ’iscrizione di Costantino, riportata da Panvinio, concordava con la testimonianza di Vittore. Il confronto con alcune monete di Massenzio lo indusse inoltre a proporre che la rotonda fosse dedicata si ad un Romolo, da identificarsi però con il Valerio Romolo, figlio di Massenzio, morto in giovane età. Lo stesso Canina nei suoi scritti successivi,196 espresse dei seri dubbi su questa sua ricostruzione. Ciò nonostante la sua teoria venne accolta da numerosi studiosi197 e la definizione è ancora in uso. 1867 - Giovan Battista De Rossi Il complesso fu oggetto di scavi effettuati nel 1867 da Luigi Tocco, scavi in cui si rinvennero diversi frammenti della Forma Urbis dei Severi. In “ Dei tre antichi edifici componenti la chiesa dei SS Cosma e Damiano”, articolo apparso sul Bullettino di archeologia Cristiana, il De Rossi prende spunto da queste indagini per analizzare il complesso anche alla luce delle testimonianze letterarie precedenti. Concorda con la versione del Liber Pontificalis, laddove il biografo di Papa Felice IV parlando della Basilica di Cosma e Damiano la dice: iuxta templum Urbis Romae.198 Per il De Rossi, però, il templum Urbis Romae è da identificarsi con “l’edificio posto dietro l’abside”, ovvero il templum Pacis, cui “ nel secolo VI, sia stato attribuito il nome di templum Urbis Romae per 188 Nibby 1819 a, p. 185, nota 1. “poiché in Anastasio nella vita di Felice IV eletto Papa l’anno 526 si legge che edificò la chiesa de SS. Cosma e Damiano nella via Sacra iuxta templum Romuli, o iuxta templum urbis Romae, Giovanni Diacono nella vita di s. Gregorio la dice iuxta templum Romuli: e siccome oggi è chiaro che il templum Urbis Romae non fu a s. Cosma e Damiano, ma a s. Francesca Romana, perciò la lezione Romuli si preferisce a questa. Combinata col templum Remi dei Regionari ha fatto dare alla cella rotonda soprindicata il nome di Tempio di Romolo e Remo. Imperciocchè tutti si accordano in riconoscere in essa gli avanzi di un tempio”. 190 Nibby 1838, p. 710. Vero è che la definizione Tempio di Remo era in realtà invalsa già da tempo, di sicuro era in uso nel XVI secolo, come attestano Palladio, Ligorio ed altri. 191 Whitehead 1927, p. 6, Canina 1848, I, pp. 124-125. 192 Canina 1834, p. 155. 193 Canina 1848, p. 124 194 Vittore, Xδ, 26 “adhuc cuncta opera quae (Maxentius), magnifico construxerat, Urbis Fanum atque Basilicam, Flavii meritis patres sacravere”. 195 Mommsen 1892, I, pp. 143-148. (fol. 64). 196 Canina 1853, Pag. 77; De Rossi 1867, p. 67; Whitehead 1927, nota 18; Flaccomio 1981, passim. 197 Ad esempio, De Rossi 1867; Hülsen 1905; Jordan 1874; Hülsen 1905. Contra Castagnoli 1983, pp. 276-279, che sostiene invece l’opinione successiva del Canina secondo il quale le monete rappresentano più probabilmente il Mausoleo della via Appia. 198 Per l’autore l’aggiunta “vel Romuli”, risale alla raccolta c.d. di Anastasio, del sec. IX. 189 23 cagione della pianta della città che ne rivestiva l’esterna parete”.199 Quanto all’edificio rotondo l’autore concorda con Luigi Canina, esso è da ritenersi il tempio che Massenzio dedicò al Divo Romolo.200 Anche il De Rossi cita le lastre di rivestimento e i fregi cui avevano accennato Panvinio, Andrea Fulvio, Du Perac e l’Ugonio. 1882 - Rodolfo A. Lanciani201 Nel 1880 diresse i lavori di restauro del complesso. Nel 1882, in un articolo apparso sul Bollettino della Commissione Archeologica Comunale chiama la rotonda con il nome di: Eroo (Heroon) di Romolo. Per l’aula invece accoglie la tesi del De Rossi, cui avevano aderito anche Hülsen e Jordan, ovvero che dopo i restauri dei Severi esso venne a chiamarsi templum Sacrae Urbis. Questo anche in ragione del rifacimento dell’archivio del catasto urbano e delle piante eseguite in quella occasione.202 Particolarmente interessanti risultano però alcune notazioni che il Lanciani inserisce in questo articolo e che non erano mai state rilevate, a quel che risulta, da alcuno degli autori precedenti. Egli riporta un’annotazione, di mano del Panvinio, apposta sui disegni del Ligorio: “Fuere in eo imago lupe montis virtutis … Ant. Pius restauravit”. δanciani dubita che si tratti di un errore del Panvinio, ritiene piuttosto che questi “intarsi e incrostazioni marmoree”, risalgano al restauro severiano e che all’epoca del rilievo, nel XVI sec., fosse ancora leggibile “una qualche mutila epigrafe”. 203Questa testimonianza sull’apparato iconografico della decorazione interna sembra in linea con la decorazione del coevo rifacimento del Tempio di Venere e Roma, opera dello stesso Massenzio, oltre che con il riuso delle decorazioni del tempio risalenti alla fase adrianea per la costruzione della Basilica Nova. 204 Se all’epoca di Panvinio queste “incrostazioni” erano ancora visibili,205 non sarebbe da escludere l’ipotesi che proprio la presenza di decorazioni raffiguranti il tema della lupa e dei gemelli avesse ispirato nei secoli precedenti sia il nome di Romolo, che quello di Romolo e Remo. Risulterebbe altresì comprensibile la definizione di Asylum che compare negli autori dall’XI al XIII secolo. 1886 Louis Duchesne206 In un articolo apparso nel 1886 Duchesne207 si oppone alle conclusioni del De Rossi, in primo luogo per ragioni filologiche. Egli ritiene che la famiglia dei manoscritti in cui si trova la lectio Romuli sia indipendente dai testi originali. Inoltre sostiene che se il templum Urbis Romae fosse stato dove lo aveva indicato il De Rossi, il complesso di Cosma e Damiano sarebbe stato detto “in templo”, e non “iuxta templi”. 199 De Rossi 1867, 64-65. De Rossi 1867, pp. 67-68. 201 1845-1929. Rodolfo Lanciani è stato uno dei padri della moderna archeologia italiana. Fu segretario della Commissione Archeologica Comunale dal 1872 al 1890, nonché membro della Direzione Generale dei Musei e Scavi, fino al 1890. Docente di Topografia presso l’università di Roma dal 1878 al 1λ22. Si veda diffusamente in Palombi 2006. 202 Contra Duchesne 1886, per il quale le denominazioni di Templum Romuli e Templum Sacrae Urbis si erano sempre riferite alla Basilica di Massenzio. La ricostruzione proposta dal Lanciani sarà messa in dubbio anche da Christian Hülsen, nel 1905: “All’edifizio rettangolare (dietro il tempio rotondo), si è dato il nome (che non si trova nelle fonti antiche) di templum Sacrae Urbis: e lo si è considerato come una specie di archivio in cui fossero conservati l’originale della Forma Urbis […] l’edifizio avrebbe avuto anche una cappella della Dea Roma. Ma la pianta dell’edifizio non si attaglia punto ad un tempio, e la Forma Urbis, come decorazione della parete esterna, sarebbe anche conveniente se nell’interno vi fosse stata la "Biblioteca del Tempio della Pace […] Inoltre è poco probabile che un edifizio dedicato al culto pagano fosse stato trasformato già nel principio del sesto secolo in una chiesa cristiana.”Hülsen 1905, p.198. 203 Lanciani 1882, pp. 39-41; di queste incrostazioni parla anche il Fulvio. 204 Vedi supra. 205 Du Perac 1575, Lanciani 1882; come riporta Lanciani oltre a Ligorio, di lì a non molto tempo dopo, anche il du Perac parlerà del complesso come delμ “di tempio di Romolo e Remo, altri vogliono che fussi di Urbis Romae”. 206 1843 – 1922. Monsignore. Professore dell’Istituto Cattolico di Parigi. εembro della École française de Rome dal 1876, ne divenne direttore dal 1895 fino alla morte. Curò la prima edizione critica del Liber Pontificalis. Bedouelle 1993, pp. 64-65. 207 Duchesne 1886. 200 24 Per la stessa ragione un Tempio Urbis Romae non poteva essere identificato col Tempio di Venere e Roma, troppo lontano per esser detto iuxta. Nemmeno il brano del Liber Pontificalis riferito ad Onorio I208 poteva adattarsi al complesso, troppo piccolo per poter sopperire con le sue tegole bronzee alla copertura di un edificio così grande come la Basilica di San Pietro. Esso, quindi, doveva riferirsi ad un edificio comparabile per estensione. Questo edificio era per Duchesne la Basilica di Massenzio,209 con cui era da identificarsi anche il templum Romae della cronaca relativa a Felice IV. La Basilica, che aveva mantenuto nei Regionari la denominazione appropriata, durante il regno di Atalarico avrebbe preso quella di Templum Urbis Romae, modificandolo poi più volte nei secoli successivi. 1927 - Philip Barrows Whitehead All’inizio del secolo XX Whitehead mette in dubbio sia le denominazioni del complesso che erano invalse sino a quel momento, sia la funzione dei suoi componenti.210 Riguardo alla rotonda non suggerisce una nuova identificazione, ma pone delle serie riserve sulla sua destinazione templare. Quanto alla chiesa di Cosma e Damiano, partendo da una teoria già avanzata nel 1923 dalla Van Deman,211egli propone di identificare la parete in tufo ancora visibile sul retro dell’edificio con il recinto del Tempio dei Penati,212 δ’autore, appoggiandosi soprattutto al passo di Aurelio Vittore,213 concorda con il Duchesne che il Tempio Urbis Romae della biografia di papa felice IV vada identificato con la Basilica di Massenzio. Egli ritiene che i soli edifici costruiti da εassenzio in quest’area siano la Basilica e il Tempio di Venere e Roma, ricostruito dopo un incendio.214 Non a caso εassenzio aveva posto l’ingresso principale della Basilica Urbis di fronte al tempio,215 essa era dedicata alla dea Roma, ed è questo a spiegare il nome di Templum Urbis Romae, passato poi nella biografia di Felice IV. Più tardi, durante il medioevo, sempre secondo Whitehead, invalse l’uso di chiamare la Basilica con il nome di Templum Romuli, forse a causa di un’iscrizione, una statua, o un fregio ornamentale riferibile alla leggenda dei gemelli.216 1947 - Ferdinando Castagnoli Contra, e fautore di un’identificazione del titolo ancora da individuare, sarà il Castagnoli. In un articolo del 1947217 egli sostiene che la definizione Romolo sia da escludere poiché frutto di un’evidente corruzione nei testi del nome Roma. δ’autore sottolinea come nessun testo medioevale faccia in realtà riferimento all’edificio rotondo. Inoltre esclude che qualsiasi attribuzione a Romolo, figlio di εassenzio, si sia potuta tramandare oltre l’epoca di Costantino. Quanto all’edificio circolare raffigurato su alcune emissioni massenziane, esso andava riconosciuto come il mausoleo eretto da εassenzio all’interno della sua residenza lungo la via Appia.218 208 Vedi infra Tav. IV. Contra Castagnoli 1947, e ancor prima Lanciani 1900, p. 133, il quale testimonia che la Basilica di Massenzio aveva una copertura di embrici laterizi e non bronzea. 210 Whitehead 1λ27ν “both are certainly erroneous. Although we do not know what names these structures bore in antiquity, it is quite certain that neither was ever a temple.” In questo articolo il Whitehead corregge in parte quanto aveva sostenuto nei suoi articoli precedenti, Whitehead 1913, Biasiotti; Whitehead 1924. Nel 1913 egli aveva parzialmente accettato le conclusioni di De Rossi e δanciani, chiamando l’edificio rotondo Urbis Fanum. 211 Van Deman 1923. 212 “Miss Van Deman has recently advanced the theory that the tufa wall which is still preserved in the rear of the building was a part of the Temple of the Penates. In what follows, I shall venture to put forward one more theory (which is really a modification of that proposed by Miss Van Deman), that the tufa walls just mentioned originally inclosed the precinct in which stood the Temple of the Penates.” Whitehead 1927, p.5. 213 A. Vittore, de Cesaribus, Xδ 26μ “cuncta opera quae magnifice construxerat [Maxentius], urbis fanum atque basilicam, Flauii meritis patres sacrauere.” 214 Chronog. 354, p. 148. “Maxentius ... Hoc imp. templum Romae arsit et fabricatum est.” 215 Oggi sappiamo che l’ingresso principale in realtà era quello sulla via Sacra, Amici 2005, pp. 38-42. 216 Whitehead 1λ27, p. 3ν “At a later date medieval fancy gave to the ruins of the great basilica the name "Temple of Romulus" and wove around it one of the most picturesque legends of medieval Rome. This legend may possibly have been derived from some feature of the building itself…. The basilica therefore probably contained a statue, or at least a commemorative inscription in which the name of Romulus would have been conspicuous.” 217 Castagnoli 1947. 218 Castagnoli 1983. 209 25 Il templum Urbis Romae è per lui da identificare nel tempio duplice di Venere e Roma, opera di Adriano, il quale, sia per corruzione morfologica che per ricostruzione pseudo erudita, durante il medioevo finì con l’essere identificato con il templum Romuli.219 Filippo Coarelli. Quale esempio di come l’identificazione del titolo e la sua destinazione siano ancora in corso di discussione citiamo questo unico autore. In diverse occasioni egli propose una ricostruzione topografica diversa per tutta questa zona della Via Sacra. 220In questo contesto Coarelli suggerì di identificare nel Tempio c.d. di Romolo il Tempio di Giove Statore, al quale sarebbe stata consacrata la rotonda, mentre le celle laterali sarebbero state dedicate al culto degli dei Penati.221 La sua ricostruzione trova molte opposizioni.222 219 Castagnoli suggerisce anche che ad ispirare il nome Romolo possa aver contribuito la rappresentazione del tema della lupa, presente forse nella decorazione adrianea del frontone del tempio. Il tema fu frequente anche nella monetazione di Massenzio. Castagnoli 1λ47.Anche Whitehead 1λ27, suggeriva che l’identificazione della Basilica Nova col Tempio di Romolo potesse essere derivata dalla presenza nella Basilica di un fregio con il tema della lupa, o da un’iscrizione col nome di Romolo. È noto che Massenzio legò molta della sua propaganda alla figura del mitico fondatore. Vedi supra. 220 Coarelli 2006, pp. 108 – 111; Coarelli 1999, p. 344; Coarelli 1986, pp. 1- 58, 221 Ma già una simile identificazione era proposta in Becker - Marquardt 1843, p. 377, nota 717, ed anche in Nichols 1877, p. 309. 222 Fra gli altri, Castagnoli 1983, pp. 163-172; 1988 pp. 381-402; Ziolkowski 2004, pp. 4-26; Richardson 1992, p. 232; per una sintesi delle posizioni ed una più ampia bibliografia relativa Cecamore 2001, pp. 92 - 95. 26 Tavola I tempio del c.d. Divo Romolo Nome dato al monumento antico Basilica Cosmae et Damiani Fonte Liber Pontificalis Anno-periodo 532 ca. Basilica Cosmae et Damiani Itinerario di Einsiedeln VIII secolo Basilica Cosma e Damiano Templum Romuli Atti del martire Pigmenio 852 ca. Basilica Nova? Templum Romuli Biografia di Gregorio Magno IX secolo Basilica Nova? Templum Romuli Bolla di Papa Innocenzo III 1139 Basilica Nova Templum Romae vel Romuli Liber Pontificalis IX-XII Basilica Nova? Tempio di Venere e Roma? Templum Romuli Liber Pontificalis IX-XII Basilica Nova? Tempio di Venere e Roma? Templum Romae Liber Pontificalis IX-XII Basilica Nova? Tempio di Venere e Roma? Templum Romis Liber Pontificalis IX-XII Basilica Nova? Tempio di Venere e Roma? Templum Romuli Pietro Mallio 1145-1181 Tempio di Venere e Roma? Asylum Mirabilia Urbis Roma 1140 Basilica Cosma e Damiano Asylum Graphia Aurae Urbis XII secolo Basilica Cosma e Damiano Asylum Benedetto Canonico, Liber Politicus 1140 ca. Basilica Cosma e Damiano Asylum Le Miracole de Roma XII Basilica Cosma e Damiano Asylum Martino Polono XIII Basilica Cosma e Damiano Templum Remi Catalogo di Vittore XII-XV? Basilica Cosma e Damiano? Aerarium Anonimo Magliabechiano 1410 Basilica Cosma e Damiano Templum Romuli Poggio Bracciolini 1435 Basilica Cosma e Damiano Templum Romuli Biondo Flavio 1446 Basilica Cosma e Damiano Templum Romuli Nikolaus Muffel 1460ca. Basilica Cosma e Damiano Templum Remi Bartolomeo Marliani 1544 Basilica Cosma e Damiano Templum Romuli Lucio Fauno 1552 Basilica Cosma e Damiano Templum Romuli Andrea Fulvio 1527 Basilica Cosma e Damiano Tempio di Castore e Polluce Raffaele Maffei 1506 Basilica Cosma e Damiano Tempio di Castore e Polluce Andrea Palladio 1570 Basilica Cosma e Damiano Tempio di Romolo e Remo Andrea Palladio 1570 Basilica Cosma e Damiano Tempio di Romolo e Remo Pirro Ligorio 1565 Basilica Cosma e Damiano Basilica Constantini Pirro Ligorio 1565ca. Basilica Cosma e Damiano (vestibolo) Tempio di Augusto e di Roma Pirro Ligorio 1565ca. Basilica Cosma e Damiano Templum Augusti et Urbis Catalogo di Rufo XII-XV? Basilica Cosma e Damiano Templum Augusti et Urbis Onofrio Panvinio 1565 Basilica Cosma e Damiano Tempio di Quirino Alessandro Donati 1638 Basilica Cosma e Damiano Tempio di Venere e Roma Giovanni Ciampini 1699 Basilica Cosma e Damiano Tempio di Remo Famiano Nardini 1660? Basilica Cosma e Damiano Tempio di Remo Ridolfino Venuti 1763 Basilica Cosma e Damiano Tempio di Remo Antonio Nibby 1838 Basilica Cosma e Damiano Tempio del Divo Romolo Luigi Canina 1834 Basilica Cosma e Damiano vestibolo Templum Urbis Romae Luigi Canina 1848 Parte posteriore della Basilica Tempio del Divo Romolo G. Battista De Rossi 1867 Basilica Cosma e Damiano vestibolo Templum Urbis Romae G. Battista De Rossi 1867 Parte posteriore della Basilica Heroon del Divo Romolo Christian Hülsen 1905 Basilica Cosma e Damiano vestibolo Templum Sacrae Urbis Christian Hülsen 1905 Parte posteriore della Basilica Heroon del Divo Romolo Henri Jordan 1884 Basilica Cosma e Damiano vestibolo Templum Sacrae Urbis Henri Jordan 1884 Parte posteriore della Basilica Heroon del Divo Romolo Rodolfo Lanciani 1882 Basilica Cosma e Damiano vestibolo Templum Sacrae Urbis Rodolfo Lanciani 1882 Parte posteriore della Basilica Precinto del Tempio dei Penati Philip B. Whitehead 1927 Parte posteriore della Basilica Tempio dei Penati Esther B. Van Deman 1922 Parte posteriore della Basilica Tempio dei Penati e di Giove Statore Filippo Coarelli 1983 Basilica Cosma e Damiano 27 Edificio cui si riferisce la citazione Basilica Cosma e Damiano Tavola II Templum Pacis Nome dato al monumento antico τέ ο Ε ή η Templum Pacis Templum Pacis Templum Pacis Templum Pacis Opera Pacis Templum Pacis Templum Pacis τ Ε ή η Pacis delubrum Ε ή η τέ ο Ε η αῖο Ε ή η τέ ο Fonte Giuseppe Flavio Stazio Plinio il Vecchio Marziale Giovenale Plinio il Vecchio Svetonio Gellio Pausania Galeno Cassio Dione Cassio Dione Erodiano Anno - Periodo 75-79 80-96 75 – 79 80 ca. 75 - 127 75 – 79 75 - 126 169 ca. 170 – 180 191 –201 Post 229 Post 229 238– 250 Edificio cui si riferisce la citazione Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Ε ή η τέ Tolomeo Chenno I-II secolo? Tempio della Pace Aedes Pacis Templum Pacis Forum Pacis Forum Vespasiani Forum Pacis Φ ο Ε ή η Templum Pacis (et Latonae) Templum Pacis (et Latonae) Templum Pacis (et Latonae) Templum Pacis Templum Pacis Templum Pacis Templum Pacis Templum Pacis Templum Pacis Templum Pacis Templum Pacis Templum Pacis Tempio dell’Eternità Templum Pacis Templum Pacis Templum Pacis Templum Pacis Aurelio Vittore Trebellio Pollione Ammiano Marcellino Q. Aurelio Simmaco Marcellino Conte Procopio di Cesarea Mirabilia Urbis Romae Graphia Aurae urbis Romae Le Miracole de Rome Martino Polono Giovanni Dondi Francesco Petrarca Anonimo Magliabechiano Poggio Bracciolini L. B. Alberti G. Rucellai Pomponio Leto Flavio Biondo Nikolaus Muffel Bernardo Rucellai Francesco Albertini Andrea Palladio Bernardo Gamucci 360 ca. ? 395ca. 419 474 ? - 534ca 551 1140 ca. XII secolo XIII secolo XIII secolo 1375 1361 1411 1435 1450 1457 1479 1446 1460 ca. 1505 ca. 1510 ca. 1570 1565 Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace Tempio della Pace? Tempio della Pace? Tempio della Pace? Tempio della Pace? Basilica Nova? Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Templum Urbis Romae Onofrio Panvinio 1565 Tablinium Domus Aurea Templum Pacis G. Battista Piranesi Antonio Nibby 1756 1819 Templum Pacis Luigi Canina 1831 Templum Pacis e Templum Sacrae Urbis G. Battista De Rossi 1867 Templum Pacis e Templum Sacrae Urbis Henri Jordan 1874 Templum Pacis e Templum Sacrae Urbis Rodolfo Lanciani 1882 Templum Pacis Christian Hülsen 1905 Templum dei Penati Esther B. Van Deman 1922 Tempio dei Penati (Precintus) P. Barrow Whitehead 1927 Tempio c.d. di Romolo e parte del T. Pacis Basilica Nova Tempio della Pace (posizione ancora non individuata) Tempio della Pace (posizione ancora non individuata) Tempio c.d. di Romolo e parte del T. Pacis Tempio c.d. di Romolo e parte del T. Pacis Tempio c.d. di Romolo e parte del T. Pacis Tempio c.d. di Romolo e parte del T. Pacis Tempio c.d. di Romolo e parte del T. Pacis Tempio c.d. di Romolo e parte del T. Pacis Templum Pacis A. M. Colini 1935 ο 28 Tempio della Pace. Individuata la posizione Tavola III Basilica Nova Nome dato al monumento antico Fonte Anno- Periodo Edificio cui si riferisce la citazione Basilica Constantiniana Cronografo dell’anno 354 354 Basilica Nova Basilica Constantiniana Basilica Notitia Aurelio Vittore III-IV secolo 360 ca. Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Curiosum III-IV secolo Basilica Nova Basilica Constantini Polemio Silvio 449 Basilica Nova Palatium Neronis Anonimo di Einsiedeln VIII secolo Basilica Nova Templum Romuli Giovanni Diacono Ante 882 Basilica Nova Templum Romuli Domus Noba Atti del Martire Pigmenio Archivio S. Maria Nova 852 ca. 1039-1052 Basilica Nova Basilica Nova Palatium Romulianum ? Mirabilia Urbis Romae 1140 Basilica Nova Templum Romuli Templum Romuli Templum Romuli 1140 1139 1140 ca. Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Templum Romuli Templum Romuli Templum Romuli Palacium Pacis Palatium Romuli Mirabilia Urbis Romae Bolla di Papa Innocenzo II Benedetto Canonico, Liber Politicus Graphia Aurae Urbis Romae Le Miracole de Roma Martino Polono Martino Polono Card. Nicolàs Rosell XII secolo XIII sec. XIII sec. XIII sec. 1360 Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Templum Pacis Anonimo Magliabechiano 1410 Basilica Nova Templum Pacis Templum Pacis Poggio Bracciolini Flavio Biondo 1435 1446 Basilica Nova Basilica Nova Templum Pacis Leon Battista Alberti 1450 Basilica Nova Tempio della Pace Andrea Fulvio 1527 Basilica Nova Templum Pacis Templum Pacis Tempio dell’Eternità Giovanni Rucellai Pomponio Leto Nikolaus Muffel 1457 1479 1460 ca. Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Templum Pacis Templum Pacis Tempio della Pace Templum Pacis Templum Pacis Tablinium Domus Aurea Bernardo Rucellai Francesco Albertini Andrea Palladio Bernardo Gamucci Alessandro Donati Giovanni B. Piranesi 1505 1510 ca. 1570 1565 1638 1756 Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica Nova Basilica di Costantino Antonio Nibby 1818 Basilica Nova Templum Urbis (all’epoca di Atalarico) Templum Romuli (in epoca medioevale) Luis Duchesne Christian Hülsen 1886 1905 Basilica Nova Basilica Nova Templum urbis Romae (in epoca tardo antica) Platner Ashby 1929 Basilica Nova 29 Tavola IV Tempio di Venere e Roma Nome dato al monumento antico τ τ π ω Τύχῃ αοῦ τοῦ τ Ἀφ ο τη τ τ Ῥώ η αοῦ Templum Romae et Veneris Templum Romae et Veneris Templum Romae Urbis Fanum Templum Romae Templum Urbis Romae Templum Urbis Templum Urbis Delubrum Romae sive Templa Urbis Venerisque Templum Romae et Veneris nunc Templum Urbis Templum Urbis Romae Templum Urbis Romae Templum Urbis Romae Templum Romae Templum Romae Palatium Traiani Templum Romuli Templum Romuleum Palatium Romuli Templum Romae et Veniris Palatium Romulis Templum Romae et Veniris Templum Romuli Templum Romuli Templum Romuli Templum Romae vel Romulis Fonte Ateneo di Naucrati Cassio Dione Notitia San Gerolamo Cronichon 354 Aurelio Vittore Curiosum Servio Elio Sparziano Ammiano Marcellino Prudenzio Anno-Periodo Fine II secolo Post 229 III – IV secolo 380 ca. 354 360 ca. III – IV secolo Fine IV secolo- inizi V ? 395ca 402 ca. Edificio cui si riferisce la citazione Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Cassiodoro 523-533 Tempio di Venere e Roma Liber Pontificalis Acta Sanctorum Liber Pontificalis Liber Pontificalis Liber Pontificalis Anonimo di Einsiedeln Giovanni Diacono Archivio di S. Maria Nova Pianta di Roma di A. G. Gfroerer Mariano Scotto Archivio di S. Maria Nova Mariano Scotto Graphia Aureae Urbis Mirabilia Urbis Romae Pietro Mallio Liber Pontificalis Cod. Vat. Lat. 3762 Mirabilia Urbis Romae Mirabilia Urbis Romae Graphia Aureae Urbis Romae Graphia Aureae Urbis Romae Le Miracole de Roma VI secolo (Felice IV) IV-VIII secolo 532 ca. (Felice IV) Post 638 ca. (Onorio I) Post 767 ca. (Paolo I) VIII secolo Ante 882 982 IX –X secolo 1028 – 1082 ca 982-1042 XI secolo XII secolo 1141 1181 ca. XII secolo Tempio di Venere e Roma? Basilica? Tempio di Venere e Roma Basilica? Tempio di Venere e Roma? Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Basilica? Tempio di Venere e Roma? Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma 1141 1141 XII secolo XII secolo XIII secolo Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Nicolas Rosell Nicolas Rosell Francesco Petrarca Anonimo Magliabechiano 1360 ca. 1360 ca. 1361 1410 Templa Pacis et Concordiae Anonimo Magliabechiano 1410 Aedes Pietatis et Concordiae Aedes Castoris et Pollucis Anonimo Magliabechiano Poggio Bracciolini 1410 1435 Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma? Tempio di Venere e Roma? Basilica? Tempio di Venere e Roma? Basilica? Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Templum Aesculapii et Concordiae Templum Romuli Thermae Titi Vespasiani Tempio della Concordia e della Pietà Tempio di Castore e Polluce Templum Aesculapii et Concordiae Tempio di Iside e Serapide Templum Solis et Lunae Templum Solis et Lunae Templum Solis et Lunae Templum Solis et Lunae Templum Solis et Lunae Templum Solis et Lunae Templum Solis et Lunae Del Sole e della Luna ouero di Chastore e Polluce Templum Solis et Lunae Templum Solis et Lunae Templum Solis et Lunae, Aesculapii, Victoria et Apollinis Tempio di Iside e Serapide Tempio di Iside e Serapide Pomponio Leto Maffeo Vegio Biondo Flavio John Capgrave Nikolaus Muffel Francesco Albertini Andra Fulvio Pirro Ligorio Francesco da Sangallo Bartolomeo Marliani Gobbo da Sangallo Andrea Palladio Pianta di Roma di L. Bufalini Pianta di Roma di S. Du Perac Gobbo da Sangallo 1479 1456 ca. 1446 1452 ca. Ante 1469 1510 ca. 1527 1553 XVI secolo 1544 XVI secolo 1570 XVI secolo XVI secolo XVI secolo Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Pianta di Roma di G. Lauro Pianta di Roma di F. De Paoli Pianta di Roma di M. Gr. De Rossi Piante di Roma di G.B. Falda Piante di Roma di G. de la Feille e Piante di Roma di A. Barbey Famiano Nardini XVII secolo XVII secolo XVII secolo Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma XVII secolo XVII secolo Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma XVII secolo 1660 ca. Tempio di Venere e Roma Tempio di Venere e Roma Aedes Pietatis et Concordiae Palatium Romulianum Aedes Pietatis et Concordiae Palatio Romuli Templum Concordiae et templum Pietatis Palatio Romuli Aedes Pietatis et Concordiae Fortunae domus (et) templum Pacis Palatium Romuli Tempio di Iside e Serapide Tempio di Venere e Roma 30 Elenco delle abbreviazioni bibliografiche: Albertson 1987: AJA: Amici 2005: AnnInst: ArcStPatria: Aurelio Vittore: Bedouelle 1993: Becker; Marquardt 1843: Bellardini; Delogu 2003: Bianchi 1999: Biasotti; Whitehead 1924: Biondo 1542: Bird 1994: Bloch 1984: Brezzi 1947: BullCom: BullArchCrist: Canina 1834: Canina 1841: Canina 1845: Canina 1848: Canina 1850: Canina 1853: Carettoni; Colini; Cozza: Gatti 1960: Carson 1967: Carson 1965: Castagnoli 1947: Castagnoli; Cozza 1956-58: Albertson F. C. - An Augustan Temple Represented on a Historical Relief Dating to the Time of Claudius, in AJA Vol. 91, n. 3, 1987, pp. 441- 458. American Journal of Archaeology. 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