PReFAce
3
studi storici sulla tarda Antichità
diretti da Domenico Vera
35
costAntino
PRimA e doPo costAntino
CONSTANTINE
BEFORE AND AFTER CONSTANTINE
a cura di
Giorgio Bonamente, noel lenski, Rita lizzi testa
e s t r at to - o f f p r i n t
Bari 2012
indice del volume
Preface
di noel lenski
Le date dei centenarî di Costantino e il personaggio
di lellia cracco Ruggini
L’«epoca» di Costantino
di Andrea Giardina
PARte PRimA
PRimA di costAntino: tetRARchiA,
tolleRAnzA, evoluzione
simon corcoran
Grappling with the Hydra: Co-ordination and Conflict in the
Management of Tetrarchic Succession
hartwin Brandt
Galerio legislatore
Rajko Bratož
Forma e contenuto della tolleranza religiosa dall’editto di Gallieno all’editto di Galerio
Arnaldo marcone
Editto di Galerio e fine delle persecuzioni
Filippo carlà
Le iconografie monetali e l’abbandono del linguaggio tetrarchico: l’evoluzionedell’autorappresentazione imperiale (306310 d.C.)
PARte secondA
il mondo di costAntino
lA conveRsione
Giorgio Bonamente
Per una cronologia della conversione di Costantino
Klaus m. Girardet
Das Jahr 311. Galerius, Konstantin und das Christentum
martin Wallraff
in quo signo vicit? Una rilettura della visione e ascesa al potere di Costantino
Giuseppe zecchini
Costantino episcopvs paganorvm?
James B. Rives
Between Orthopraxy and Orthodoxy: Constantine and Animal
Sacrifice
Bruno Bleckmann
Konstantin und die Kritik des blutigen Opfers
vincenzo Aiello
Costantino, il vescovo di Roma e lo spazio del sacro
Ramón teja
Quid episcopis cum palatio? Cuando los obispos se sentaron a
la mesa con Constantino
lA leGislAzione
lucio de Giovanni
Il diritto prima e dopo Costantino
stefano Giglio
Alcuni aspetti della legislazione di Costantino
maría victoria escribano Paño
Constantino y los escritos heréticos: antes y después en las
fuentes legislativas
Giovanni A. cecconi
Il rescritto di Spello: prospettive recenti
PoliticA, AmministRAzione, economiA
Pierfrancesco Porena
I dignitari di Costantino: dinamiche di selezione e di ascesa
durante la crisi del sistema tetrarchico
Guido clemente
Il senato e il governo dell’Impero tra IV e VI secolo: la religione e la politica
domenico vera
Costantino e il ventre di Roma: a proposito della discussa prefettura d’Africa
Pablo c. díaz
La politica di Costantino e la costruzione delle economie provinciali
PARte teRzA
doPo costAntino
RAPPResentAzione
François Paschoud
Richiamo di una verità offuscata: il secondo libro dei Maccabei quale modellodel de mortibus persecutorum di Lattanzio
valerio neri
Costantino e Licinio qeofile‹j e il problema delle edizioni
della historia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea
davide dainese
Costantino a Nicea. Tra realtà e rappresentazione letteraria
Johannes Wienand
Die Poesie des Bürgerkriegs. Das constantinische aureum saeculum in den carmina Optatians
Alessandra Bravi
L’Arco di Costantino nel suo contesto topografico
RetRosPettivA
noel lenski
Early Retrospectives on the Christian Constantine: Athanasius
and Firmicus Maternus
Rita lizzi testa
Costantino come modello nelle fonti legislative
Giulia marconi
Roma, l’Oriente scismatico e gli ariani: l’immagine di Costantino
nell’Italia ostrogota
silvia margutti
Costantino e Rea-Tyche: per una reinterpretazione di Zos. II,
31, 2-3
invenzione
Béatrice caseau
Constantin et l’encens. Constantin a-t-il procedé à une révolution liturgique?
Jean-marie salamito
Constantin vu par Augustin. Pour une relecture de civ. 5,
25
dominic moreau
et postmodvm rediens cvm gloria baptizavit constantinvm
Avgvstvm. Examen critique de la réception et de l’utilisation de
la figure de Constantin par l’église romaine durant l’Antiquité
Indice degli autori moderni
a cura di Giulia marconi e silvia margutti
PABlo C. DíAz
lA PolITICA DI CoSTANTINo
E lA CoSTRUzIoNE DEllE ECoNoMIE PRoVINCIAlI
2. l’imperatore, convinto che se avesse rinviato a più tardi l’azione, i barbari avrebbero compiuto ben presto incursioni con maggior prepotenza, dopo aver radunato da
ogni parte un gran numero di soldati ben disposti alla guerra, mosse alla spedizione,
appena iniziata la primavera, con maggiore entusiasmo a causa di una duplice considerazione: che l’esercito, appagato dal ricco bottino fatto durante la passata estate, con
la speranza di analoghi guadagni sarebbe stato incoraggiato ad ottenere risolutamente
altri successi, e che, governando allora Anatolio la prefettura dell’Illirico, affluivano
in abbondanza, senza danno di alcuno, tutti gli approvvigionamenti necessari, anche
prima del momento stabilito. 3. In realtà mai fino ad oggi, per le disposizioni di un
altro prefetto, come è ben noto, le province settentrionali hanno goduto di così floride
condizioni: infatti, per mezzo di una correzione benevola e solerte degli errori alleggerì le province dalle numerose perdite per la posta pubblica, che avevano distrutto
innumerevoli famiglie, e dal peso fiscale; quindi, placatisi i motivi di lamentele, gli abitanti di quelle regioni avrebbero vissuto senza subire danni e senza provocarne, senonché più tardi imposizioni raffinate, con titoli detestabili, esagerate capziosamente
da esattori e contribuenti, dei quali i primi si sforzavano di ottenere l’appoggio delle
autorità, i secondi speravano di poter essere sicuri solo con la diminuzione delle ricchezze di tutti, condussero fino alla proscrizione e alla impiccagione degli infelici 1.
Questa citazione di Ammiano Marcellino potrebbe essere un buon punto di partenza
per affrontare l’ipotesi che, in qualche modo, dà il titolo a questa collaborazione. Ci proponiamo di valutare se l’insieme delle riforme di Costantino, o quelle intraprese prima e
che si realizzarono con Costantino o con i suoi figli, specialmente quelle che ebbero un
chiaro carattere economico e amministrativo, poterono condizionare il nuovo orientamento delle economie provinciali 2.
Dobbiamo riconoscere che si tratta di un’ipotesi non sempre facile da valutare e da ar1
Amm. Marc. 19, 11, 2-3. Testo tratto da M. Caltabiano, Ammiano Marcellino. Storie, Milano 1989,
341-342.
2
A. Cameron, The Reign of Constantine, A.D. 306-337, in A. K. Bowman - P. Garnsey - A. Cameron
(eds.), The Cambridge Ancient History. XII. The Crisis of Empire, A.D.193-337, Cambridge 2005, 102103, ritiene che la maggior parte delle iniziative di Constantino in relazione all’esercito, all’amministrazione e alle finanze siano una continuazione di quelle intraprese da Diocleziano.
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gomentare. In una percezione dialettica di lunga durata, le riforme monetarie, per esempio, giacché comportavano un’artificiosa valutazione dell’unità di conto rispetto al metallo prezioso, avrebbero inciso senza dubbio su tutti i processi economici, influenzando
chiaramente tutte le operazioni associate al mercato e agli scambi: provocando flussi monetari difficili da controllare, alternati con il ricorso all’economia naturale. Tale situazione si protrasse almeno fino agli anni ‘60 del IV secolo, come già ampiamente studiato
e discusso 3, e ci riguarda solo nella misura in cui aiuta a capire altri processi. Vi sono
senza dubbio delle ragioni per pensare che le conseguenze di tali riforme monetarie ebbero maggiore incidenza in alcune zone dell’impero che in altre, specialmente in base al
livello di integrazione nel mercato di ciascuna di esse, ma non è chiaro se ciò fosse, di per
sé, un fattore tale da generare delle differenze provinciali a lungo termine.
lo stesso si potrebbe dire dell’applicazione ed estensione delle riforme fiscali, che
Carrié ha analizzato in questa sede nella logica di una continuità fiscale tetrarchica 4. Neanche in questo caso è facile valutare se si poté raggiungere una differenziazione regionale in grado di condizionare il futuro sviluppo di alcune province rispetto ad altre, o la
specializzazione produttiva. È vero che in alcune province l’apparato fiscale sembra mostrarsi più efficace o almeno più sistematico, come nel caso dell’Egitto, mentre in altre
zone, più isolate o più povere, i meccanismi fiscali poterono risultare più imperfetti 5; una
legge dell’epoca teodosiana presuppone che alcune province non avessero nec transvectioni publicae nec arcae 6, sebbene altrove l’apparente differenza potrebbe essere il risultato della natura diversa delle fonti conservate. In ogni caso, il fenomeno fiscale fornirà
degli argomenti al nostro tentativo di trovare quelle differenze, specialmente perché, dato
lo stretto vincolo tra la nuova fiscalità e l’esercito, «s’imponeva un reciproco raggiustamento dello spazio strategico e di quello economico, nonché la ricerca di nuovi equilibri
regionali» 7.
l’elemento differenziale, se ci fu, dovette essere associato a fattori che, per la loro
natura, avrebbero dovuto provocare un’applicazione disuguale o particolareggiata della
3
J.-P. Callu, La politique monétaire des empereurs romains de 238 à 311, Paris 1969; R.S. Bagnall,
Currency and Inflation in Fourth Century Egypt, Atlanta 1985; J.-P. Callu - J.-N. Barrandon, L’inflazione
nel IV secolo (295-361): il contributo delle analisi, in A. Giardina (ed.), Società romana e impero tardoantico. Istituzioni, ceti, economie, Bari 1986, 559-599; C. E. King, The Fourth Century Coinage, in
L’«inflazione» nel quarto secolo D.C., Atti dell’incontro di Studio (Roma 1998), Roma 1993, 1-88.
4
Cf. M. Corbier, Coinage and taxation: the state’s point of view, A.D. 193-337, in Bowman - Garnsey
- Cameron (eds.), The Cambridge Ancient History. XII, 327-392; J.-M. Carrié, Dioclétien et la fiscalité,
AntTard, 2 (1994), 17-30.
5
J.-M. Carrié, Les échanges commerciaux et l’Etat antique tardif, in Économie antique. Les échanges dans l’Antiquité: le rôle de l’État [Èntretiens d’archeologie et d’histoire], Saint-Bertrand-de-Cominges 1994, 189-190, afferma che in regioni come l’Illirico, dove era difficile stabilire un censimento
efficace della popolazione e della produzione, il portorium sarebbe diventato la principale modalità di
tassazione; J.-M. Carrié, L’incidence de la fiscalité sur les divisions territoriales de l’Empire tardif, in
Atti dell’Accademia Romanistica Costantiniana. XIII Congreso Internazionale in Memoria de André
Chastanol, Napoli 2001, 312-319.
6
CTh 7, 4, 19, a. 393.
7
J.-M. Carrié, L’esercito: trasformazioni funzionali ed economie locali, in Giardina (ed.), Società romana, 467.
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politica imperiale, conseguenza di iniziative precise su ampi spazi provinciali o sovra-provinciali, la cui messa in atto provocasse trasformazioni evidenti nella situazione precedente, cambiamenti nei ritmi o nei processi in corso. È indubbio che, occasionalmente, il
successo di un territorio potesse essere il risultato di una buona amministrazione, come
fa capire il racconto di Ammiano, o di una congiuntura favorevole. Allo stesso modo, la
sua rovina poteva essere il risultato di un comportamento corrotto, ma la corruzione è, per
definizione, una sovversione dell’ordine, un’alterazione della normalità, della legalità e,
nella sua imperfezione, lo stato tardo-romano aveva meccanismi per intercettarla 8.
Per affrontare questi argomenti è necessario valutare quanto di interventismo e quanto
di libertà di iniziativa ci fosse nel funzionamento del sistema economico romano come
un tutto (la stessa introduzione della parola ‘sistema’ può essere un abuso di linguaggio).
Allo stesso modo, si è obbligati a valutare fino a che punto l’economia romana fosse
un’economia integrata o una somma, più o meno diversa, di economie regionali collegate 9, sebbene in molti casi quei collegamenti fossero dei fragili lacci di intensità variabile 10; e se le cose stessero così, sarebbe ugualmente importante considerare se vi furono
meccanismi centralizzati in grado, quanto meno, di facilitare la comunicazione tra quelle
‘sottoeconomie’ 11. Questo implica aprire un altro dibattito, lungo e non risolto. Un dibattito di enorme rilievo, perché, nella sua polarizzazione estrema, presupporre un comportamento liberale dei mezzi economici 12 o accettare, al contrario, che la maggior parte
dei processi di produzione o scambio fossero soggetti alla tirannia di un dirigismo statale
(una manipolazione deliberata 13) implica due modelli teorici, due punti di partenza che,
come se si trattasse di un paradosso matematico, portano inevitabilmente a mondi com-
8
Gli esempi sono tanti, ma si può citare CTh 11, 16, 4, dove i membri degli officia dei governatori
potevano essere condannati a morte, qualora fossero stati negligenti nell’applicare le norme sulla riscossione di prestazioni straordinarie.
9
S. Kingsley - M. Decker, New Rome, New Theories on Inter-Regional Exchange. An Introduction
to the East Mediterranean Economy in Late Antiquity, in S. Kingsley - M. Decker (eds.), Economy and
Exchange in the East Mediterranean During Late Antiquity, oxford 2001, 1-27, per l’oriente.
10
P.-F. Bang, Imperial Bazaar: towards a comparative understanding of markets in the Roman Empire, in P.-F. Bang, M. Ikeguchi-H. - G. ziche (eds.), Ancient economies modern methodologies. Archaeology, comparative history, models and institutions, Bari 2007, 63.
11
A. Bowman - A. Wilson, Quantifying the Roman Economy: Integration, Growth, Decline?, in A.
Bowman - A. Wilson (eds.), Quantifying the Roman Economy. Methods and Problems, oxford 2009, 1517. Bang, Imperial Bazaar, 77-84; P.-F. Bang, The Roman Bazaar. A Comparative Study of Trade and
Markets in a Tributary Empire, Cambridge 2008, 131-153, tuttavia, sostiene che non ci fu una politica
deliberata volta a cercare un mercato integrato. Preferisce pensare che il concetto di mercato romano assomigliasse di più all’immagine del bazar, che lui associa con gli stati tributari e dove gli scambi sono
soggetti ad un alto livello di rischio, incertezza e frammentazione locale.
12
P. Temin, A Market Economy in the Early Roman Empire, JRS, 91 (2001), 169-181. Cf. Bang, Imperial Bazaar, 54-55, il quale ritiene che i suoi argomenti siano basati sulla mera constatazione che nell’Impero Romano ci furono prezzi e mercati.
13
K. Hopkins, Taxes and Trade in the Roman Empire (200 B.C.-A.D. 400), JRS, 70 (1980), 101-125;
C.-R. Whittaker, Inflation and the economy in the fourth century A.D., in C.-E. King (ed.), Imperial Revenue, Expenditure and Monetary Policy in the Fourth Century A.D. The Fifth Oxford Symposium on
Coinage and Monetary History [BAR Int. Ser. 76], oxford 1980, 1-22; C. Carreras Monfort, Economía
de la Britannia romana: la importación de alimentos, Barcelona 2000, 21-44 e 253-270.
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prensivi diversi 14. È anche possibile cercare una via di mezzo, e immaginare l’ipotesi di
un mercato libero nell’approvvigionamento ordinario della maggior parte dell’Impero,
ma uno sforzo dirigistico per quanto riguarda l’approvvigionamento di Roma e di Costantinopoli, nonché nell’organizzazione dell’annona 15; anche tale modello ibrido, tuttavia, richiede delle spiegazioni, data la difficoltà di valutare come rendere compatibile
un’economia di mercato con il fatto che una parte molto importante dei processi produttivi e distributivi fosse controllata dal potere politico 16.
Il testo di Ammiano precedentemente citato ci può servire per cercare una soluzione.
Secondo il nostro autore, il comportamento di Anatolio di Berito come prefetto del pretorio dell’Illirico era degno di elogio: la buona amministrazione del prefetto aveva portato la prosperità nelle province settentrionali, aveva ridotto le tasse e le prestazioni per
il trasporto della posta. Potremmo dedurre che questo riguardasse anche l’annona? Non
lo sappiamo, ma, di fatto, la sua buona previsione aveva permesso che gli eserciti dell’imperatore fossero ben forniti e, pertanto, preparati ad affrontare la campagna militare.
Ammiano elogia delle virtù accompagnate dalla fermezza nell’esercizio del suo compito.
Al contrario, il testo riporta quanto sarebbe potuta essere diversa la situazione se, invece
di un prefetto con queste caratteristiche, l’amministrazione fosse caduta nelle mani di un
magistrato avido o incapace o che avesse fatto un uso abusivo della risorsa delle requisizioni straordinarie (coemptio), come sarebbe successo dopo la scomparsa di Anatolio 17.
la testimonianza è particolarmente interessante perché riassume, come nessun’altra
del IV secolo, quali fossero le funzioni essenziali proprie del prefetto: l’esazione delle imposte nel suo vasto distretto e l’attenzione alle necessità dell’esercito, compresa la distribuzione delle risorse, che durante buona parte del IV secolo provenivano dalle imposte
riscosse in natura, nonché la loro distribuzione fino ai punti dove fossero necessarie. Per
il prefetto al pretorio, questo compito, essenzialmente amministrativo, era il risultato di
un lungo processo evolutivo da capo militare dell’Alto Impero all’amministratore che
abbiamo adesso davanti, un capo di un’intendenza fuori dal comune, benché svincolato
dalla direzione delle operazioni militari. Questo ruolo come responsabile dell’annona, e
pertanto fornitore dell’esercito 18, che molti ritengono essere alla base della stessa riforma
14
Carrié, Les échanges commerciaux; J.-M. Carrié, Économie globale, économies régionales, in J.M. Carrié - A. Rouselle, L’Empire romain en mutation des Sévères à Constantin 192-337, Paris 1999,
532-536; E. lo Cascio, Crescita e declino. Studi di storia dell’economia romana, Roma 2009, 287-296.
15
P. Garnsey - C. Humfress, The Evolution of the Late Antique World, Cambridge 2001, 110-111.
16
E. lo Cascio, The role of the state in the Roman economy: Making use of the new institutional
economics, in Bang - Ikeguchi - ziche (eds.), Ancient economies, 217-218.
17
Cf. Amm. Marc., 17, 3, 2-6, in particolare 17, 3, 3, dove insiste sul fatto che un’esazione speciale
aveva causato la rovina dell’Illirico. Analogamente Amm. Marc., 17, 3, 4, facendo capire che una cattiva amministrazione, incapace delle previsioni di riscossione, aveva svuotato la prefettura della Gallia
sotto il prefetto Florenzio: situazione che Giuliano si incarica di risolvere. In condizioni di normalità, la
fiscalità destinata all’esercito, nonostante i luoghi comuni letterari sull’argomento, non sarebbe dovuta
essere eccessiva né eliminare dal mercato più eccedenti di quelli assolutamente imprescindibili (Cf.
Whittaker, Inflation and the economy, 7-13).
18
Sebbene sia probabile che l’obiettivo essenziale dell’imposta annonaria fosse l’approvvigionamento dell’esercito, evitiamo il termine annona militaris perché lo consideriamo equivoco. Cf. D. Van
Berchem, L’Annone militaire est-elle un mythe?, in A. Chastagnol - C. Nicolet - H. Van Effenterre (éds.),
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fiscale di Diocleziano 19, implica un ribaltamento radicale rispetto alla situazione precedente, quando il vettovagliamento dell’esercito competeva a ciascun esercito provinciale,
a volte a ciascuna guarnigione o unità 20. Adesso, il grosso delle entrate pubbliche, tra il
50 e il 75% secondo alcune stime 21 che consideriamo assolutamente aleatorie 22, era destinato all’approvvigionamento militare, e il prefetto era l’addetto, in ognuno dei suoi distretti regionali, all’amministrazione di quell’enorme quantità di beni.
la trasformazione del prefetto del pretorio è stata interpretata come un meccanismo
precauzionale di fronte alle usurpazioni militari del III secolo, che a volte avevano avuto
come protagonisti persone che detenevano la carica 23. l’idea nasce dalla lettura di zosimo, il quale, nella sua critica della riforma costantiniana dell’istituzione, sostiene che
la privazione del comando militare avrebbe rovinato la stessa, perché, tra le altre cose,
avrebbe dissociato l’approvvigionamento ed il controllo della disciplina tra i soldati 24.
Tuttavia, è possibile che una lettura in termini di adeguamento amministrativo sia altrettanto convincente. Esso fa parte di un processo di decentramento, che si deve considerare
componente di una ricerca di efficacia, come probabilmente lo era stato lo stesso schema
tetrarchico ideato da Diocleziano 25, associato al riordinamento provinciale e all’avviamento delle diocesi e delle delegazioni vicariali, già provate negli ultimi decenni del III
secolo 26. I meccanismi tetrarchici di decentramento amministrativo di per sé avrebbero
forzato la ridefinizione della figura del prefetto del pretorio, a cui sarebbero stati assegnati
in esclusiva i poteri civili, buona parte dei quali esercitava già da tempo 27. È possibile che
Armées et fiscalité dans le monde antique, Paris 1977, 331-339, con i commenti del dibattito. A. Cerati,
Caractère annonaire et assiette de l’impot foncier au Bas-Empire, Paris 1975, 57-183; J.-M. Carrié, Le
rôle economique de l’armée dans l’Egypte Romain, in Chastagnol - Nicolet - Van Effenterre (eds.), Armées et fiscalité, 379-393; A. Chastagnol, Problèmes fiscaux du Ba-Empire (1979), in Aspects de l’Antiquité Tardive, Roma 1994, 331-342; F. Mitthof, Annona Militaris: Die Heeresversorgung im spätantike
Ägypten. Ein Beitrag zur Verwaltungs- und Heeresgeschichte des Römischen Reiches im 3. bis 6. Jh n.
Chr., II, Firenze 2001, 37-81, ove si mostra che il sistema di fornitura militare in natura si diffuse solo
a partire da Diocleziano; R. - P. Duncan-Jones, Structure & Scale in the Roman Economy, Cambridge
1990, 106-108; Corbier, Coinage and taxation, 376.
19
E. lo Cascio, The New State of Diocletian and Constantine: From the Tetrarchy to the Reunification
of the Empire, in Bowman - Garnsey - Cameron (eds.), The Cambridge Ancient History, XII, 174-175.
20
P. le Roux, Le ravitaillement des armées romaines sous l’Empire, in Du latifundium au latifondo. Un Heritage de Rome, une création médiévale o moderne?, Paris 1995, 415.
21
M.-F. Hendy, Economy and state in late Roman and early Byzantium: an introduction, in M.-F.
Hendy, The Economy, Fiscal Administration and Coinage of Byzantion, Variorum Reprints (Articolo I
- inedito), Northampton 1989, 18.
22
A.-D. lee, War in Late Antiquity. A Social History, oxford 2007, 89, n. 27 e 28; Id., Warfare and
the State, in P. Sabin - H. Van Mees - M. Whitby (eds.), The Cambridge History of the Greek and Roman
War. II. Rome from the Late Republic to the Late Empire, Cambridge 2007, 403.
23
R. Delmaire, Les institutions du bas-empire Romain, de Constantin a Justinien. I. Les institutions
civiles palatines, Paris 1995, 173.
24
zos. II, 33. 3-5. Cf. Cameron, The Reign of Constantine, 102.
25
A.H.M. Jones, The Later Roman Empire 284-602. A Social, Economic and Administrative Survey,
3. vol, oxford 1964, 42-52; S. Williams, Diocletian and the Roman Recovery, london 1985, 102-114;
D.-S. Potter, The Roman Empire at Bay A.D. 180-395, london-New York 2004, 368-388.
26
F. Porena, Le origini della prefettura del pretorio tardoantica, Roma 2003, 170-185.
27
l.l. Howe, The Pretorian Prefect from Commodus to Diocletian (A.D. 180-305), Chicago 1942,
32-40.
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già in questo periodo il prefetto del pretorio avesse acquisito la facoltà di emanare decreti
particolareggiati, che trasmettessero la legislazione ad esso rivolta dall’imperatore 28; potestà che si sarebbe potuta esercitare esclusivamente nell’ambito territoriale assegnato a
ciascun prefetto regionale 29. In una percezione semplice, lo schema di quattro prefetti associati ai cesari e agli augusti trova la sua continuità nella prefettura regionale che Costantino conclude poco dopo la sua vittoria definitiva su licinio 30.
l’elemento essenziale che ci interessa è vincolare il nuovo prefetto del pretorio alla
profonda riforma fiscale intrapresa da Diocleziano e portata a termine da Costantino 31. Il
sistema di creare unità tassabili equivalenti, adattando l’importo pagabile per ogni unità
di pagamento alle necessità della fiscalità pubblica implica, in termini di erario, un fattore di enorme modernità e indicativo del fatto che si aspirava ad un cambiamento effettivo e non puramente retorico 32. Tuttavia, richiede un sofisticato sistema contabile, una
previsione di spese ordinarie e una rigorosa pianificazione al momento di riscuotere e soprattutto di ridistribuire. Si tratta di un processo particolarmente problematico in quanto
quelle previsioni di spesa e le corrispondenti entrate si devono intendere in termini di
beni e non di moneta, il che probabilmente costituiva l’elemento più innovativo del sistema tributario del IV secolo, almeno fino a quando, a partire da Valentiniano I, la moneta d’oro diventerà la misura di valore 33. Questo schema diverge da quello di coloro che
negano radicalmente l’immagine di un commercio amministrativo, diretto, per il IV secolo e ritengono che l’Impero non abbia mai abbandonato uno scenario di libero mercato 34. Se accettiamo che buona parte del riformato schema fiscale avesse come obiettivo
quello di soddisfare le necessità dell’esercito e diamo per valido che durante buona parte
del IV secolo la riscossione si fece soprattutto in natura 35 e che, salvo in circostanze straordinarie, non si verificò un processo di adaeratio 36, dobbiamo immaginare che l’ap28
Porena, Le origini della prefettura, 228 e 334-337, dove allude alla coincidenza temporale con la
monografia sul prefetto del pretorio scritta da Aurelio Arcadio Carisio, non conservata ma della quale
si trova un frammento in Dig. 1, 11, 1.
29
Const. Sirm. 4: per diocesim sibi creditam; Porena, Le origini della prefettura,431-440.
30
J.-R. Palanque, La préfecture du prétoire du Bas-Empire, Paris 1933, 6; Porena, Le origini della
prefettura, 339-342.
31
C. Kelly, Bureaucracy and Government, in N. lenski (ed.), The Cambridge Companion to the Age
of Constantine, Cambridge 2006, 187-192, convinto che in Costantino ci sia un tentativo di centralizzare l’amministrazione dei territori in base alla nuova unificazione imperiale.
32
Potter, The Roman Empire at Bay, 333-336.
33
CI 11, 11, 2, c. 371-373. lo Cascio, Crescita e declino, 267.
34
Carrié, Les échanges commerciaux, 180; lo Cascio, Crescita e declino, 273-285.
35
K. Hopkins, Models, Ships and Staples, in P. Garnsey - C.R. Whittaker (eds.), Trade and famine
in Classical Antiquiyt, Cambridge 1983, 87, pensa che nel IV secolo il 75% delle imposte si riscuotesse
in natura. C’era sempre stata una quota d’imposta riscossa in natura, che variava a seconda della provincia e delle necessità (Duncan-Jones, Structure & Scale, 187-198); quello che qui interessa è la sua
generalizzazione e il processo di ridistribuzione, essenzialmente a fini militari.
36
la possibilità che l’adaeratio si generalizzasse dalla metà del IV secolo (S. Mazzarino, Aspetti
sociali del quarto secolo: ricerche di storia tardo-romana, Roma 1951, 125 e 192; R. Delmaire, La
caisse des largesses sacrées et l’armée au bas-empire, in Chastagnol - Nicolet - Van Effenterre (eds.),
Armées et fiscalité, 317) sembra in contraddizione col fatto che il processo inflazionistico che la rendeva tanto complessa non cambiò fino alla fine del secolo, quando le leggi cominciano a confermare
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provvigionamento dell’esercito richiese un importante apparato ridistributivo 37. la documentazione, e non solo Ammiano Marcellino, sembra concorde sul fatto che il responsabile finale di tutto quel sistema fosse il prefetto del pretorio 38.
Come funzionava detto schema? Straordinari studi, alcuni relativamente recenti, hanno
risolto in maniera convincente la storia amministrativa della prefettura del pretorio tardoantica: i problemi prosopografici, le fasi della sua introduzione, la collegialità o individualità della magistratura, la geografia mutevole delle prefetture, la volubilità delle
assegnazioni provinciali, etc. 39. Tuttavia, il funzionamento della carica di prefetto, e soprattutto quello della sua arca, rimane ancora molto oscuro. Sappiamo che quando scrive
il processo. lee (Warfare and the State, 403-406) ritiene che cominciasse verso la metà del secolo,
sebbene nella maggior parte dei luoghi non si generalizzasse fino agli ultimi anni dello stesso; pensa,
tuttavia, che il pagamento in natura si sarebbe mantenuto per le unità militari locali. Carrié (Le rôle
économique, 377) è convinto che l’adaeratio nel IV secolo fosse qualcosa di eccezionale. Si veda
anche J.-M. Carrié, Observations sur la fiscalité du IVe siècle pour servir à l’histoire monétaire, in
L’«inflazione» nel quarto secolo D.C., Atti dell’incontro di Studio (Roma 1998), Roma 1993, 131139. Due leggi del 393 (CTh 7, 4, 18, rivolta a Stilichoni et ceteris comitibus et magistris utriusque
militiae, e 7, 4, 20, rivolta al prefetto del pretorio Rufino) stabiliscono essere contrario alla legge
(probabilmente con riferimento a CTh 7, 4, 1) che un militare chieda che gli venga pagato in denaro
quanto è previsto che sia consegnato in natura. Costanzo II aveva ricordato che la fornitura della frontiera si doveva fare nella maniera tradizionale, in natura e non in metallo prezioso (CTh 8, 4, 6); mentre una legge del 364 (CTh 7, 4, 10) stabiliva che i membri della guardia imperiale avrebbero ricevuto
il loro sostentamento al prezzo di mercato: Protectores fori rerum venalium iuxta veteris moris observantiam in annonarum suarum conmoda pretia consequantur, il che implicherebbe che in quel
caso si era già proceduto ad un processo di adaeratio. l’anno successivo si fissò un criterio intermedio per i riparienses milites, i quali per tre mesi avrebbero ricevuto le loro razioni di alimenti e gli altri
tre le quantità equivalenti in denaro (CTh 7, 4, 12). Si ha la sensazione che verso la fine del secolo il
pagamento in natura fosse molto contestato tra le file dell’esercito (Cf. Amm. Marc. 17, 9, 5-7), il che
si manifestava in un crescente rifiuto ad accettare le razioni offerte (CTh 7, 4, 21, a. 396) o nella tendenza ad esigere che i valori assegnati alle loro razioni fossero più alti di quelli stabiliti ufficialmente
(CTh 7, 4, 22pr, a. 396). Si tratta di leggi che, d’altra parte, mostrano che c’era una connivenza da parte
delle autorità provinciali. Il governo si vide obbligato a stabilire che Sine mentione etiam pretiorum
nullam delegationem valere praecipimus (CTh 7, 4, 22.1). Verso gli inizi del V secolo sembra già stabilito un sistema di pagamento misto, e i contributi commutati in denaro lo saranno al prezzo di mercato: Hoc quoque legis auctoritate complexo, ut semper dierum, per quas resistentes tribuni
emolumenti gratia sollemniter stillaturae nomine consecuntur species, non aliter adaerentur, nisi ut
in foro rerum venalium distrahuntur (CTh 7, 4, 28, 1, a. 406). G. Depeyrot, Economy and society, in
lenski (ed.), The Cambridge Companion, 240, ritiene che il processo di adaeratio dell’annona fosse
frequente a partire già dal 313, e lo ricollega al peso sempre maggiore dell’esercito mobile nella difesa dell’Impero.
37
J. Remesal, La annona militaris y la exportación del aceite bético a Germania, Madrid 1986, 104;
Id., El sistema annonario como base de la evolución económica del Imperio romano, in T. Hackensm M. Miró (eds.), Le comerse maritime romain en Mediterrané occidentale (Barcelona 1990), Barcelona
1995, 355-367, pensa che un’autorità centrale incaricata del coordinamento delle distribuzioni all’esercito sarebbe esistita già in precedenza e attribuisce tale compito al praefectus annonae.
38
A. Nicoletti, I Prefetti del Pretorio e la riscossione dell’annona militaris, labeo, 15 (1969), 177187.
39
A. Chastagnol, Les préfets du pretoire du Constantine, REA, 70 (1968), 321-352; J. Migl, Die Ordnung der Ämler. Präetorianerpraefektur and Vikariat in der Regionalverwaltung der Römischen Reiches von Konstantin bis zur Valentinianische Dynastie, Frankfurt au Mein 1994; A. Gütsfeld, Der
Prätorianerpräfekt und der Kaiserliche Hof im 4. Jahrhundert n. Chr, in A. Winterlyng (ed.), Comitatus. Beitrage zur Erforschung des spätantiken Kaiserhofes, Berlin 1998, 75-102; Porena, Le origini della
prefettura.
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Giovanni lido, il prefetto si avvaleva degli scriniarii diocesani (dell’esercito e dell’annona), e dei cancellarii 40; Ammiano aveva parlato genericamente degli agenti del prefetto
e del governatore 41; una legge del 355, inviata al prefetto del pretorio e relativa alla riscossione fiscale in Africa 42, assegna il ruolo di esattore al governatore, al prefetto dell’annona e ai rationales, sebbene dal contesto della legge non sia facile capire a chi si
riferisca esattamente quando cita il rationalis, se si riferisce a semplici agenti fiscali o se
si tratta del responsabile ultimo dei tesori 43, rappresentante del comes sacrarum largitionum, nell’ambito giurisdizionale dei vicarii, che dobbiamo supporre soprintendessero la
condotta dei governatori provinciali in nome del prefetto e anche l’imposizione e la raccolta dell’annona, poiché le dioceses erano i grandi distretti fiscali dell’Impero 44. Sembra che durante il secolo vicarii e rationales perdano tutte le mansioni dell’annona a
vantaggio dei governatori provinciali 45.
Comunque stessero le cose, possiamo immaginare a stento le mansioni e i compiti
quotidiani di ognuno di loro, così come risulta impossibile decifrare quali fossero i meccanismi di armonizzazione tra i vari uffici, in particolare quegli elementi di intendenza che
il prefetto del pretorio condivideva con il magister officiorum, per esempio il controllo
sulle fabbriche di armi 46. In questo caso il problema è maggiore in quanto non sappiamo
quando il prefetto del pretorio smise di avere influenza presso la Corte, cedendo tutto il
ruolo ministeriale al magister officiorum o ai praepositi sacri cubicula. l’idea che già
con Costantino diventi un semplice amministratore regionale 47 non può basarsi solo sul
fatto che ufficialmente non risiedesse più presso la Corte 48. la carriera di alcuni prefetti
durante il governo dei figli di Costantino, specialmente la figura di Vulcazio Rufino, che
occupò successivamente questa magistratura in Italia, Illirico e Gallia, fa pensare che per
un certo periodo ebbero ancora potere nell’ambiente imperiale e che solo con Costanzo
40
Ioh. lyd., De mag. III, 35.
Amm. Marc. 17, 3, 6.
42
CTh 11, 7, 8. la prefettura africana era stata restaurata apparentemente nel giugno del 347, ma nel
355 Costanzo II la riunificò con l’Italia. la legge è della fine di quell’anno e il prefetto citato è Tauro,
un burocrate orientale chiamato per mettere ordine nel contesto della crisi donatista, sebbene in questo
caso debba intercettare il disordine nelle competenze dell’amministrazione fiscale (CTh 7, 4, 2-3. Cf. Ch.
Vogler, Constante II et l’administration impériale, Strasbourg 1979, 123-129).
43
Cf. Amm. Marc. 15, 3, 4 e 5, 8, dove lo vediamo agire in contesti diversi.
44
lo Cascio, The New State of Diocletian, 181.
45
R. Delmaire, Largesses sacrées et res privata. L’aerarium imperial et son administration du IVe au
VIe siècle, Roma 1989, 204.
46
S. James, The fabricae: State Arms and Factories of the Later Roman Empire, in l.-C. Coulston
(ed.), Military Equipment and the Identity of Roman Soldiers [BAR Int. Ser. 394], oxford 1988, 257331; lee, War in Late Antiquity, 89-94; R. Delmaire, Les institutions du bas-empire Romain, de Constantin a Justinien. I. Les institutions civiles palatines, Paris 1995, 85-90.
47
Porena, Le origini della prefettura, 542.
48
Gütsfeld, Der Prätorianerpräfekt, presenta il prefetto come estraneo all’organigramma della Corte,
mentre Delmaire (Les institutions du bas-empire, 174) ritiene che il prefetto del pretorio si mantenesse
in un rango superiore a quello dei ministri di Palazzo, che in qualche modo erano soggetti alle loro decisioni in quanto esecutori pratici delle decisioni della Corte. Per il caso di Flavio Ablabio, prefetto dal
329 al 337, si veda F. Millar, The Emperor and the Roman World (31 BC-AD 337), Ithaca (NY) 1977,
130-131.
41
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II possiamo assicurare che assumessero il ruolo di meri burocrati amministrativi del massimo rango 49.
lo stesso problema di vaghezza troviamo al momento di ricostruire la maniera in cui
si articolava tutta la piramide amministrativa, dalla carica del prefetto fino ai responsabili della riscossione al livello più basso degli uffici esecutivi nelle città o nei distretti rurali, passando per le diocesi e le province 50. È altrettanto difficile precisare come si
assegnasse quell’onere fiscale che Carrié ha definito «una specie di imposta militare combinata» 51. le informazioni che abbiamo non consentono di conoscere come si armonizzassero le riscossioni che il prefetto effettuava e gestiva, principalmente quelle destinate
all’approvvigionamento dell’esercito, e quelle la cui gestione spettava al comes sacrarum
largitionum, che si occupava direttamente delle imposte riscosse in denaro, ma anche
dell’emissione della moneta e delle imposte destinate a raccogliere fondi per i donativa
(oro coniato, a volte gioielli o metallo prezioso), con i quali l’imperatore premiava regolarmente la fedeltà dei soldati 52.
Allo stesso modo, risulta davvero complesso decifrare come si svolgeva il processo
inverso e specialmente di quali mezzi di riscossione, immagazzinamento e ridistribuzione
si avvalevano gli agenti del prefetto, sebbene sia stato chiarito che, poco dopo la vittoria
di Costantino su licinio, dovesse esserci stata una collaborazione attiva tra le autorità
militari, i responsabili provinciali e quelli che si occupavano della riscossione e distribuzione in ambito locale 53. Sappiamo che i contribuenti potevano scegliere se pagare le
loro imposte in natura quadrimestralmente o in un’unica soluzione; in quel caso, sembra
che potessero scegliere quando farlo 54. la Tabula di Trinitapoli 55, che riporta una costituzione di Valentiniano I, indica come si dovesse raccogliere il prodotto in natura per il
suo immagazzinamento negli horrea pubblici, dove la quantità immagazzinata era scrupolosamente annotata, dovendo il tabularius civitatis inviare un resoconto delle entrate
al governatore provinciale 56. la documentazione papirologica mostra, analogamente, la
responsabilità dei curiali (sotto forma di liturgie) al momento di raccogliere quei prodotti
tra i contadini della loro zona, trasportarli nelle città, immagazzinarli e ridistribuirli tra le
49
Vogler, Constante II, 132-138. Kelly, Bureaucracy and Government, 187, crede che il carattere regionale della prefettura diventi evidente solo alla fine del IV secolo. la figura del prefetto che parla direttamente con l’imperatore appare in Ammiano Marcellino (15, 5, 5), il quale riferisce analogamente
che Costanzo II considerava la prefettura del pretorio come la carica in cui culminava il cursus honorum (21, 16, 2).
50
P. Cosme, L’etat Romain entre éclatement et continuité. L’Empire romain de 192 à 325, Paris 1998,
198-201.
51
Carrié, L’esercito, 464.
52
Jones, The Later Roman Empire, 430-431; Delmaire, La caisse, 312-314; Id., Largesses sacrées,
535-538 e 546-561; M.-F. Hendy, Studies in the Byzantine monetary economy c. 300-1450, Cambridge
1985, 175-176; lee, War in Late Antiquity, 57-60 e 88.
53
CTh 7, 4, 1, a. 325.
54
CTh 11, 1, 15 e 16, a. 367.
55
A. Giardina - F. Grelle, La Tavola di Trinitapoli: una nuova costituzione di Valentiniano I, MEFRA,
95/1 (1983), 249-303.
56
lo Cascio, Crescita e declino, 263. Sull’esigenza di queste annotazioni CTh 11, 14 e 12, 6, 16.
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guarnigioni più vicine 57. Tuttavia quelle guarnigioni possono trovarsi molto lontano: gli
abitanti di Antiochia manifestano il loro malcontento quando, ai tempi di Costanzo II,
durante la guerra persiana, si vedono obbligati a trasportare il grano fino alla frontiera
orientale dell’Eufrate, a circa 300 chilometri di distanza. È vero che si tratta di un contesto bellico e che libanio riconosce che gli Antiocheni dovevano approvvigionare altre
unità, non le truppe acquartierate a Callinico, che dovevano essere approvvigionate dai
paesi circostanti 58, ma far fronte a questa expeditionalis annona comporta uno sforzo
oneroso per la curia della città 59.
Queste informazioni così eterogenee possono aiutare ad immaginare la piramide di responsabilità, in cui il governatore provinciale avrebbe agito come responsabile e coordinatore della riscossione/distribuzione, benché sottomesso al vicario e soprattutto al
prefetto del pretorio. Affinché il sistema fosse efficace, era necessaria una comunicazione
agile, una definizione previa delle responsabilità, una coordinazione quando, come abbiamo appena visto nel caso di Antiochia, bisognava approvvigionare guarnigioni di una
provincia non troppo vicina. In condizioni normali, ogni provincia doveva soddisfare le
necessità di approvvigionamento delle unità stabilite nella sua giurisdizione, compito di
cui sembra occuparsi il procurator summorum, che avrebbe anche nominato gli esattori 60.
lo stesso personaggio, almeno nelle province di frontiera e nelle zone meno organizzate,
avrebbe dovuto controllare il lavoro dei primipilares, responsabili nella sua giurisdizione
di fare provvista dell’annona nelle stationes primipilarii, contemporaneamente granai
militari e stazioni postali fortemente protetti, per distribuirla da lì alle unità militari 61.
Nella legislazione costantiniana sembra già chiaro che sono i governatori provinciali e i
loro officia i responsabili davanti al prefetto della correzione delle pratiche, sia nel caso
delle leve ordinarie che di quelle straordinarie, e che i governatori sono personalmente responsabili della gestione dei magazzini dello stato 62 nonché di far arrivare le istruzioni
fino all’ultima unità fiscale e all’ultimo susceptor 63. la comparsa, accanto ai funzionari
civili (praepositi horreorum, susceptores o preapositi pagorum), di contabili militari come
l’actarius o acturarius, risponde a ragioni puramente pratiche di trasferimento dell’an57
Mitthof, Annona Militaris, 83-258. In qualsiasi caso, benché ci fossero eccezioni regionali, sembra che durante il IV secolo si attuasse un processo graduale di trasferimento della responsabilità sugli
horrea dai curiali al governatore della provincia, come effetto di un processo di centralizzazione (G.
Rickman, The Corn Supply of Ancient Rome, oxford 1971, 186-189), nel tentativo, probabilmente, di
lottare contro la corruzione del sistema stesso (Vogler, Constante II, 277).
58
liban., Ep. 21. J.H.W.G. liebeschuetz, Antioch. City and Imperial Administration in the Later
Roman Empire, oxford 1972, 4, 90 e 163.
59
la qualità e quantità di queste razioni di campagna erano stabilite per legge (CTh 7, 4, 4-6).
60
Delmaire, Largesses sacrées, 212; con riferimento a P. Beatty Panop. I, 77, 79 e 188.
61
CTh 8.4.2, 6, 10 e 17. Rickman, Corn Supply, 264, 265-270, per le testimonianze archeologiche,
e 288. Vogler, Constance II, 277-280.
62
Rickman, Corn Supply, 184; P. Kehne, War- and Peacetime Logistics: Supplying Imperial Armies
in East and West, in P. Erdkamp (ed.), A Companion to the Roman Army, oxford 2007, 330.
63
CTh 11, 16, 4: Manu autem sua rectores scribere debebunt, quid opus sit et in qua necessitate per
singula capita vel quantae angariae vel quantae operae vel quae aut in quanto modo praebendae sint,
ut recognovisse se scribant, exactionis praedicto ordine inter ditiores, mediocres atque infimos observanda.
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nona 64. la legislazione di Valentiniano I ricorda che devono essere i provinciali vicini alla
frontiera ad approvvigionare le guarnigioni degli accampamenti, sebbene il compito di trasportare i viveri sembri condiviso con gli stessi soldati 65. Ma anche l’ambito provinciale
può essere un’area molto vasta: in Egitto, occasionalmente, le unità potevano ricevere il
loro approvvigionamento da nomoi situati ad oltre 300 chilometri, il che richiedeva un
controllo centralizzato degli horrea pubblici 66.
Se la fiscalità della loro provincia non raggiungeva le quote necessarie, o non poteva
fornire alcuni dei prodotti indispensabili all’approvvigionamento delle guarnigioni, sarebbe stata completata con prodotti di altre più lontane. È possibile che parte della riorganizzazione di alcune province, di cui abbiamo notizia durante il IV secolo, fosse legata
alla valutazione di queste necessità 67. Certamente, dobbiamo ritenere che la stessa riorganizzazione delle prefetture fosse associata a queste necessità variabili. Dette riorganizzazioni riguardarono soprattutto la grande prefettura centrale dell’Italia-Illirico-Africa,
che a volte vediamo ridotta dell’Africa, resa autonoma 68, in altre occasioni dell’Illirico,
che viene separato dalle altre; gli stessi territori illirici sono a volte divisi tra le prefetture
d’oriente e d’Italia 69. Tale variabilità della prefettura centrale si associa probabilmente
ai problemi dell’approvvigionamento di Roma, ma anche alla condizione conflittuale
della frontiera del Danubio; il che, in entrambi i casi, deve misurarsi in termini di adattamento delle esazioni fiscali alle spese, che in caso di guerra subivano variazioni non
sempre facili da prevedere. È indubbio che la perdita di un territorio provocasse un deficit contributivo che doveva essere compensato, e le perdite di quei territori colpivano
sempre gli spazi di frontiera, che erano precisamente quelli che in maniera più immediata soddisfacevano le necessità annonarie. Nella nota valutazione di Giovanni lido 70,
64
CTh 7, 4, 11, 13, e 16. Rickman, Corn Supply, 185 e 283-287.
CTh 11,1,11, a. 365: Pro loco ac proximitate possessionum annona ad limitem transvehatur. CTh
7, 4, 15, a. 369: Sicut fieri per omnes limites salubri prospectione praecipimus, species annonarias a vicinioribus limiti provincialibus ordinabis ad castra conferri. Et in vicinioribus castris constituti milites
duas alimoniarum partes ibidem de conditis sumant nec amplius quam tertiam partem ipsi vehere cogantur. Il rapporto tra le guarnigioni e i provinciali addetti alla loro fornitura non sembra essere stato
sempre facile; alcune leggi precedenti avevano già cercato di stabilire come si dovevano fare questi trasferimenti di provviste (CTh 7, 4, 11 e 13, a. 364); così come fu necessario occuparsi degli abusi che i
soldati commettevano nell’ambiente delle guarnigioni, quando riscuotevano dai proprietari una tassa
con la scusa di un supplemento per il cibo (CTh 7, 4, 12). Sembra evidente che la vicinanza alle guarnigioni di frontiera generasse per i contadini della zona un chiaro aumento degli obblighi eccezionali
(CTh 11, 1, 21, a. 385).
66
C.E.P. Adams, Supplying the Roman army: bureaucracy in Roman Egypt, in A. Goldsworthy - I.
Haynes (eds.), The Roman Army as a Community, [JRA, Supplementary Series 34], Portsmouth (Rhode
Island) 1999, 122; Carrié, Le rôle économique.
67
J. Sipilä, The reorganisation of provincial territories in Light of Imperial Decision-Making process.
Later Roman Arabia and Tres Palestinae as case Studies, Helsinki 2009, 69-94 e 103-105, che analizza
un caso orientale preciso, ma aiuta a capire il significato di quei cambiamenti a livello generale.
68
Migl, Die Ordnung der Ämler, 102-123; C. Briand Ponsart - C. Hugoniot, L’Afrique romaine de
l’Atlantique à la Tripolitaine 146 av. J.-C.-533 ap. J.-C., Paris 2006, 287-288.
69
Porena, Le origini della prefettura, 503, in relazione alla divisione presentata da zos. II, 33, 1-2,
che non tiene conto di questa realtà cangiante.
70
Ioh. lyd. De Mag. II, 10.
65
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e come lo interpreta Porena 71, la perdita dei territori della Tracia avrebbe costretto Costantino a creare la prefettura d’oriente per compensare così lo squilibrio fiscale e sopperire alle necessità di approvvigionamento di fronte alla continuità del conflitto gotico
e alla possibilità di una rivolta in oriente. Senza dimenticare che la stessa costruzione di
Costantinopoli avrebbe richiesto un notevole riordinamento amministrativo 72.
Più difficile è risolvere che senso avrebbe avuto la riscossione dell’annona in province che non avessero una responsabilità specifica nell’approvvigionamento militare,
specialmente perché non avevano guarnigioni sul loro territorio, o dove non fosse necessaria un’eccedenza di prodotti complementari a tal fine. Qui il problema presenta una
serie di ramificazioni. Da una parte, benché si accetti che la riscossione si effettuava in
relazione diretta alle necessità dell’esercito 73, dobbiamo chiederci fino a dove arrivavano
gli obblighi esattoriali dell’annona per soddisfare altre necessità, per esempio il cursus
publicus 74, e l’approvvigionamento della burocrazia, quasi militarizzata, dei servizi civili 75, che sarebbe potuta essere quasi la sua unica destinazione negli ambienti più poveri 76; dall’altra, date le difficoltà del trasporto, che senso avrebbe avuto una riscossione
in natura laddove non fosse prevista una ridistribuzione. In quel caso sarebbe stato pertinente un processo di adaeratio o, alternativamente, un’ulteriore deviazione di tali eccedenze al forum rerum venalium, i cui prezzi potevano coincidere o meno, date le
variazioni regionali degli stessi, con quelli ufficialmente stabiliti per il processo di adaeratio 77; e un’ulteriore implicazione è costituita dalla possibilità che l’imposta fosse riscossa asimmetricamente in funzione delle necessità dell’annona: maggiore o minore
percentuale annonaria in funzione delle necessità militari di ogni provincia, in equilibrio
con la riscossione parallela delle sacrae largitiones 78. Tuttavia, sia in un caso che nel-
71
Porena, Le origini della prefettura, 524-527 e 559.
B. Sirks, Food for Rome. The legal structure of the transportation and processing of supplies for
the imperial distribution in Rome and Constantinople, Amsterdam 1991, 147, sostiene che a partire dal
334 il grano dell’Egitto, prima destinato al servizio di Roma, fu destinato all’alimentazione della plebe
di Costantinopoli o alla fornitura dell’esercito d’oriente. Kingsley-Decker, New Rome, 4-7. Il grano fu
trasportato dall’Egitto fino ad Antiochia, quando Giuliano vi si stabilì con il suo esercito e il grano della
Siria non fu sufficiente per il suo approvvigionamento (liebeschuetz, Antioch, 76 e 90).
73
lo Cascio, The New State of Diocletian, 175.
74
CTh 11, 1, 21, a. 385.
75
Delmaire, Largesses sacrées, 7; lee, Warfare and the State, 404; A. Fear, War and society, in Sabin
- Van Mees - Whitby (eds.), The Cambridge History, 424-458.
76
CTh 7, 4, 19.
77
Carrié, «les échanges», 188, il quale ritiene che la soluzione di vendere le eccedenze non sia pratica.
78
Il comes sacrarum largitionum si occupava, per esempio, della riscossione della vestis militaris,
un’imposta pagabile in moneta o in natura, destinata al vestiario dei servitori dello stato, sia militari che
civili, la cui assegnazione e proporzionalità conosciamo in alcuni casi (CTh 7, 6, 3, a. 377), sebbene
l’esecutore pratico della riscossione fosse, ugualmente, il governatore provinciale e il suo ufficium (Delmaire, La caisse des largesses, 315-318; Id., Largesses sacrées, 333-343). Qui vi è un’ulteriore implicazione, in quanto una parte importante delle fabricae citate nella Notitia Dignitatum erano destinate alla
produzione di vestiario, nel qual caso sarebbero dipese dal magister officiorum (M. Clauss, Der magister officiorum in der Spätantike (4.-6. Jahrhundert). Das Amt und sein Einfluss auf die kaiserliche Politik, München 1980, 51-54). Nel contempo, vi sono motivi per credere che i collegia centonariorum
72
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l’altro, specialmente per quanto riguarda la riscossione non annonaria, bisognerebbe pensare che la disponibilità di moneta in mano al mondo contadino sarebbe stata abbastanza
limitata 79.
Si è già detto che le truppe comitatenses, molto spesso stanziate nelle città, sarebbero
state approvvigionate con le eccedenze prodotte dai loro territoria e assegnate all’annona come imposte, dove funzionari locali, coordinati senza dubbio con l’officium del governatore provinciale 80, si occupavano della riscossione e dell’approvvigionamento. Il
carattere gravoso che questa presenza militare comportava per le città è un topos letterario ampiamente diffuso, sebbene vi sia la possibilità che occasionalmente le truppe comitatenses si installassero in base a criteri logistici più che a criteri strategici 81.
Ma come si organizzava la distribuzione verso le frontiere? Conosciamo un po’ meglio com’era organizzato l’approvvigionamento di Roma 82, il che doveva richiedere un
chiaro coordinamento tra il prefetto del pretorio dell’Italia e il prefetto addetto all’approvvigionamento urbano. Ciò spiegherebbe perché a volte entrambe le cariche fossero
esercitate dalla stessa persona 83. Ma risolvere come erano rifornite le guarnigioni di frontiera risulta abbastanza enigmatico. Dal citato testo di Ammiano sembra evidente che fossero le zone più vicine alle guarnigioni quelle che subivano le conseguenze di questa
presenza militare in maniera immediata. Una cattiva pianificazione avrebbe dato luogo
alla necessità di esazioni straordinarie e violente; un’imprevidenza nel trasporto, specialmente in periodi di conflitto, provocava un abuso. Tenendo conto che le esigenze smisurate nella posta provocavano abusive richieste di munera per il trasporto, questo
mandava in rovina le case.
I diversi autori che hanno affrontato il problema dell’approvvigionamento militare, associato agli studi di produttività, non trovano un accordo circa l’impatto che le unità militari, con le loro bestie, avrebbero provocato sull’ambiente circostante. Gli sforzi
compiuti per stabilire le necessità ipotetiche delle unità militari, in base a razioni giornaliere di soldati ed animali, potrebbero assomigliare a quelli fatti dai responsabili romani
potessero essere implicati in esigenze di publica utilitas, trasformabile in un munus, come per i collegia dei navicularii, nel qual caso è probabile che fossero vincolati analogamente alle esigenze dell’annona. Cf. J. liu, Collegia Centonariorum: The Guilds of Textile Dealers in the Roman West,
leiden-Boston 2009, 96-119, 124 e 279-291, sebbene le sue riflessioni siano valide soprattutto per l’Alto
Impero.
79
Corbier, Coinage and taxation, 374. Con riferimento a lattanzio, De Mort. 31.5.
80
CTh 11, 16, 3, a. 324; 11, 6, 4, a. 328.
81
Carrié, L’esercito, 467.
82
Sirks, Food for Rome; A. Chastagnol, La prèfecture urbaine à Rome sous le Bas-Empire, Paris
1955, 301-316; E. Tengström, Bread for the People. Studies of the Corn-Supply of Rome during the Late
Empire, Stockholm 1974, 14-34; G. Aldrete - D.J. Mattingly, Feeding the City: The Organisation, Scale
and Operation of the Supply System for Rome, in D.S. Potter - D.J. Mattingly (eds.), Life, Death and
Scale in the Roman Empire, Ann Arbor 1999, 181-204.
83
Nell’anno 347, apparentemente come conseguenza della segregazione della prefettura africana,
limenio è nominato praefectus praetorio et urbis, posto nel quale, dopo un breve vuoto, gli sarebbe
succeduto Ermogene fino al febbraio del 350 (Vogler, Constance II, 123). Quando non avveniva quell’unione, il prefetto del pretorio doveva coordinare l’operato del prefetto dell’annona dell’Africa e del
prefetto della città di Roma (cf. CTh 11, 1, 13, a. 366).
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del processo, ma sono pur sempre solo una prova ottimista 84. la quantità di eccedenza
necessaria per il loro approvvigionamento e la possibilità che fosse prodotta in un raggio
plausibile, sarebbero dipese dalla produttività relativa delle diverse zone e dal livello di
colonizzazione agraria di ciascuna di esse 85, il che potrebbe spiegare, tanto quanto i motivi di mera strategia difensiva, perché gli insediamenti di frontiera del periodo siano stati
drasticamente ridotti nelle dimensioni e distribuiti in modo abbastanza razionale ed equilibrato 86.
Non sappiamo se negli stessi accampamenti si producevano prodotti freschi per il
consumo, come gli ortaggi, che costituissero una prima fonte di approvvigionamento. la
legislazione riferita a terre di proprietà dei soldati risale al V e VI secolo 87, ma non c’è
motivo per dubitare che nei dintorni degli accampamenti (prata legionis) non ci fossero
terre coltivate per rifornirsi almeno dei prodotti più deperibili, senza la necessità che
quella terra fosse lavorata direttamente dai soldati. Tale attività agricola gli archeologi
hanno scoperto intorno ad alcune guarnigioni ai confini della Siria 88. Ma è altrettanto difficile valutare se gli insediamenti militari fossero stati uno stimolo per la crescita economica nei dintorni 89, innescando, sin dai primi tempi, un processo di colonizzazione 90,
rafforzato in seguito dall’installazione di veterani che potesse soddisfare le necessità di
approvvigionamento 91; da una parte perché le imposte che avrebbero pagato sarebbero ritornate come annona per le unità militari più vicine; dall’altra perché avrebbero potuto
disporre di un’eccedenza commerciabile, che servisse da elemento complementare per lo
stesso sostentamento dei soldati e per le necessità delle famiglie dei soldati e dei servizi
sorti nel loro ambiente, la cui importanza non deve essere sottovalutata 92. Questo, che è
84
le Roux, Le ravitaillement, 408-409; C. Adams, Land Transport in Roman Egypt. A Study of Economics and Administration, oxford 2007, 120-121; Kehne, War - and Peacetime Logistics, 325.
85
È possibile che i soldati si dovessero occupare di dar da mangiare ai propri animali, per cui dovevano ottenere il cibo in un raggio di 20 miglia (CTh 7, 4, 7, a. 362). Tuttavia, per una parte dell’anno, a
partire dal 1º agosto, si riconosce che quelle scorte sarebbero dovute essere fornite dalle autorità (CTh
7, 4, 8, a. 362).
86
H. Von Petrikovits, Fortifications in the North-Western Roman Empire from the Third to the Fifth
centuries AD, JRS, 61 (1971), 178-218; P. Southern, The Roman Army. A Social and Institutional History, Santa Barbara-Denver-oxford 2006, 261-264.
87
lee, War in Late Antiquity, 87.
88
Kingsley - Decker, New Rome, 6-7.
89
K.-S. Verboven, Good for Business. The Roman Army and the Emergence of a ‘Business Class’ in
the Northwestern Provinces of the Roman Empire (1st century B.C.E.-3rd century C.E.), in l. De Blois E. lo Cascio (eds.), The Impact of the Roman Army (200 BC-AD 476), leiden-Boston 2007, 295-313.
90
M. Carroll, Romans, Celts & Germans. The German Provinces of Rome, Stroud 2001, 64, sostiene
che una parte di quella colonizzazione parallela al processo di installazione della frontiera avrebbe avuto
un carattere statale, con lo stabilimento di proprietà destinate precisamente alla produzione di alimenti
per le guarnigioni.
91
C.-R. Whittaker, Les frontières de l’Empire Romain, Paris 1989, 65-76; per R.-S. Bagnall, Military
Officers as Landowners in Fourth century Egypt, Chiron, 22 (1992), 47-54: 52-54, gli ufficiali che appaiono nel IV secolo come proprietari di terre nella zona delle guarnigioni egiziane potevano provenire
dalla stessa zona e le terre potevano già essere di loro proprietà. In ogni caso non rappresentano una percentuale significativa.
92
lee, War in Late Antiquity, 147-153.
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stato sostenuto per la Britannia 93 e con meno enfasi per la zona del Reno 94, è messo tuttavia in dubbio per il caso africano 95, sebbene qui la distanza dai centri di approvvigionamento non fosse probabilmente tanto grande.
Il problema è che non sempre si considera un’impostazione diacronica. Molte delle installazioni dei secoli I e II sembrano essere scomparse nel IV secolo. la portata di quell’abbandono varia a seconda delle zone; così, di fronte ad una riduzione media del 60%
degli insediamenti in Italia, sembra che in Africa il numero di zone agricole, e di impianti
industriali, fosse aumentato durante il IV secolo, come anche la presenza delle loro ceramiche, forse per compensare precisamente la situazione dell’Italia 96. In alcuni casi, i
processi di concentrazione proprietaria si possono interpretare archeologicamente come
abbandoni; in altri, invece, si sarebbe verificata una diminuzione effettiva della superficie coltivata e, pertanto, della produzione netta. Ci possono essere solo due tipi di spiegazione: la caduta demografica o l’abbandono delle proprietà, un problema quest’ultimo
che avrebbe colpito specialmente le zone di frontiera in momenti di conflitto 97. Questo
potrebbe essere accaduto nella zona del basso Reno, dove l’abbandono degli insediamenti
rurali sarebbe cominciato intorno all’anno 200, e per la quale si è arrivati ad ipotizzare che
il numero di installazioni si possa essere ridotto nel IV secolo dell’80% nelle zone con
suolo più povero 98. Questa riduzione dello spazio coltivato sembra essere confermata
anche dalla documentazione dei papiri per il caso dell’Egitto, dove, a partire dall’evoluzione dei livelli fiscali, si è calcolata una riduzione della produttività pari a circa il 50%,
sebbene le differenze regionali potessero essere notevoli 99.
93
N.-J. Higham, The Roman impact upon rural settlement in Cumbria, in P. Clack - H. Havelsgrove
(eds.), Rural Settlement in the Roman North, Durham 1982, 108; D.-J. Breeze, Demand and supply on
the northern frontier, in R. Miket - C. Burgess (eds.), Between and Beyond the Walls, Essays on the
Prehistory and History of North Britain in Honour of George Jobey, Edinburgh 1984, 264-286, insiste,
tuttavia, sulla grande quantità di forniture arrivate alla frontiera dal sud della Britannia. Cf. J.-D. Anderson, Roman military supply in North-East England, [BAR Brit. Ser. 224], oxford 1992.
94
le Roux, Le ravitaillement, 412-414; H. Elton, Frontiers of the Roman Empire, london 1996, 8183, segnala che gli studi sul polline dimostrano che buona parte dell’orzo consumato alla frontiera del
Reno era importata dalla Britannia. la notizia potrebbe essere confermata da Ammiano Marcellino, il
quale dice che Giuliano fece restaurare, o ricostruire a seconda del caso, i granai delle città in rovina del
Reno, la zona tra le foci del Meno e della lippe «per poter immagazzinare il grano che arrivava normalmente dalla Bretagna» (Amm. Marc. 18, 2, 3).
95
D. Cherry, Frontiers and Society in Roman North Africa, oxford 1998, 145-151, ritiene che l’esercito africano avrebbe rappresentato a malapena lo 0,3-0,4% della popolazione e che un aumento della
produzione equivalente sarebbe stato sufficiente e non avrebbe richiesto una grande trasformazione della
zona.
96
R.-P. Duncan-Jones, Economic Change and the Transition to Late Antiquity, in S. Swain - M. Edwards (eds.), Approaching Late Antiquity. The Transformation from Early to Late Empire, oxford 2004,
27-43, con abbondanti rimandi.
97
Giuliano, nella campagna contro gli Alemanni, trova enormi difficoltà per ottenere razioni per i suoi
soldati in terre costantemente devastate (Amm. Marc. 16, 4, 1 e 4), cosa che lo porta a raccogliere gli
alimenti delle terre barbare (16, 11, 11 e 17, 1, 7 e 11).
98
P. Van ossel - P. ouzoulias, Rural Settlement Economy in Northern Gaul in the Late Empire: an
Overview, JRA, 13 (2000), 133-160: 137; Carroll, Romans, Celts & Germans, 63.
99
R.-S. Bagnall, Agricultural Productivity and Taxation in Later Roman Eypt, TAPhA, 115 (1985),
289-308; Depeyrot, «Economy and society», 227, afferma che la diminuzione di produttività di alcune
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In un’immagine di approvvigionamento a circoli concentrici, è indubbio che il costo
del trasporto si moltiplicava esponenzialmente in base alla distanza e al mezzo usato, più
economico con la nave, più caro negli spostamenti via terra 100. Il legislatore ha previsto
una quota differenziale nell’ammontare dell’imposta in base al carattere costiero o interno dei distretti fiscali, e la ragione è che a volte il trasporto può essere più oneroso
della stessa imposta 101. Sfortunatamente, la possibilità di rilevare anche solo tracce di
questi movimenti a breve e media distanza è praticamente nulla. Di maggiore interesse è
il commercio a lunga distanza, sempre incerto, che invece ha lasciato delle tracce nel registro archeologico. Il problema è che l’enorme quantità di informazioni che l’archeologia ha fornito negli ultimi anni, specialmente la gigantesca massa di materiale del registro
ceramico, è ancora molto dispersa e non sono state tratte delle conclusioni definitive 102.
Sebbene sia chiaro che questi sottoprodotti ceramici, soprattutto i resti delle anfore vinarie e olearie, comprese quelle che arrivano come stoviglie 103, costituiscono il nostro indizio più affidabile, non possiamo dedurre neanche dalla loro presenza il meccanismo
economico mediante il quale arrivavano fino a quei luoghi; ovvero, se arrivavano come
parte di un processo ridistributivo o come flussi in un meccanismo di domanda e di offerta; l’unica cosa certa che testimonia è che esistevano delle rotte di flusso di prodotti e
che queste rispondevano ad una necessità di consumo 104.
Non si tratta solo di valutare che cosa si trasportava e quali erano le rotte commerciali,
ma anche di conoscere i meccanismi di quel trasporto. È probabile che in questo aspetto
la situazione non fosse cambiata molto rispetto all’Alto Impero. Il meccanismo consisteva nel ricorrere ai navicularii privati, che trasportavano le merci per adempiere un
munus 105. Non bisogna pensare che il meccanismo fosse universale, ma nel 334 una legge
di Costantino sanciva che il corpus dei navicularii d’oriente ricevesse per il suo servizio
il 4% della merce trasportata e un solido per ogni 1000 modi di grano trasportato, le stesse
condizioni previste per la flotta di Alessandria, riconoscendo il legislatore che il pagamento non era sufficiente per far fronte alle spese 106. Il pagamento di questo servizio pare
zone fu compensata dall’aumento in altre; la conseguenza sarebbe stata un aumento del commercio per
equilibrare i mercati.
100
Hopkins, Models, Ships and Staples, 102-105. R.-S. Bagnall, The Camel, the Wagon and the Donkey in Later Roman Egypt, BASP, 22 (1985), 1-6; Adams, Land Transport, 210-219.
101
CTh 11, 1, 22, a. 386: Mediterraneae civitates antea maritimis et maritimae mediterraneis onerabantur expensis, ut plus haberet dispendii translatio quam devotionis illatio. Poco dopo stabilisce
anche che i contribuenti paghino la loro tassa in grano nel proprio distretto (CTh 11, 1, 29, a. 401), probabilmente per evitare la spesa aggiunta che avrebbe implicato per loro trasportarlo fino ad un punto lontano.
102
Duncan-Jones, Economic Change, 27.
103
A. King, Roman Gaul and Germany, london 1990, 126, in relazione alla ceramica che dal sudest della Gallia arriva in grande quantità in Germania.
104
lo Cascio, Crescita e declino, 294-295, il quale rifiuta il modello costruito da Remesal (La annona militaris) di un flusso amministrativo dell’olio betico, ma al contrario prevede che l’amministrazione delle proprietà imperiali venda l’olio prodotto in quelle proprietà a negotiatores privati, sebbene
si debba osservare che il modello di Remesal non tiene conto della realtà del tardo impero.
105
Carrié, Les échanges, 183-186.
106
CTh 13, 5, 7.
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sia stato finanziato con una partita specifica dell’imposta sulla terra 107. Tuttavia, è probabile che l’obbligo di trasportare ad un prezzo tassato fosse compensato da vantaggi di
tipo fiscale 108. Non si deve dimenticare che quei navicularii erano gli stessi che si occupavano del trasporto dei carichi privati, paralleli al trasporto per conto dello Stato. In circostanze straordinarie, come mostrava il testo di Ammiano, si sarebbe ricorsi all’esigenza
forzata di prestazioni di angariae. l’idea che il cursus publicus avesse creato i propri
mezzi di trasporto intuibili dall’espressione transvectioni publicae 109, dedicando una sezione speciale, il cursus clabularis, al trasporto di approvvigionamenti militari e materiale 110, non è unanimemente accettata. Si ha la sensazione che lo stato si limitasse
essenzialmente a facilitare i trasporti, rendendo sicuri i percorsi, riparando le strade e
mantenendo posti di servizio 111. Una volta giunti i prodotti alla loro destinazione, i forti
avrebbero funzionato come centri di immagazzinamento e le guarnigioni si sarebbero occupate della loro distribuzione 112.
A grandi linee, si ha la sensazione che dalla fine del III secolo ci siano state delle variazioni nei flussi commerciali di questi prodotti, che si potrebbero mettere in relazione
con il riordinamento amministrativo di cui ci siamo occupati fino a questo momento.
Sembra che, già negli ultimi decenni del III secolo, si registri una marcata diminuzione
di anfore betiche a Roma, mentre continua la presenza di quei recipienti ispani in Germania 113 e in Britannia 114, coincidendo con la sostituzione delle anfore Dressel 20 con le
Dressel 23 115. Tuttavia, il mercato settentrionale, assolutamente incerto per il IV secolo 116,
107
Sirks, Food for Rome, 149. J.-M. Carrié, Primipilaires et taxe du primipilon à la lumiere de la documentation papyrologique, in Actes XV Congrés International de Papyrologie (Bruxelles 1977), vol.
IV, Paris 1980, 156-176, lo mette in relazione con l’imposta del primipilon, il pastus primipili (Cf. e.g.
CTh 7, 7, 2; 8, 4, 8), che regolava il trasporto dell’annona tra le province. Potter, The Roman Empire at
Bay, 397, vincola il pagamento di questa imposta alle città e alla loro responsabilità di provvedere alle
razioni delle guarnigioni. Nessuno era esente dagli obblighi fiscali relativi al trasporto dell’annona (translatione annonae), insieme al pagamento per il cursus publicus e la manutenzione delle strade (CTh 11,
16, 10, a. 362); e con il passare del tempo, non lo furono neanche le proprietà imperiali (CTh 7, 5, 2, a.
404).
108
Sirks, Food for Rome, 129, 148-155 e 203-204.
109
CTh 7, 4, 19, a. 393.
110
Jones, The Later Roman Empire, 67, 438-439 e 830-831; lee, «Warfare and the State», 404.
111
Jones, The Later Roman Empire, 458-460.
112
lee, War in Late Antiquity, 87, con riferimenti archeologici al basso Danubio. Giuliano restaurò
la fortezza di Saverne sul Reno con l’intenzione di immagazzinarvi viveri per un anno, che permettessero la difesa del settore (Amm. Marc. 16, 11, 11).
113
J. Remesal, Baetica and Germania: notes on the concepts of ‘provincial interdependence’ in the
Roman Empire, in P. Erdkamp (ed.), The Roman Army and the Economy, Amsterdam 2002, 298-300.
114
C. Carreras Monfort - P.P.A. Funari, Britannia y el Mediterráneo: Estudios sobre el abastecimiento de aceite bético y africano en Britannia, Barcelona 1998, 5-80: 63-64.
115
J. Remesal, Transformación en la exportación del aceite bético a mediados del siglo III d.C., in
Producción y comercio del aceite en la Antigüedad. Segundo Congreso Internacional, Madrid 1983,
115-131.
116
P. Reynolds, Hispania and the Roman Mediterranean, AD 100-700. Ceramics and Trade, london
2010, 24-27, 32-33 e 79, il quale sostiene che la diminuzione dell’arrivo dell’olio annonario alla frontiera della Britannia e del Reno nel IV secolo potrebbe essere anche dovuta alla diminuzione del numero
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non sembra aver compensato, in nessun caso, l’interruzione delle esportazioni a Roma,
e questo ha provocato una notevole riduzione della produzione di olio nella Betica, come
rivela archeologicamente l’abbandono massiccio dei centri di trasformazione delle olive
e delle botteghe che producevano le anfore 117. Sembra evidente, in questo caso, che il
nuovo orientamento delle rotte di approvvigionamento avrebbe comportato una diminuzione drastica della produzione di olio betico 118, mentre cambiamenti così drastici non si
apprezzano nelle province vicine come la lusitania 119, che probabilmente non aveva
orientato la sua produzione all’esportazione. Due leggi di epoca costantiniana mostrano
ancora alcune rotte commerciali stabilite dall’Hispania a Roma 120, ma è probabile che
l’affluenza massiccia di olio, chiamiamolo ‘fiscale’ 121, si sia interrotta a vantaggio di
quello africano 122, la cui ceramica monopolizza praticamente lo spettro archeologico del
IV secolo 123.
È ragionevole pensare che questa alterazione non sia il prodotto di un nuovo capriccioso orientamento di alcune rotte commerciali libere, bensì la conseguenza del grande
riordinamento dei territori fiscali dopo la regionalizzazione dell’amministrazione prefettoriale, la quale sarebbe cominciata già prima con lo stabilimento del sistema di diocesi
e vicari, che costituisce l’antecedente immediato e diretto del nuovo sistema. la distribuzione dell’annona destinata all’approvvigionamento dell’esercito, dipendente dal prefetto del pretorio, avrebbe stabilito le vie di canalizzazione di quei prodotti, che, inclusi
nella dieta dei soldati e inseriti nel loro stipendio in natura, non si potevano ottenere nel
territorio circostante. Nel caso della prefettura delle Gallie, quella linea di commercializzazione aveva un chiaro orientamento sud/nord, il che avrebbe giustificato l’incorporazione nella stessa della Mauritania Tingitana. Una rotta essenzialmente marittima e
atlantica: da una parte, verso la foce della Garonna e l’Aquitania, per distribuire l’annona
verso la Gallia settentrionale e la Germania 124; dall’altra, verso le coste del sud della Bridi truppe, essenzialmente quelle di origine meridionale, sostituite gradualmente da soldati di origine locale, o germanici, che chiedevano un’alimentazione diversa.
117
Y. Peña Cervantes, Torcularia. La producción de vino y aceite en Hispania [Documenta 14], Barcelona 2010, 188-189, mostra che degli 11 frantoi chiaramente dedicati alla produzione di olio in eccedenza, la cui sequenza cronologica si può fissare con precisione, solo 2 erano ancora attivi nel IV secolo;
il che implicherebbe una diminuzione superiore all’80%, in contrasto con il contemporaneo incremento
di questi stabilimenti in Tunisia (Reynolds, Hispania, 76-77).
118
S.-J. Keay, Late Roman Amphorae in the Western Mediterranean. A Typology and economic study:
the Catalan evidence, part. 2 [BAR Int. Ser. 196-2], oxford 1984, 433, ha descritto un asse di distribuzione alternativo dell’olio betico verso la costa orientale della Penisola iberica; ma neanche questo
avrebbe compensato la perdita del mercato romano.
119
Peña Cervantes, Torcularia, 191-192.
120
CTh 13, 5, 4 e 8; aa. 324 e 336.
121
Bowman-Wilson, Quantifying the Roman Economy, 20, credono che la presenza massiccia di
Dressel 20 nel Testaccio sia un segno evidente dell’intervento dello stato nella fornitura di olio a Roma.
122
J.-T. Peña, The mobilization of state olive oil in Roman Africa: the evidence of late 4th-c. ostraka
from Carthage, in J.-T. Peña et al., Carthage Papers. The early colony’s economy, water supply, a public bath, and the mobilization of state olive oil [JRA Supl. Ser. 28], Portsmouth 1998, 165-170, pensa
che coincida con la segregazione dell’Impero gallico nel decennio del 260.
123
Duncan-Jones, Economic Change, 37.
124
Ammiano Marcellino (14, 10, 1) racconta come, nell’anno 354, Costanzo che si trovava a VaCOSTANTINO PRIMA E DOPO COSTANTINO
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tannia, in direzione del nord dell’isola 125. A queste bisognerebbe aggiungere, probabilmente, un’altra rotta mediterranea verso la foce del Rodano 126. Più difficile, sebbene potesse essere una rotta alternativa in circostanze eccezionali, sarebbe immaginare un
percorso terrestre da Hispalis, per Emerita, fino ad Asturica Augusta e poi verso i Pirenei, dal sud della cordigliera cantabrica. l’esistenza di questa via commerciale è stata argomentata, in mancanza di testimonianze archeologiche o letterarie, per spiegare la
presenza di una serie di unità militari nel nord della Penisola Iberica, riportate nella Notitia Dignitatum Occ. Tuttavia, quelle truppe potrebbero essere il prodotto di una riorganizzazione di emergenza negli anni ‘20 del V secolo, per far fronte ai problemi causati
dall’insediamento di Svevi, Vandali ed Alani 127.
la stagionalità di questo ipotetico commercio può essere immaginata, ma la quantità
e la qualità dei prodotti trasportati è più difficile da ipotizzare. Comunque, ciò che è davvero difficile, ed è dove l’impostazione di questo contributo, come viene presentato nel titolo, trova i suoi veri ostacoli, è supporre che la necessità di quell’approvvigionamento
potesse provocare un’alterazione nelle economie provinciali in base alla domanda, o in
funzione degli incentivi, per incrementare un determinato tipo di produzione. Quest’alterazione sarebbe stata possibile sia dalla prospettiva di una produzione incentivata, controllata in una proporzione significativa dallo stato, sia da quella di un sistema equiparabile
al libero mercato. Tuttavia non abbiamo una forma efficace per verificarlo. Sia la vite che
l’olivo (questo sembra essere il prodotto più richiesto in quel flusso sud/nord, forse perché è molto più esigente da un punto di vista ambientale) sono coltivazioni che richiedono
un periodo relativamente lungo per ottenere una crescita quantitativa rilevabile. In altri
casi, come nella prefettura territorialmente variabile dell’Italia, che come abbiamo visto a
volte includeva l’Africa, che comprendeva l’Illiria o una parte di essa, è possibile che
quello stesso gioco di territori fosse un modo per equilibrare la produzione e lo scambio,
che lo facilitasse in funzione delle decisioni centralizzate di ogni prefettura.
Sembra che, sia nell’Alto che nel Basso Impero, il movimento di merci destinate all’approvvigionamento dell’esercito fosse esente da imposte 128; ma non sappiamo fino a
lence per combattere gli Alemanni, dovette aspettare vari giorni che arrivassero i viveri dall’Aquitania,
in ritardo per le piogge primaverili che avevano fatto crescere i ruscelli. Poco dopo (17, 8, 1), Giuliano,
acquartierato in Lutetia, dovette aspettare l’arrivo dell’estate per ricevere le forniture dalla stessa località. Non si trattava necessariamente di prodotti aquitani, bensì arrivati attraverso il suo porto. Si veda
Ammiano Marcellino (15, 11, 5) anche riguardo all’Aquitania come luogo di affluenza di merci straniere.
J. Remesal, De Baetica a Germania, consideraciones sobre la ruta y el comercio atlántico en el Imperio Romano, in F. Marco - F. Pina - J. Remesal (eds.), Viajeros, peregrinos y aventureros en el mundo
antiguo, Barcelona 2010, 153-154, parla di varie alternative atlantiche in funzione delle necessità, sia
rotte dirette o di cabotaggio, collegate a rotte di ridistribuzione in un autentico sistema capillare.
125
C. Carreras Monfort, Los beneficiarii y la red de aprovisionamiento militar de Britannia e Hispania, Gerión, 15 (1997), 157-163; Id., Economía, 202-212 ricostruisce quella rotta di distribuzione e
sebbene i suoi dati siano essenzialmente dell’Alto Impero, è probabile che non fossero cambiati molto
per il IV secolo.
126
Remesal, La annona militaris, 79; Carreras Monfort, Economía, 239.
127
G. Clemente, La Notitia Dignitatum: l’immagine e la realtà dell’Impero tra IV e V secolo, in G.
Bonamente - R. lizzi Testa, Istituzioni, carismi ed esercizio del potere (IV-VI secolo), Bari 2010, 132.
128
S.-J. De laet, Portorium: Étude sur l’organisation douaniere à l’epoque Du Hut Empire, Brugge
1949, 427-431 e 476.
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PABlo C. DíAz
che punto il sistema romano post-costantiniano, con il suo sistema di prefetture regionali, permettesse la sovrapposizione di interessi doganali o la circolazione di merci, specialmente se, come in questo caso, la responsabilità fiscale e l’approvvigionamento
annonario erano chiaramente individualizzati in ogni prefettura. È possibile che la collegialità dei prefetti, quando è constatabile 129, potesse risolvere problemi di squilibrio tra i
suoi territori o che, in mancanza, una decisione imperiale eliminasse qualunque conflitto,
ma non è facile seguirne le tracce nella documentazione legale. le prefetture regionali,
in qualche modo, avrebbero trasformato i vantaggi del decentramento e della vicinanza
in isolamento amministrativo. Nella misura in cui questo riguardava un “dirigismo produttivo” e distributivo, il risultato sarebbe stato un prolungamento dell’anelasticità del
sistema che aveva provocato il loro fallimento nel periodo precedente 130.
È probabile che le economie provinciali si riorganizzassero con il nuovo sistema tributario in natura e con lo schema di ridistribuzione annonario, sebbene sia difficile valutare in che misura. È indubbio che alcuni prodotti, specialmente il cereale panificabile o
l’olio, gli animali domestici destinati alla produzione di carne, il vino benché in condizioni di dubbia qualità, certe leguminose, fossero più facili da immagazzinare e conservare, nonché da trasportare, se necessario. Ma non sappiamo se lo stato tardo-romano fu
in grado di fare delle stime differenziate del “valore di mercato” di ognuno di quei prodotti, in contesti diversi, fino al punto che produrre l’uno o l’altro fosse abbastanza vantaggioso per modificare l’orientamento della produzione in determinate zone, sapendo in
anticipo che il sistema economico era, in termini comparativi, molto inflessibile. È possibile che lo stato romano si sforzasse per fissare il livello delle imposte in base a valori
di mercato, che sappiamo furono molto volubili, e a tal fine, potrebbero servire, per esempio, le dichiarazioni mensili dei prezzi da parte dei responsabili delle corporazioni di artigiani e mercanti, conosciute per l’Egitto, almeno tra il 310 e il 359 131. Questo aiuterebbe
ugualmente a stabilire una tabella di conversione del valore di alcuni prodotti in altri, tralasciando il fatto che tra il 270 e il 370 circa la moneta sarebbe servita a stento di per sé
per stabilire la misura di valore dei prodotti 132.
Non siamo neanche in grado di supporre se questo nuovo orientamento della produzione fosse possibile, o tentato, nelle grandi proprietà imperiali. È probabile che dall’epoca severiana si fosse verificata una crescita drastica delle proprietà imperiali, senza
escludere che buona parte di esse si fosse dedicata alla produzione di eccedenze per l’approvvigionamento di Roma e dell’esercito, come nel caso della Betica e dell’Africa, dedicate soprattutto alla produzione di olio 133. Se le cose stessero così, non c’è nessuna
ragione per pensare che la situazione fosse cambiata nel IV secolo. Tuttavia questo aggiunge un nuovo problema in quello schema di responsabilità parallele. le proprietà imperiali, spesso amministrate in modo praticamente privato dagli affittuari, dipendevano
129
Porena, Le origini della prefettura, 398-408 e 466-496.
Porena, Le origini della prefettura, 560.
131
lo Cascio, Crescita e declino, 262; con rimandi. l’idea è di Bagnall.
132
lo Cascio, Crescita e declino, 251.
133
Peña, The mobilization, 1998; lo Cascio, Crescita e declino, 276-279.
130
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lA PolITICA DI CoSTANTINo E lA CoSTRUzIoNE DEllE ECoNoMIE PRoVINCIAlI
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dalla res privata 134. Sembra sicuro che gli affittuari, quando c’erano, pagavano l’imposta ordinaria dell’annona in natura 135, ma non conosciamo i meccanismi attraverso i quali
le eccedenze produttive, concepite in questo caso come affitto più che come imposta,
passavano al controllo dell’annona del prefetto, che era colui che doveva occuparsi dell’approvvigionamento militare. l’abbondanza di notizie sugli agri deserti in questo periodo si potrebbe forse interpretare, in questo schema, come una specie di terra di riserva,
suscettibile di essere usata con una determinata finalità produttiva. l’impegno di coltivare
per forza parte di quella terra, per esempio assegnandola a veterani o barbari 136, deve
forse essere considerato in termini congiunturali, come risposta a necessità concrete 137.
Evidentemente è solo una possibilità teorica, soggetta ad enormi difficoltà pratiche, tra le
quali quella della mobilitazione della manodopera necessaria in un momento di apparente regresso demografico 138; ma, se si accettasse, sarebbe un ulteriore esempio dello
sforzo per riordinare le risorse in funzione delle necessità, in cui non è imprescindibile vedere un elemento di tirannia fiscale.
134
D. Vera, Forme e funzioni della rendita fondiaria nella tarda antichità, in Giardina (ed.), Società
romana, 367-447 e 723-760.
135
Cf. CTh 11, 16, 2, 12, 13, 17 e 20; CTh 11, 19.
136
CTh 7, 20, 3-4; Pan. Lat. 8 (5), 9, 3.
137
Cf. P. Jaillette, Les dispositions du Code Théodosien sur les terres abandonnées, in J.-l. Fiches
(ed.), Le IIIe siècle en Gaule Narbonnaise. Données régionales sur la crise de l’Empire, Sophia Antipolis 1996, 393-400; Duncan-Jones, Economic Change, 23-27.
138
Duncan-Jones, Economic Change, 49.
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