Liturgy

I media digitali non sono semplicemente strumenti neutri: essi stan-
no operando una riconfigurazione antropologica. I social media in par-
ticolare modificano i riti-base dell’esistenza umana. Anche la ritualità
liturgica non può rimanere indenne. L’articolo presenta una descrizione
di alcune riconfigurazioni antropologiche operate dai media e la loro
ripercussione liturgica, proponendo alcuni criteri di discernimento.

Cette contribution propose une comparaison des calendriers liturgiques et des litanies des saints conservés dans les manuscrits liturgiques de l'abbaye de la Trinité de Fécamp. Cette approche permet d'une part d'attribuer à l'abbaye de Fécamp plusieurs manuscrits liturgiques d'origine ou de provenance indéterminées ou incertaines, d'autre part de rejeter l'attribution erronée de plusieurs manuscrits à ce monastère.

Taft R. F. The Great Entrance. A History of the Transfer of Gifts and other Preanaphoral Rites of the Liturgy of St. John Chrysostom. [A History of the Liturgy of St. John Chrysostom, vol. II]. Roma, 1975. (Orientalia Christiana Analecta; 200).

Sacra Doctrina Series, The Catholic University of America Press, 2021

From the Backcover:
Bread from Heaven offers a contemporary theological synthesis on the Eucharist that brings together classical and critical biblical exegesis, debates on the early history of the Christian liturgy, patristic doctrine, the teachings offered by the Councils of Florence, Trent and Vatican II, and the Church’s lex orandi, all within a framework provided by the Eucharistic theology of Thomas Aquinas.

The volume begins with Christ’s Bread of Life discourse in John 6, in light of the Old Testament theme of the manna, and the Synoptic accounts of the Last Supper. These biblical texts offer solid foundation for a theology of Eucharistic sacrifice, presence and Communion. It then continues with a historical and systematic study of the institution of the Eucharist by Christ, with special attention given to the emergence of the first Eucharistic prayers. Then follows a survey of key Christological and ecclesiological themes which undergird Eucharistic theology. The chapters on Eucharistic sacrifice and presence form the heart of the work. Here, the focus moves to key conciliar, patristic and Thomistic insights on these themes. Bread from Heaven clarifies misunderstandings of Eucharistic sacrifice and renders transubstantiation accessible to beginners.

Blankenhorn concludes with a study of the consecration, the minister of the Eucharist and the fruits of communion. The chapter on the debate over the words of institution and the epiclesis gives a fresh perspective that integrates both eastern and western tradition. The study of the Eucharistic celebrant strikes a balance between a spirituality of the priest as acting in persona Christi and of the priest as praying in persona ecclesiae. The concluding chapter centers on the Eucharist’s unitive, mystical fruits in the Church.

This textbook is ideal for an advanced undergraduate or graduate course on Eucharistic theology. It also seeks to advance the debate on several controversial historical and speculative issues in sacramental theology.

Estas páginas suponen por tanto una visita guiada, una invitación a la lectura, una puerta de entrada a los mismos textos conciliares, que pueden ser plenamente comprendidos por el lector o la lectora contemporáneos.

Comienzan por el contexto histórico-religioso del concilio, con especial alusión a las ideas filosóficas y teológicas; después describen el desarrollo de las tareas conciliares, sobre todo desde el punto de vista histórico; en fin, realizan una consideración particular de los documentos conciliares desde el punto de vista teológico.

This note describes a lipsanotheca (a small container of relics, placed within an altar) from the church of Santa Maria de Cap d’Aran. The container, now preserved in the Museu dera Val d’Aran, is of blown glass, and it has relief-cut ornament. The form, color, and quality of the glass indicate that it was made in the ninth or 10th century, probably in Iran. Similar objects in The Corning Museum of Glass and The Metropolitan Museum of Art are noted. It is not known how the bottle reached Spain. The authors believe that it was used as a lipsanotheca at about the time the church of Santa Maria de Cap d’Aran was consecrated, in the first half of the 11th century.

Liber antiphonarium
Ms. 8, Archivo Capitular de León
Copistas: Totmundo y Arias.
Procedente del Monasterio de San Cipriano de las Riberas del Porma.
s. X, aunque varios folios añadidos del s. XI.
Pergamino, 306 f., 330 x 240 mm.

Realizado entre los siglos X y XII, el Antifonario de León es un libro litúrgico musical que contiene más de una centena de oficios del rito hispánico, con sus correspondientes cantos particulares variables en cada fiesta y solemnidad atendiendo tanto a las horas canónicas como a las partes cantadas de la misa. El manuscrito, conservado actualmente en el Archivo Capitular de la Catedral de León, se atribuye al copista Totmundo del Monasterio de San Cipriano de las Riberas del Porma, gracias a una dedicatoria al comienzo del libro. El calendario de las primeras páginas, así como la ordenación interna de los oficios son un rico ejemplo del santoral hispano-visigodo de la época. La notación que acompaña a los textos, llamada visigótoca, ha despertado gran interés entre los musicólogos medievalistas, aunque no puede leerse en la actualidad por la ausencia de referentes en la altura de los sonidos. El manuscrito es el mejor ejemplo conservado de los antifonarios de la liturgia hispánica y una de las fuentes que más información nos aporta en la actualidad para comprender esta forma ritual, que fue sustituida por el rito romano desde el siglo XII y que era fruto de la riqueza cultural hispana en la Antigüedad Tardía y Alta Edad Media.

In tutto il mondo dove ci sono i cristiani, ci sono anche chiese e luoghi, in cui le comunità cristiane s'incontrano per lodare Dio. Si può dire che per ogni comunità cristiana avere una chiesa propria significa avere un segno visibile della propria identità. La teologia del luogo del culto viene espressa nell'arco dei secoli in diversi modi ma nel massimo grado la peculiarità dell'edificio sacro cristiano si esprime durante le liturgie ivi celebrate. Proprio esse, sin dall'inizio – con la fondazione e con la dedicazione, rendono l'edificio un luogo d’incontro vivace e il vero cielo sulla terra. I riti prescritti per le celebrazioni legate all'inaugurazione di una chiesa, con drammaturgia e profondità, formano il vero tesoro simbolico del tempio cristiano.

Il nucleo del presente lavoro è l'analisi dei riti presenti nelle tradizioni bizantina e latina. Per raggiungere dei risultati soddisfacenti sono stati adattati due metodi: l'analisi storico-critica (dominante nella parte storica) e l'analisi comparativa (dominante nella parte liturgico-teologica).

Nella prima parte, ci si è concentrati sullo sviluppo storico delle fondazioni e delle dedicazioni di una chiesa. Il primo capitolo presenta la concezione dei luoghi sacri nelle varie comunità umane e religiose. Partendo dalle idee bibliche dei luoghi sacri ed attraversando le testimonianze dei Padri della Chiesa (fino alla pubblicazione dell'editto di Milano), viene spiegata la comune concezione cristiana del senso dell'esistenza dei luoghi sacri e delle relative dedicazioni. Nel secondo capitolo, l'oggetto della ricerca è l'analisi storico-critica dei testi che pian piano, influenzandosi a vicenda, vennero a formare i libri liturgici, arrivando fino alle loro ultime redazioni, che costituiscono il rito. Grazie alla breve presentazione dello svolgimento della fondazione e della dedicazione in ognuno di questi documenti, si possono specificare i punti principali delle celebrazioni. La prima parte del lavoro pone un solido fondamento per poter passare alla seconda, cioè all'analisi comparativa degli odierni rituali della fondazione e della dedicazione di una chiesa in ambedue le tradizioni. Nel terzo capitolo inizia l'analisi dal punto di vista liturgico. Vengono così presentate e paragonate sia le strutture dei riti sia lo svolgimento delle azioni liturgiche (le somiglianze e le differenze nelle celebrazioni sono riportate in tabelle comparative per facilitare la comprensione). Nel quarto capitolo si prosegue con l'analisi comparativa dei testi eucologici nei rituali, chiamati le “preghiere comuni”, perché si riferiscono alle stesse azioni in ambedue le tradizioni. In seguito viene sottolineato il carico teologico presente nei rituali e espresso nella teologia biblica, nei temi trinitari, nella cristologia, nella soteriologia, nell'ecclesiologia e nell'escatologia.

CONCLUSIONI GENERALI
1. L'analisi fatta nel lavoro ha mostrato che le feste delle inaugurazioni delle chiese bizantine e latine affondano le radici nella tradizione veterotestamentaria e non possono distaccarsi da essa. Quantunque la teologia cristiana del tempio sia diversa da quella giudaica, il legame con l'opera di Salomone conferma la continuità della tradizione che dal tempio terrestre conduce i credenti all'escatologico tempio celeste.
2. Gli odierni rituali bizantini e latini, insieme con le azioni specifiche dei riti, non sono stati codificati in uno scriptorium, ma sono il frutto di un lungo percorso liturgico, che spesso si influenzava a vicenda (nei rituali bizantini troviamo influssi latini e gallicani e viceversa). Proprio per questo, nel corso della ricerca si evidenziano numerose somiglianze, la prima delle quali è il tema dominante dei riti: l'implorazione della benedizione divina per il nuovo edificio cultuale.
3. Benché ambedue le tradizioni abbiano interagito tra loro, i riti delle fondazioni e delle dedicazioni delle chiese presentano anche molte differenze. Per esempio i testi bizantini presentano il tempio sopratutto come il “cielo sulla terra”, l'abitazione metafisica dove Dio viene ad incontrare il suo popolo; i testi latini, vedono la chiesa-edificio anzitutto come il luogo dove l'assemblea si raduna per svolgere il culto.
4. L'analisi teologica dei testi eucologici mostra che, trasmettendo sostanzialmente uguali temi teologici, nelle diverse tradizioni si mettono in risalto aspetti diversi degli stessi. Mentre nelle preghiere bizantine dominano i temi veterotestamentari, trinitari ed escatologici, nei testi eucologici latini il primo posto è occupato da temi neotestamentari, cristologici ed ecclesiologici.
5. L'elenco delle diverse domande epicletiche presenti nei testi eucologici e i titolo descriventi il luogo sacro bizantini e latini, considerati insieme, possono creare una definizione comune della chiesa-edificio: “L'edificio del culto cristiano (ἐκκλησία, ecclesia) è una casa (οἶκος) edificata (opus) in onore di Dio, come sua dimora (κατοικία, locus sanctus), per la celebrazione della sua gloria (σκήνωμα δόξης); tale celebrazione si svolge tramite i misteri divini (ναός, templum, ædes) compiuti dalla comunità credente (orationis domum), dalla quale, alla fine, quell'edificio prende anche il nome (ἐκκλησία, ecclesia)”.
6. L'analisi comparativa storico-liturgica che è oggetto del lavoro può avvicinare il lettore alla tematica liturgico-teologica della fondazione e della dedicazione di una chiesa nella tradizione bizantina e latina. Il tema scelto per la ricerca permette di dare uno sguardo abbastanza ampio alla problematica.
7. Il paragone tra le diverse tradizioni liturgiche ha anche scopo ecumenico: in un’epoca di secolarizzazione come la nostra il compito più importante di ogni Chiesa cristiana deve essere quello di insistere nel cercare un dialogo con gli altri per poter dare un'unica testimonianza davanti al mondo contemporaneo. L'analisi comparativa del tesoro liturgico presente in ogni tradizione cristiana, tramite la reciproca comprensione, può aiutare a creare una diversitas reconciliata che porti in futuro ad un vero avvicinamento, necessario per la piena comunione delle Chiese.

Inscriptions on altar tables from Strandzha
Summary

The paper examines the restoration of the church network in the Strandzha Mountains region around the end of the 19th and the beginning of the 20th century, tracing the interaction between builders and icon painters from the vicinity of Gabrovo and Tryavna within the context of this process. The study is based on fieldwork and archival research under the project entitled Comprehensive and Innovative Methods for Identification and Study of the Tangible and Intangible Cultural Heritage of Central and Eastern Strandzha against the Backdrop of Migration and Demographic Decline, funded by the National Science Fund of Bulgaria. Here, published for the first time, are the inscriptions on the altar tables of the churches in that area. The historical records available testify to a large-scale, targeted policy aimed at reviving and fostering local church/religious life in the decades following the Russo-Turkish Liberation War of 1877-1878 in the territory of the Municipality of Sredets (as opposed to the Municipality of Malko Turnovo, which remained within the borders of the Ottoman Empire up until 1912). Under the authority and supervision of Seraphim, Metropolitan of Sliven, and his Vicar Bishop and successor Gervasius of Leuke, the local church municipalities attracted builder teams from the vicinity of Gabrovo, which over time renovated the war-damaged temples in the town of Sredets and the village of Svetlina and built new churches in the villages of Gorno and Dolno Yabalkovo, Bistrets, Momina Tsarkva and, most probably also the churches in the villages of Fakia, Valchanovo and Varovnik. Active participants in this process were Dimitar Minev and Georgi Dimitrov, master icon painters from the town of Tryavna who painted icons for most of the abovementioned churches.

King David is one of the most colorful heroes of Jewish myth. Warrior and poet, sinner and penitent, conqueror and musician, adulterer and Messiah. The many facets of his character are rooted in biblical scripture, and continue to develop in the literature of the Midrash and the Kabbalah. Each generation has added new layers to David’s portrait, sketching him in a new light. Indeed, David’s personality reflects the characters and hopes of his interpreters throughout generations. Embodying the hero “with a thousand faces” and representing the messianic idea, David is not only a private character but a collective entity, wearing many different forms. The paper aims to examine the identification of David with Jerusalem and with the figure of the Shekhinah, from Psalms to the book of the Zohar.

La tecnologia digitale sfida il rito con le abitudini che ha portato a vivere ogni giorno: cambiamento della percezione del tempo, modifica della differenziazione tra tempo pubblico e privato, multicanalità, continua interazione tra pari, ruoli comunicativi. L'articolo individua alcune problematiche e suggerisce alcune so-luzioni, alla luce della letteratura scientifica e di Evangelii gaudium. Molteplici sono gli approcci che potrebbero essere scelti per riflettere sulla percezione della durata del rito, tutti forieri di contributi preziosi per l'approfondimento della tematica. Qui si proporrà uno sguardo che molto è debitore a Marshall McLuhan 1 e al determinismo tecnologico, vale a dire a coloro che si sono interessati a comprendere gli influssi della tecnologia sullo sviluppo sociale e sui valori culturali. In particolare, proveremo a interrogarci su quali sono i nodi problematici del rito nell'epoca digitale, sulla scia della nascente cyberteologia vale a dire «l'intelligenza della fede al tempo della rete, cioè la riflessione sulla pensabilità della fede alla luce della logica della rete» 2 , con la consapevolezza di poter solamente accennare ad alcune delle problematiche più rilevanti senza poter esaurire le questioni sollevate dai nuovi mezzi di comunicazione al nostro tempo e al nostro rapporto con il sacro.

Abstract: A reading of Newman’s life and writings in a liturgical perspective is an innovative and pertinent task. This article analyses six of Newman’s sermons, preached between 1829 and 1831, in their liturgical context. It offers us, in germ, an outline of his liturgical theology. Newman persistently subordinated sermons to public prayer. Every church activity, primarily preaching, is directed toward liturgical worship. He defines liturgy etymologically as “public service.” “Public” refers to the ecclesial nature of liturgy, within its two dimensions: corporate and pneumatic. “Service” refers to two aspects, which are always intertwined: it denotes the sacrificial and thanksgiving character of liturgy. Liturgy is our self-sacrifice and our praise to God. In Newman's view, liturgy is the primary repository of apostolic teaching and Church tradition. Consequently, it is the best teacher of faith formation. Thus, in Newman, there is constant interaction between liturgy and life ...

Scientists and non-scientists speak to each other from different cultures without always realizing that they understand ideas differently--including the idea of substance.  Scientists have even been told that it is wrong to ask questions, like "how" sacraments work. Beginning with clearer "packaging" of the church's explanations of scripture, Christology, and sacraments, options to bridge that gap emerge.  Using allowable explanations from church history, including and especially the Council of Trent's description of Transubstantiation, a legitimate scientific explanation of that wondrous transformation reveals itself as a complementary alternative to the explanation of St. Thomas Aquinas' double miracle description.  This helps a lot in the RCIA program.

No ano de 1508, D. Manuel escrevia a Álvaro Velho, vedor das obras de São Francisco de Évora, reiterando a sua vontade de fechar a entrada da capela-mor com portas, “porque fica assy mais lugar pera se ver a Deos soomente”. Abertas apenas nas festas de domingos e de Santos, estas portas, limiares opacos do espaço sagrado dentro do espaço sagrado, dão conta de um encontro, significativamente enunciado como visual, entre o observador-clero e o divino. Ao observador-fiel separava-o da epifania visual da capela-mor e do coro, com o seu retábulo e cadeiral, um outro obstáculo: uma grade de marcenaria, condicente com o esplendor da talha expressamente encomendada para a igreja.
Num premeditado jogo de visibilidade e invisibilidade, o mobiliário litúrgico foi um protagonista insuspeito da reforma dos equipamentos religiosos projectada e cuidadosamente observada por D. Manuel I. Indispensável à vida das comunidades monásticas, em particular, o investimento na sua renovação respondeu tanto a reais necessidades práticas, de substituição de peças deterioradas ou obsoletas, como (senão mais) a uma nova dimensão expositiva da devoção, de que a piedade régia seria sempre exemplo maior. Obras importantes, pela sua ligação ao espaço e às actividades corais, os cadeirais de coro assumiram, contudo, para D. Manuel um claro de sentido de prioridade, de que são exemplos casos como o de Santa Cruz de Coimbra, de São Francisco de Évora, do Convento de Cristo ou de Santa Maria de Alcobaça, todos eles expressamente requeridos e acompanhados pelo monarca, por vezes com precedência relativamente à conclusão da própria estrutura arquitectónica que os receberia - gerando algum desconforto historiográfico quanto às respectivas datações. No entanto, a relação dos cadeirais de coro com a exposição visual no espaço da igreja foi muito mais opaca do que este empenho comitente pode fazer pensar. Se os próprios retábulos, feitos para serem vistos, se inscreveram com frequência em dinâmicas de exposição e ocultação garantidas por panejamentos e cortinas, as soluções procuradas para o enquadramento visual dos cadeirais de coro foram muito mais diversas, dependendo simultaneamente dos constrangimentos físicos dos espaços corais, do decoro e solenidade a ele exigidos e da ostentação dos muitos poderes que nesse mesmo espaço se cruzavam.
Partindo destes quatro estudos de caso, dos quais só o conjunto crúzio remanesce - devidamente acompanhado pelo também sobrevivente cadeiral da Sé do Funchal que, pela sua filiação catedralícia, tomaremos apenas como objecto de comparação - procuraremos tomar o pulso a este evidente jogo de forças, por vezes hesitante, entre a exposição e a ocultação, na expectativa de aclarar a relação entre os cadeirais de coro manuelinos e o espaço devocional, feito de muitas categorias espaciais, das quais a arquitectónica e a litúrgica são apenas duas das mais importantes.

La publicación que reseñamos es una explicación actual y sencilla del rito de la Santa Misa. El autor expone su objetivo: aprender a vivir la Santa Misa; y, como buen liturgias, desea servirse de la misma celebración litúrgica, del rito en sí mismo considerado para ir desentrañando toda la riqueza que esas acciones rituales contienen y desvelando toda la verdad que custodian. Silvestre consigue, sin caer en el rubricismo, una explicación paulatina y pormenorizada de la celebración eucarística.

This article examines the celebration of Lazarus Saturday in Hagiopolite liturgical practice between the late fourth and early tenth centuries. Lazarus Saturday occupied a significant place within the liturgical year in ancient Jerusalem, signaling the end of Lent and the beginning of Holy Week. Building on several previous studies concerning the structural development of the Lazarus Saturday rites, this work offers a consideration of the broader themes and beliefs celebrated in these liturgies. It concludes by noting that Lazarus Saturday served as an encapsulation of the community’s Paschal celebration of salvation through Christ and a thematic hinge that connected the events of Holy Week to the lives of worshippers.

The article offers a reflection on liturgy seminar methodology, drawing from the author's personal experience while teaching at the Pontifical Liturgical Institute in Rome. Consideration of an academic seminar serves also as an opportunity to examine issues regarding classification of “liturgical studies” (“liturgical sciences”) and of “theology" of liturgy on the map of liturgical disciplines, as well as to study the practical applications of the term “liturgy” in the Polish Catholicism.

This article traces the narrative source of Avinu Malkenu (Our Father, Our King) through two stories in the Babylonian Talmud, and one in the Jerusalem Talmud. By examining these stories, we can gain clarity on the purpose of this prayer and it relationship to the leader.

BOOK LAUNCH INVITATION

Four Courts Press
cordially invites you to the launch of


The Cultural Reception of the Bible:
Explorations in theology, literature and the arts
Essays in honour of Brendan McConvery, CSsR

Salvador Ryan & Liam M. Tracey, OSM, editors

at 8.00 p.m. on Wednesday 5 December 2018
in Pugin Hall, St Patrick’s College, Maynooth, Co. Kildare

The book will be launched by Aidan Mathews, RTÉ,
& Rev. Dr Ken Newell, former Moderator of the Presbyterian Church in Ireland.


RSVP (acceptance only) Four Courts Press | info@fourcourtspress.ie
If you are unable to attend the launch but would still like to purchase a copy
of this book, please contact Four Courts Press directly at 01 453 4668.

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To learn more about this book, visit the Four Courts Press website at
http://www.fourcourtspress.ie/books/2018/the-cultural-reception-of-the-bible/

The Collects of Veit Dietrich, based on the Historic Lectionary, compared with the original source, 'Summaria Christlicher Lehr' 1548 with newly translated collects that were not in 'The Lutheran Hymnary' or in 'Evangelical Lutheran Hymnary.'

Auch in der heutigen Zeit bleibt der liturgische Bereich der Kirche weiter hin einer der wichtigsten und bedeutungsvollsten. Die christliche Gemeinde, die zum Gottesdienst zusammenkommt, gilt als eine gegliederte Versammlung mit verschiedenen liturgischen Diensten. Diese Dienste haben eine sowohl systematische als auch praktisch-theologische
Bedeutung und stellen den tiefen Sinn des christlichen Glaubenslebens dar. Da es zahlreiche und vielfältige liturgische Ämter und Dienste gibt, wird in dieser Arbeit der Versuch unternommen, die Entstehung und Entwicklung, sowie die aktuelle Bedeutung des Akolythen darzustellen, sowie seine Rolle und Aufgabe in der Liturgie zu reflektieren. Im ersten Teil dieser Arbeit wird auf das Wesen der Kirche in ihrer gemeinschaftlichen Dimension, sowie auf den Aspekt der Versammlung und der gemeinsamen Feier eingegangen, um so ein grundlegendes Verständnis für den Dienst des Akolythen zu schaffen. Ein zweiter Teil wird in einem eher allgemein gehaltenen Grundriss die Entstehung und Entwicklung des liturgischen Dienstes des Akolythen aus der Sicht der Kirchengeschichte darlegen. In diesem Kontext ist es aber unbedingt notwendig, die aktuelle Situation und die m glichen Herausforderungen für diesen Dienst in der heutigen Kirche immer wieder im Blick zu haben, um so ein rein historische Bearbeitung dieser Thematik zu vermeiden. Ein kurzer allgemeiner Exkurs in den Bereich der Jugendliturgie als ein bedeutsamer Bestandteil der pastoralen Arbeit und möglicher Bereich einer besseren Integration der Jugendlichen in das Leben ihrer kirchlichen Gemeinden wird den Abschluss der vorliegenden Arbeit bilden.

Exegesegeschichtlich ist die Erklärung von Ps 140 (141) 2 ein methodisches Musterbeispiel patristischer Schriftauslegung: Nach der Vergewisserung über den auszulegenden Text einschließlich textkritischer Varianten bietet Chrysostomus eine historische Sacherklärung des alttestamentlichen Phänomens, auch wenn er dieses nicht nur im Lichte allgemeiner Kultterminologie, sondern auch der neutestamentlichen Rezeption vor allem im Hebräerbrief, aber auch zum Beispiel in 1 Petr 2,5 erschließt und somit zumindest für biblisch informierte Ohren bereits in der historisch-sachlichen Interpretation auch metaphorische Resonanzen anklingen läßt. Im dritten Schritt folgt die paränetische Aktualisierung für das Auditorium in Form jener anthropologischen Allegorese, die schon im biblischen Vergleich des Gebets mit Weihrauch und des Erhebens der Hände mit dem Abendopfer angelegt ist und im vierten Schritt in den direkten Imperativ mündet; 1 Petr 2,5 mit seiner kultmetaphorischen Ekklesiologie und die paulinische Rede von den Christen als Tempel und Leib Christi sind wichtige Intertexte dieser abschließenden Anwendung.
Liturgiehistorisch bezeugt schon die Einleitung zur ganzen Homilie die auch sonst breit belegte Verwendung von Ps 140 (141) als Abend- und Ps 62 (63) als Morgenpsalm der Tagzeitenliturgie in Antiochien; bemerkenswert ist der Hinweis darauf, daß die ganze Gemeinde psalliert und sich nicht etwa nur durch einen Kehrvers an der Psalmodie beteiligt.
Theologisch bedeutsam ist die Erklärung, durch den Gesang dieser Psalmen würden die Sünden des Tages getilgt; es handelt sich um eine Auffassung, die umso klarer der Überzeugung des Chrysostomus entspringt, als sie nicht wirklich aus dem biblischen Text zu gewinnen ist. Der Tagzeitenliturgie Bußcharakter zuzuschreiben, lag im Zug der Zeit und war wohl auch ein Grund für die seit dieser Epoche – wenn auch nicht im Antiochien des Chrysostomus – bezeugte Verbreitung von Ps 50 (51) als Morgenpsalm; auch die Dimension der Versöhnung wird gelegentlich angesprochen. Der Psalmodie selbst wird freilich nirgends so deutlich die sakramentliche Wirkung der Sündenvergebung zugeschrieben wie in der vorliegenden Homilie zum täglichen Abendpsalm 140 (141), welcher nach Johannes Chrysostomus von den Vätern angeordnet wurde, damit er „als ein Heilmittel gesagt werde, das rettet und von Sünden reinigt“ (PG 55, 427) – ein Höhepunkt der altkirchlichen Auffassung von der Wirksamkeit des Wortes Gottes.

The aim of this draft paper is to investigate the claim of the inhabitants of Farnham, Surrey, that the first observance of the Two Minutes’ Silence was held in their town at 11 a.m. on Saturday, 10th May 1916, 3½ years before the first national Two Minutes’ Silence on Tuesday, 11th November 1919.  My methodology will be to analyse and contrast the intentions expressed in respect of the planning of Farnham’s silence plus aspects of the observance itself with those of the national silence, with particular reference to the contextual setting and framework, intended purpose, and aural shape and structure of each.

On Wednesday, Dec. 21, nations in the Northern Hemisphere will mark the winter solstice – the shortest day and longest night of the year. For thousands of years people have marked this event with rituals and celebrations to signal the rebirth of the sun and its victory over darkness.

At hundreds, and perhaps thousands, of missions stretching from northern California to Peru, the winter solstice sun triggers an extraordinarily rare and fascinating event – something that I discovered by accident and first documented in one California church nearly 20 years ago.  See article at On Wednesday, Dec. 21, nations in the Northern Hemisphere will mark the winter solstice – the shortest day and longest night of the year. For thousands of years people have marked this event with rituals and celebrations to signal the rebirth of the sun and its victory over darkness. See link to online magazine at https://theconversation.com/a-sacred-light-in-the-darkness-winter-solstice-illuminations-at-spanish-missions-70250

This article maintains that John Lydgate’s 'Testament' is not a rejection of his secular career but a literary palinode that attempts to impress a sense of coherence onto a diverse body of work. As the language of conversion, the repetitive litaneutical code at the end of the poem is vindicated by the earlier performance of poetic bravado. Lydgate’s textual piety, which I show to be indebted to the devotion to the Holy Name of Jesus, is paradoxically sustained by the displacement of prior secular forms. In a central gesture, the kneeling monk-poet presents his life’s work to God, who acts as his patron. Finally, I demonstrate that manuscript illuminations depicting a kneeling Lydgate confirm the reception of such a pose as simultaneously pious yet secular. As a result, I suggest that we view Lydgate not as a Chaucerian, but first and foremost as a poet dedicated to reconciling the writing of secular literature with a spiritual calling. From: The Chaucer Review Volume 49, Number 3, 2015 pp. 265-293 http://muse.jhu.edu/login?auth=0&type=summary&url=/journals/chaucer_review/v049/49.3.sobecki.html http://www.jstor.org/stable/10.5325/chaucerrev.49.3.issue-3