PREMESSA
Editare documenti, come ogni qualsivoglia altro lavoro di ricerca, è attività che richiede pazienza, cura, competenze e conoscenze.
Di alcune ero – seppure parzialmente – in possesso, altre le ho
acquisite. E in questo lungo e sofferto, ma allo stesso tempo, affascinante ed avvincente, percorso di acquisizione, ho fatto, com’è ovvio,
nuove esperienze; soprattutto, ho conosciuto persone nuove. Ma ho
continuato anche la frequentazione di vecchie conoscenze. Tutte, in
vario modo, sono state fondamentali per la realizzazione di questo
volume, e di tutte ho avuto modo di sperimentare o vedere confermate e, soprattutto, di apprezzare, la gentilezza e l’estrema disponibilità.
Attilio Bartoli Langeli è maestro che ho ringraziato pubblicamente decine di volte ma cui continuo ad essere inadeguatamente
grata, oltreché per la sapienza ‘paleografica e diplomatistica’ (che è
poi, in lui, sapienza lato sensu), per l’affetto, la pazienza, l’umanità.
Ad Antonio Ciaralli sono riconoscente per i consigli sapienti e i
suggerimenti estremamente precisi e puntuali – manco a dirlo –, ma
soprattutto per l’amicizia che non si stanca di dimostrarmi.
All’interessamento di Antonio Rigon devo una parte importante
della realizzazione delle condizioni di fattibilità materiale del presente volume ma a lui personalmente devo, ben di più, un rapporto
ormai più che decennale di guida ed affetto.
Ma riconoscenza sincera devo anche alle nuove conoscenze,
ovvero ai miei preziosi mentori veronesi: Andrea Castagnetti ha
voluto onorarmi della Sua presentazione ma prima di tutto ha avuto
per me generosità, cortesia, sapienza e, non ultima, comprensione;
X
MARTINA CAMELI
Gian Maria Varanini, oltre ad essermi stato largo di aiuto con ripetute letture puntuali e correzione sempre attenta, mi ha liberaliter
messo a disposizione una quantità di dati e conoscenze cui non avrei
saputo altrimenti attingere, ma soprattutto mi ha dato prova di
un’immeritata disponibilità e di un sostegno totale.
Consigli puntuali su alcune questioni o realtà locali devo ad
Attilio Stella mentre ad Alfredo Tuzi, Responsabile Sale di Studio
dell’Archivio Segreto Vaticano, sono grata per l’indulgenza e l’agio
che mi fornito nella consultazione delle pergamene.
Un ultimo, sincero ringraziamento desidero rivolgere ad Isa Lori
Sanfilippo per l’impareggiabile lavoro di revisione e la cura redazionale, ma soprattutto per l’accoglimento e la benevolenza che mi ha
dimostrato.
Martina Cameli
ANDREA CASTAGNETTI
ATTRAVERSO I DOCUMENTI
DI S. GIORGIO IN BRAIDA. II (1166-1175)
1. Premessa
L’edizione presente dei documenti della chiesa di S. Giorgio in
Braida1, che concerne gli anni 1166-1175, segue quella di Antonio
Ciaralli per gli anni 1151-11652, entrambe inserite in un progetto di
edizione elaborato da un decennio3.
Martina Cameli, curatrice di questo secondo volume, ha profuso un impegno assai notevole nell’edizione, non solo mostrando di
possedere ottimamente gli strumenti del mestiere ecdotico, ma
anche elaborando ampie e complesse note storiche introduttive ai
singoli documenti, che informano su attori, destinatari, testimoni e
contenuti, utilizzando la documentazione coeva e la letteratura specifica, sull’esempio e sulla scorta, spesso, delle note introduttive ai
documenti nel volume precedente edito da Antonio Ciaralli.
1 Per informazioni sull’archivio, sulla bibliografia e sulle edizioni precedenti v.
l’Introduzione di Martina Cameli, infra.
2 A. Ciaralli, I documenti di S. Giorgio in Braida di Verona (1151-1165), Roma
2013 (Regesta Chartarum, 57).
3 A. Castagnetti, Attraverso i documenti di S. Giorgio in Braida. I (1151-1165),
ibid., p. XVI. L’acquisizione della riproduzione digitale delle pergamene, fino al
secolo XIII inoltrato, dell’archivio di S. Giorgio in Braida, conservato nell’Archivio
Segreto Vaticano, Fondo Veneto I, è stata finanziata con i fondi attribuiti dal MIUR
al progetto di ricerca di Castagnetti e Ciaralli «Società e istituzioni a Verona nella
documentazione inedita».
XII
ANDREA CASTAGNETTI
Mi perdonino l’editrice e il lettore se questa introduzione si sofferma solo sugli aspetti storici e più sugli aspetti sociali. Per tracciare profili di persone e famiglie, nei miei studi precedenti sulla società veronese della prima età comunale ho utilizzato anche la documentazione di S. Giorgio in Braida, compresa quella del decennio
qui edita; ma lo spoglio è stato parziale, per le difficoltà pratiche di
attuarne uno completo. La lacuna ora si viene progressivamente colmando con l’edizione dei documenti del fondo archivistico, così che
è possibile procedere a conferme e conoscenze ulteriori sulla scorta
di nuova documentazione.
Fra le molte opportunità di ricerca offerte per approfondire la
conoscenza della società veronese della prima età comunale, ho scelto di illustrare i nuovi dati sulle magistrature cittadine e sulle famiglie dominanti: famiglie di conti e di capitanei, di milites cittadini e
rurali; l’attribuzione dell’appellativo dominus a singole persone;
l’identificazione, infine, del dominus Tomasino.
2. Le vicende politiche
La documentazione edita da Martina Cameli4 concerne quasi
tutto il periodo del conflitto del comune veronese, con gli altri
comuni, contro Federico I, che iniziò due anni prima, nel 1164, e si
concluse un anno dopo, nel 1176, con la sconfitta imperiale di
Legnano.
Dopo la resa e la distruzione nel 1162 di Milano5, Federico I si
apprestava a governare incontrastato, ma presto la situazione politica divenne a lui nuovamente avversa. Si sollevarono per prime nella
primavera del 1164 le città della Marca Veronese, per riacquistare
l’autonomia amministrativa e politica e sottrarsi alle gravi esazioni
fiscali compiute dai funzionari imperiali: furono anche sollecitate e
aiutate con somme ingenti di denaro da Venezia, ostile alla costituzione nella Marca di un forte potere quanto favorevole all’autonomia politica delle città.
Sono note le vicende del conflitto tra i comuni cittadini e l’impe-
4 Le citazioni dei documenti editi infra sono in forma abbreviata: doc. e numero.
5 P. Lamma, I comuni italiani e la vita europea (1122-1220), Torino 1965 (Storia
d’Italia coordinata da N. Valeri, I), pp. 277-454: 353-355.
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XIII
ratore, con la costituzione della Lega Veronese e poi della Lega
Lombarda, le discese imperiali, la sconfitta a Legnano del 1176 e la
tregua di Venezia del 1177, nelle quali vicende Verona ebbe un
ruolo attivo e, a volte, decisivo6.
3. Le magistrature del comune cittadino
In tre dei nostri documenti sono presenti o viene fatto riferimento alle magistrature cittadine, podestà e consoli. Le attestazioni permettono di integrare gli elenchi delle magistrature veronesi per il
periodo 1169-1174, elaborati da Luigi Simeoni7 e Vittorio Fainelli8,
e di ampliare la conoscenza della società coeva, con i nomi degli
attori, destinatari e testi presenti in questi atti pubblici o di interesse pubblico.
Il primo documento fa riferimento alla podesteria del conte
Bonifacio, la cui magistratura era conosciuta solo da un documento
del gennaio 11699. Nell’ottobre dello stesso anno10 Bicio, inviato dal
podestà conte Bonifacio, preleva dalla chiesa di S. Giorgio un sacco
di denari per la somma di novantaquattro libbre, ivi depositato da
delegati del comune di Roverchiara per il pagamento di un debito a
certo Armanno, che non abbiamo identificato fra i vari Armanno
della documentazione coeva. Il deposito della somma presso la chiesa e il prelievo ad opera di un inviato del podestà erano dovuti probabilmente ad azioni precedenti concernenti il debito, azioni che
avevano richiesto l’intervento degli ufficiali pubblici.
6 Per le vicende di Verona nel conflitto v. F. Opll, Verona e l’Impero all’epoca
di Federico Barbarossa. La formazione del comune e le vicende relative all’Impero, in
Verona dalla caduta dei Carolingi al libero comune, Verona 1987, pp. 29-60: 44-49,
e A. Castagnetti, Le città della Marca Veronese, Verona 1991, pp. 167-169.
7 L. Simeoni, Il comune veronese sino ad Ezzelino e il suo primo statuto,
«Miscellanea di storia veneta», ser. III, 15 (1922), poi in «Studi storici veronesi», 10
(1959), pp. 5-129: 107.
8 V. Fainelli, Consoli podestà e giudici di Verona fino alla pace di Costanza, «Atti
dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti», 114 (1955-1956), pp. 217-253: 242247.
9 L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, IV, Mediolani 1741, col. 69,
doc. 1169 gennaio 10, «in domo comitis Bonifacii potestatis Verone», con un errore nell’indicazione del giorno della settimana.
10 Doc. 54.
XIV
ANDREA CASTAGNETTI
Il conte Bonifacio, il quarto della famiglia11, era ancora minorenne nel 115212, quando agivano come suoi tutori Alberto Tenca, rettore dei Veronesi, e il civis Eliazario13; nel 116014, uscito di minorità, aveva assistito, durante l’assedio posto delle truppe imperiali a
Crema, ad un’investitura concessa nel 1160 dal duca Guelfo VI ai
marchesi estensi ed aveva anche prestato giuramento a garanzia che
i marchesi avrebbero corrisposto la somma pattuita15.
Di Bicio – Bicius, Biçus, Bizus, Biço, Bizo – abbiamo rintracciato
alcuni documenti che lo vedono partecipe di atti rilevanti ed anche
magistrato del comune. Egli è fra i numerosi testi – ne ritroveremo
altri nel prosieguo – che assistono nel 1154 all’investitura feudale
con cui il duca Enrico il Leone, che accompagnava Federico I nella
sua prima discesa nel Regno Italico, stando presso Povegliano, investì, ricevendo quattrocento marche d’argento, i quattro figli del marchese Folco I – d’Este – dei beni spettanti ai Guelfi16. Pochi anni
11 A. Castagnetti, Le due famiglie comitali veronesi: i San Bonifacio e i
Gandolfingi-di Palazzo (secoli X-inizio XIII), in Studi sul Medioevo veneto, cur. G.
Cracco, Torino 1981, pp. 43-93: 78.
12 V. Cavallari, Ricerche sul conte cittadino e sulle origini delle autonomie,
Verona 1971, pp. 225-227, doc. 1152 giugno 23, Verona; ma si corregga il titolo di
consul attribuito ad Eliazario in civis, secondo quanto è segnalato da A. Castagnetti,
‘Ut nullus incipiat hedificare forticiam’. Comune veronese e signorie rurali nell’età di
Federico I, Verona 1984, p. 96, nota 81.
13 Cfr. sotto, testo corrispondente (= t. c.) alle note 37-43.
14 L.A. Muratori, Delle antichità estensi ed italiane, I, Modena 1717, p. 343,
doc. 1160 gennaio 6, presso Crema, «in castris ducis» ovvero nell’accampamento
del duca Guelfo VI; A. Gloria, Codice diplomatico padovano dall’anno 1101 alla pace
di Costanza (25 giugno 1183), II, Venezia 1881, n. 710, con data 1159; reg. J. F.
Böhmer, Regesta imperii. IV/2. Die Regesten des Kaiserreiches unter Friedrich I., II,
ed. F. Opll, Wien - Köln 1991, n. 798.
15 Per questa investitura e per quella del 1154, citata sotto, nota 16, v. K.
Baaken, Zwischen Augsburg und Venedig. Versuche der Welfen zur Sicherung von
Herrschaft und Profit, in König Kirche Adel. Herrschaftsstrukturen im mittleren
Alpenraum und angrenzenden Gebieten (6.-13. Jahrhundert), cur. R. Loose - S.
Lorenz, Lana (Bolzano) 1999, pp. 207-228: 221-222, e A. Castagnetti, Guelfi ed
Estensi nei secoli XI e XII. Contributo allo studio dei rapporti fra nobiltà teutonica ed
italica, in Formazione e strutture dei ceti dominanti nel Medioevo: marchesi conti e
visconti nel Regno Italico (secc. IX-XII), III, cur. A. Spicciani, Roma 2003 (Nuovi
Studi storici, 56), pp. 41-102: 98.
16 Die Urkunden Heinrichs des Löwen Herzogs von Sachsen und Bayern, ed. K.
Jordan, I, Stuttgart 1949 (M.G.H.), n. 30, 1154 ottobre 27, presso Povegliano
(Verona), nel campo di Federico I. Cfr. Jordan, Enrico il Leone e la Lega Lombarda
nella politica di Federico Barbarossa, in Popolo e stato in Italia nell’età di Federico
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ENNSSJNNTRF
XV
dopo, nel 1159, assiste, fra i molti boni homines presenti, che seguono i molti ecclesiastici, all’atto con cui il vescovo Ognibene, esperite
le testimonianze, emette sentenza a favore dell’ospedale della Pietà
contro il monastero dei Ss. Nazaro e Celso nella controversia concernente la chiesa del Santo Sepolcro17. Nel 1181 è console del
comune18. Nel 1184, infine, è presente alla seduta finale del consiglio del comune, nella quale i consoli emanano alcune norme relative al teloneo delle porte e del mercato19.
Fra i testi all’atto del 1169 compaiono Adelardo de Castello e
Marchesio da Monzambano. Di Adelardo figlio di Raimondo di
Castello20 conosciamo da un atto del 116121 che la figlia Garscendina
ha sposato Guibertino, figlio di Giselberto de Carcere, futuro podestà
di Verona nei primi anni Settanta22. La seconda fase dell’atto si svolge nella casa, situata nel castrum, di Adelardino di Castello, che va
distinto dunque da Adelardo: Adelardino nel 1151 era stato presente, con Raimondo di Castello ed altri, ad una sentenza di Alberto
Tenca, rettore dei Veronesi23; nel 1154 aveva assistito all’investitura
feudale ai marchesi d’Este da parte del duca Enrico il Leone24.
Adelardo di Raimondo torna nella nostra documentazione quale teste
nel 1173 ad un atto del vescovo Ognibene e del dominus Tomasino,
sul quale appresso ci soffermiamo25. Nello stesso anno è testimone ad
un’investitura di feudo effettuata dalla badessa di S. Michele in
Barbarossa, Torino 1970, pp. 210-220: 212 e 214, e Jordan, Heinrich der Löwe. Eine
Biographie, München 1979, p. 54.
17 G.B. Biancolini, Notizie storiche delle chiese di Verona, II, Verona 1759, pp.
574-576, doc. 1159 giugno 28, Verona.
18 G.B. Verci, Storia degli Ecelini, III, Codice diplomatico eceliniano, Bassano
1779, n. 44, 1181 gennaio 20, Verona.
19 C. Cipolla, Verona e la guerra contro Federico Barbarossa, «Nuovo archivio
veneto», 10 (1895), poi in Scritti di Carlo Cipolla, II, Verona 1978, pp. 309-386: 359,
nota 117, doc. 1184 febbraio 3, Verona.
20 A. Castagnetti, La società veronese nel Medioevo. II. Ceti e famiglie dominanti nella prima età comunale, Verona 1987, pp. 41-42.
21 Archivio di Stato di Verona (= ASVr), S. Anastasia, perg. 26, 1161 dicembre
30, Verona.
22 Castagnetti, La società veronese cit., p. 60.
23 L. Simeoni, Le origini del Comune di Verona, «Nuovo Archivio Veneto», n.
ser., 13 (1913), poi in «Studi storici veronesi», 8-9 (1957-1958), pp. 87-190: 167-168,
nota 56, doc. 1151 dicembre 13, in casa di Alberto Tenca, edizione per estratto.
24 Doc. del 1154, citato sopra, nota 16.
25 Doc. 123. Cfr. sotto, par. 7.
XVI
ANDREA CASTAGNETTI
Campagna26: nel decennio seguente l’ufficio feudale dell’avvocazia
per il monastero è tenuto da due figli di Adelardo27, ufficio già di
Raimondo28. Scompare prima del 117929.
Marchesio da Monzambano, teste all’atto del 1169, appartiene
ad una famiglia, della quale ancora poco conosciamo30. Potrebbe
essere identificato con un Marchesino da Monzambano che nel
116531 assiste in Parona, con altri eminenti cittadini veronesi, all’ordine che Gerardo, abate del monastero di S. Zeno, rivolge agli uomini di Parona affinché siano soggetti a Giacomo di Giovanni
Monticolo32, già investito in feudo della curia di Parona33. I due atti
si inserivano nella politica di apprestamento difensivo contro una
nuova discesa dell’imperatore Federico I lungo la via dell’Adige34.
Nell’aprile 117435 una controversia fra S. Giorgio in Braida e
Nerbotto, risolta per arbitrato dal causidico Guido de Regasta, si
svolge nella casa di Guibertino, podestà di Verona. Nerbotto va
identificato con l’omonimo figlio del fu Raimondo Tramanale di
Castello di Verona, che nel 1156 aveva ricevuto in feudo da S.
Giorgio alcuni dei beni oggetto della lite36; a questo documento
viene fatto riferimento nell’atto del 1174, quando Nerboto afferma
26 ASVr, S. Michele in Campagna, perg. 52, 1173 maggio 28, monastero di S.
Michele, Verona.
27 Castagnetti, La società veronese cit., p. 42.
28 ASVr, S. Michele in Campagna, perg. 43, 1166 dicembre 26, monastero di S.
Michele, Verona.
29 Nel 1179 sono menzionati i figli del defunto Adelardo di Castello: Città del
Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, Fondo Veneto I (=FV), perg. 6561, 1179
marzo 11, nel castello (Verona); Biancolini, Notizie storiche cit., V/1, Verona 1765,
p. 182, n. 73, 1180 marzo 11, s. l.
30 V. i riferimenti documentari e bibliografici nell’introduzione al documento
edito in Ciaralli, I documenti cit., n. 88, 1161 maggio 16, in casa di Enrico da
Monzambano.
31 A. Castagnetti, La Valpolicella dall’alto medioevo all’età comunale, Verona
1984, app., n. 24, 1165 ottobre 3, Parona, chiesa di S. Crescenciano.
32 Sulla famiglia dei Monticoli v. sotto, t. c. alle note 57-60.
33 Castagnetti, La Valpolicella cit., app., n. 23, 1165 ottobre 1, Verona, chiesa
di S. Pietro in Monastero.
34 Ibid., pp. 96-97. Non osta alla possibile identificazione la forma diminutiva
del nome, poiché non mancano esempi di uso delle due forme dello stesso nome
per una medesima persona, chiamata con il nome al diminutivo in un primo periodo, probabilmente per la presenza nella famiglia di una persona più anziana dello
stesso nome, e poi con il nome al positivo in un periodo successivo.
35 Doc. 140.
36 Ciaralli, I documenti cit., n. 33, 1156 marzo 19, Verona.
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XVII
che la transactio del 1156 era avvenuta al cospetto del dominus
Liazario ovvero di Eliazario, come effettivamente prova il documento relativo, rogato «in casa domini Eliazari et in eius presentia».
Abbiamo già incontrato Liazario/Eliazario: civis e tutore, con
Alberto Tenca rettore, del conte Bonifacio IV minorenne37. Egli deteneva i diritti pubblici sui ministeria/misteria ovvero sulle corporazioni o arti e i loro ufficiali, i gastaldii, diritti ancora riconosciuti ai figli di
Alberico de Liazario da una posta degli statuti cittadini del 122838.
L’abitazione di Eliazario doveva apparire come un ‘luogo pubblico’,
poiché già nel 114439 nella sua abitazione e in sua presenza era stata
rogata una locazione concessa da Uberto da Lendinara40. Eliazario è
uno dei primi consoli noti del comune veronese, attestati nel 113641;
vassallo della chiesa vescovile e del capitolo dei canonici, è nel contempo un violento usurpatore dei beni ecclesiastici, secondo un
costume, del resto, antico42: in alcune lettere degli anni 1146-1147
indirizzate dal pontefice Eugenio III ai canonici veronesi43, egli è
additato quale uno dei maggiori fra i colpevoli di violenze e usurpazioni di beni e diritti del capitolo.
Il causidico Guido di Regasta è giudice del podestà: nel 1179 di
Guibertino di Carcere44; nel 118245 e nel 118346 del conte Sauro; è
presente in casa di Tomasino47, quando viene riunita la curia dei vas37
38
Cfr. sopra, t. c. nota 12.
B. Campagnola, Liber iuris civilis urbis Veronae, Verona 1728, pp. 147-148,
posta 193.
39 A. Rossi Saccomani, Le carte dei lebbrosi di Verona tra XII e XIII secolo,
Padova 1989, n. 5, 1144 settembre 23, nella casa di Eliazario.
40 Sulla famiglia capitaneale dei da Lendinara v. A. Castagnetti, Da Verona a
Ravenna per Vicenza, Padova, Trento e Ferrara, in La vassallità maggiore del Regno
Italico. I ‘capitanei’ nei secoli XI-XII, cur. A. Castagnetti, Roma 2001, pp. 345-491:
357-361.
41 Castagnetti, ‘Ut nullus’ cit., app., n. 1, 1136 giugno 30, Verona.
42 Sia sufficiente l’esempio del marchese Bonifacio di Canossa: V. Fumagalli,
Terra e società nell’Italia padana. I secoli IX e X, Torino 1976, pp. 45-46.
43 P.F. Kehr, Italia pontificia. VII. Venetiae et Histria, I, Berolini 1923, pp. 236238, nn. 15, 18, 20.
44 Castagnetti, La società veronese cit., app. n. 7, 1179 gennaio 7, Verona = E.
Lanza, Le carte del capitolo della cattedrale di Verona. II (1151-1183), Roma 2006,
n. 81.
45 J. Ficker, Forschungen zur Reichs- und Rechtsgeschichte Italiens, IV,
Innsbruck 1874, n. 152, 1182 aprile 14, Verona; Lanza, Le carte cit., II, n. 109, 1182
agosto 4,Verona.
46 Ibid., n. 115, 1183 gennaio 31, Verona; n. 118, 1183 giugno 30, Verona.
47 Per Tomasino v. sotto, par. 7.
XVIII
ANDREA CASTAGNETTI
salli per gli atti di un processo del 118048; assiste nel 1186 ad una
controversia che interessa il monastero di S. Zeno49. Guido, con altri
due causidici, il magister Ottone di Capra e Guidotto, viene investito dall’abate di S. Zeno di un terreno di superficie imprecisata, posto
presso la riva del Fibbio dal ponte di San Martino Buonalbergo in
avanti, adatto all’edificazione di un edificio, di mulini e di folloni;
del reddito ricavato, definito nel documento lucrum, doveva essere
corrisposta la decima ecclesiastica alla chiesa di S. Martino, soggetta al monastero50.
Il terzo documento, posteriore di pochi mesi, mostra il ritorno
della magistratura consolare. Nell’agosto 117451 una controversia
per beni nel territorio di San Floriano, in Valpolicella, fra Alberto di
Bocasio52 e Clariana del fu Aldo di Chiavica, si svolge al cospetto dei
consoli Ottone di Capra e Guido di Giovanni Monticolo.
Ottone Capra è nel consiglio del comune del 118453; nel 1192
assiste alla stipulazione di un trattato fra Verona e Venezia, già inviato dal comune veronese, con altri magistrati, fra cui i consoli dei
mercanti, a Venezia per le trattative preliminari54. Egli può essere
identificato con Ottolino di Capra che nel 1187 è giudice eletto
quale arbitro di una lite per decime che coinvolge il monastero di S.
Silvestro55. Ancor prima Ottolino è uno dei quattro figli di Capra,
che nel 1166 parteciparono ad una complessa transazione concernente il riscatto di un censo annuale da parte della pieve di Negrar,
transazione che coinvolse anche il feudo che i figli di Capra detene-
48 A. Castagnetti, Comitato di Garda, Impero, duchi Guelfi, cittadini e comune
di Verona da Lotario III ad Enrico VI, Verona, 2002, app., n. 7, 1180 dicembre 12 e
31, Verona.
49 ASVr, Ospitale civico, perg. 132, 1186 novembre 20, Verona.
50 Ibid., perg. 116a, 1180 maggio 25, e 116 b, 1180 giugno 7, Verona. Cfr. A.
Castagnetti, Mercanti, società e politica nella Marca Veronese-Trevigiana (secoli XIXIV), Verona 1990, p. 64.
51 Doc. 146.
52 Su Alberto di Bocasio v. sotto, t. c. note 166-168.
53 C. Cipolla, I primi accenni alla organizzazione comunale in un piccolo villaggio presso Cologna Veneta: dalla pace di Venezia a quella di Costanza, in Miscellanea
di studi storici in onore di G. Sforza, Torino 1912, poi in Scritti di Carlo Cipolla cit.,
II, pp. 475-514: 497-498, doc. 1184 giugno 3, Sabbion.
54 C. Cipolla, Trattati commerciali e politici del secolo XII, inediti o imperfettamente noti, «Nuovo archivio veneto», 15 (1898), poi in Scritti di Carlo Cipolla cit.,
II, pp. 563-617, n. 3, 1192 settembre 21, Verona.
55 ASVr, S. Silvestro, perg. 44, 1187 luglio 16, (Verona).
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XIX
vano dalla chiesa vescovile56. Dell’investitura ricevuta nel 1180 con
altri due causidici dall’abate di S. Zeno abbiamo detto poco sopra.
Guido, figlio di Giovanni Monticolo – il padre è detto mercante
«ricchissimo» in un documento del 113657 –, è nuovamente console
nel 118158. Dal mercante Giovanni Monticolo prende nome la famiglia59 che sarà solo nel secolo seguente conosciuta come de
Monticulis60.
Dei tre documenti esaminati il primo permette di confermare la
podesteria del conte Bonifacio nel 1169. I due documenti del 1174,
mentre integrano per questo anno l’assenza di nomi dagli elenchi di
Simeoni61 e di Fainelli62, permettono di estendere al primo semestre
del 1174 la magistratura podestarile di Guibertino di Carcere e di
constatare nel secondo semestre l’avvicendarsi del consolato alla
podesteria.
4. Le famiglie dominanti (1171)
Per la società veronese, come per quelle di altri comuni cittadini, la documentazione disponibile non offre, in genere, molte possibilità di conoscere i protagonisti locali del conflitto, se non per alcuni episodi salienti ricordati, in genere, dalle cronache o menzionati
nei diplomi imperiali. I nomi di alcuni di loro possono essere tratti
dalle magistrature – consoli e podestà dei comuni cittadini, rettori
della Lega Lombarda –, poiché per il loro stesso ufficio essi hanno
guidato i comuni nel difficile periodo. La maggior parte, se non la
56 L. Simeoni, La carta lapidaria del campanile di Negrar, «Nuovo archivio veneto», 9 (1899), pp. 1-14: 9-13, edizione del documento del 1166. Cfr. Castagnetti, La
Valpolicella cit., pp. 144-145.
57 ASVr, S. Maria in Organo, perg. 75, 1136 aprile 30, Verona.
58 Verci, Storia degli Ecelini, III, Codice diplomatico eceliniano cit., n. 44, 1181
gennaio 20, Verona.
59 Un profilo della famiglia si legge in Castagnetti, La società veronese cit., pp.
27-29, ripreso brevemente in Castagnetti, Mercanti, società cit., pp. 26-27.
60 I figli di Giovanni Monticolo continueranno ad essere connotati, in vari
modi, dal nome del padre: Iohannis Monticuli, de Iohanne Monticulo, de Iohanne
Monteclo e varianti. Il nome di famiglia de Monticulis, a nostra conoscenza, risulta
impiegato solo nel secolo XIII; le attestazioni precedenti provengono da documenti tràditi da copia tarde.
61 Simeoni, Il comune veronese cit., p. 107.
62 Fainelli, Consoli, podestà cit., p. 246.