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BIBLIOTECA DELLA SOCIETÀ PER GLI STUDI STORICI ARCHEOLOGICI ED ARTISTICI DELLA PROVINCIA DI CUNEO Nuova Serie IV Ricerca sostenuta da: Consiglio regionale del Piemonte Fondazione CRT Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo Politecnico di Torino, Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Studi Storici Università degli Studi di Bergamo, Dipartimento di Lettere e Filosoia Borghi nuovi Paesaggi urbani del Piemonte sud-occidentale xiii-xv secolo a cura di Rinaldo Comba, Andrea Longhi, Riccardo Rao Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo Cuneo 2015 Il volume raccoglie una parte degli esiti della ricerca Identità e caratteri originali di un paesaggio urbano e rurale: borghi nuovi, torri e grange del Piemonte sud-occidentale, ra ricerca e valorizzazione, progetto promosso dalla Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo, sostenuto dal “Progetto Alieri” della Fondazione CRT, in collaborazione con il Politecnico di Torino (Dipartimento Casa-città) e l’Università degli Studi di Torino. Direzione scientiica: Rinaldo Comba (Università degli Studi di Milano, presidente della Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo) Comitato scientiico: Claudia Bonardi (Politecnico di Torino), Paolo Grillo (Università degli Studi di Milano), Giuseppe Gullino (Università degli Studi di Torino), Aldo A. Settia (Università degli Studi di Pavia). Gruppo di ricerca: Silvia Beltramo (Politecnico di Torino), Giovanni Coccoluto (Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo), Rinaldo Comba, Paolo Grillo, Giuseppe Gullino, Andrea Longhi (Politecnico di Torino), Enrico Lusso (Università degli Studi di Torino), Laura Palmucci (Politecnico di Torino), Riccardo Rao (Università degli Studi di Bergamo). Coordinamento redazionale: Beatrice Del Bo (Università degli Studi di Milano). Elaborazioni cartograiche digitali: Cecilia Vizzini, con la collaborazione di Manuela Olivero. Coordinamento scientiico e redazione del volume: Rinaldo Comba, Andrea Longhi, Riccardo Rao. Elaborazioni cartograiche dell’Atlante: Barbara Bongiovanni e Alessandro Tosini (Politecnico di Torino, dottorato di ricerca in Beni Culturali); tavola d'insieme Antonio Cittadino (Università di Torino, Distretto del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio). Progetto graico e impaginazione: Luisa Montobbio (Politecnico di Torino, DIST). Riproduzioni digitali della cartograia storica: Archivio di Stato di Torino, laboratorio cartograico. Fotograie: Silvia Beltramo, Giovanni Coccoluto, Andrea Longhi, Enrico Lusso, Alessandro Tosini. In copertina: foto aerea di Cuneo (Regione Piemonte, Ripresa aerea ICE 2009-2011, Ortoimmagini RGB). Immagini di apertura: p. 29: Cuneo; p. 78: Frossasco; p. 88: Cherasco; p. 104: Pecetto; p. 110: Carmagnola; p. 124: Saluzzo; p. 154: Fossano (cfr. dida 1 p. 175); p. 176: Rocca de’ Baldi (cfr. dida 2 p. 186); p. 194: Cherasco (ASTo, Cat. ant., Cherasco, All. C, 178B); p. 238: Bricherasio (cfr. dida 5 p. 255); p. 266: Villafalletto (ASTo, Cat. franc., Villafalletto, all. A, pf. 66); p. 298: Ceva (cfr. dida 2 p. 310); p. 312: Sant’Albano Stura (ASTo, Cat. ant., Sant’Albano, all. A, pf. 77). © Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo ISBN: 978-88-6625-106-4 Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo via Cacciatori delle Alpi, 9 - Tel. 0171 634367 - Casella Postale n. 91 - 12100 Cuneo alla memoria di Charles Higounet (1911-1988) e Giampiero Vigliano (1922-2001) TAVOLA DELLE ABBREVIAZIONI Riviste e collane BSSSAA di Cuneo = “Bollettino della Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo” BSBS = “Bollettino storico bibliograico subalpino” BSS = Biblioteca storica subalpina BSSS = Biblioteca della Società storica subalpina HPM = Historiae Patriae Monumenta MGH = Monumenta Germaniae Historica SPABA = Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti VSWG = “Vierteljahrschrit für. Sozial- und Wirtschatsgeschichte. Germanistiche Abteilung” ZSS = “Zeitschrit der Savigny-Stitung für Rechtsgeschichte, Germanistische Abteilung” Archivi e fondi archivistici, biblioteche e musei AATo = Archivio Arcivescovile di Torino AOM = Archivio dell’Ordine Mauriziano, Torino APPriero = Archivio Parrocchiale di Priero ASCBarge = Archivio Storico Comunale di Barge ASCBra = Archivio Storico Comunale di Bra ASCBra, Ord. = Archivio Storico Comunale di Bra, Ordinati originali ASCBusca = Archivio Storico Comunale di Busca ASCCardè = Archivio Storico Comunale di Cardè ASCCarmagnola =Archivio Storico Comunale di Carmagnola ASCCherasco = Archivio Storico Comunale di Cherasco ASCChieri = Archivio Storico Comunale di Chieri ASCDemonte =Archivio Storico Comunale di Demonte ASCFossano = Archivio Storico Comunale di Fossano ASCLaMorra = Archivio Storico Comunale di La Morra ASCo = Archivio di Stato di Como ASCPinerolo = Archivio Storico Comunale di Pinerolo ASCSaluzzo = Archivio Storico Comunale di Saluzzo ASDS = Archivio Storico della Diocesi di Saluzzo ASTo = Archivio di Stato di Torino ASTo, Bibl. Ant., Arch. Mil. = Archivio di Stato di Torino, Corte, Biblioteca Antica, Architettura Militare ASTo, Cam. Piem. = Archivio di Stato di Torino, Camerale Piemonte ASTo, Cat. ant. = Archivio di Stato di Torino, Riunite, Catasti, Catasto sabaudo antico (XVIII secolo) ASTo, Cat. franc. = Archivio di Stato di Torino, Riunite, Catasti, Catasto francese (inizio XIX secolo) BCBra = Biblioteca Comunale di Bra BNFi, Cod. Magl. = Biblioteca Nazionale di Firenze, Codice Magliabechiano XIX, 127, Brevi ragioni del fortiicare […] BNPa = Bibliothèque Nationale de Paris BNPa, Cab. estampes = Bibliothèque Nationale de Paris, Cabinet des estampes BRTo = Biblioteca Reale di Torino BRTo, Mil. = Biblioteca Reale di Torino, Militari MCCuneo = Museo Civico di Cuneo Sommario Parte I I NODI DEL DIBATTITO Rinaldo Comba Borghi nuovi ra le due guerre. Apporti nazionali e convergenze disciplinari nella scoperta di un patrimonio europeo 13 Andrea Longhi Le strutture insediative: dalle geometrie di impianto alle trasformazioni dei paesaggi costruiti 29 Paolo Grillo Le circostanze politiche delle fondazioni di borghi nuovi 69 Riccardo Rao La nascita delle nuove comunità 79 Giuseppe Gullino I gruppi dirigenti dei borghi nuovi e la legislazione urbanistica 89 Riccardo Rao La formazione del territorio dei borghi nuovi 99 Paolo Grillo Il ruolo militare dei borghi nuovi 105 Enrico Lusso Sistemi e strutture difensive 111 Riccardo Rao Politiche insediative nel marchesato di Saluzzo ra XII e XIII secolo 125 Giovanni Coccoluto La scultura come fonte storica: il caso dei capitelli di Demonte 139 Parte II ATLANTE DEI BORGHI NUOVI. PIEMONTE SUD-OCCIDENTALE I. LO SPAZIO COMUNALE A. Fondazioni con aspirazioni cittadine [A1] Cuneo [A2] Mondovì [A3] Fossano 154 155 162 169 B. Fondazioni cuneesi e monregalesi [B1] Demonte [B2] Dronero [B3] Rocca de’ Baldi [B4] Peveragno [B5] Montanera e Castelletto Stura 176 177 180 184 187 190 C. Fondazioni albesi, chieresi e astigiane [C1] La Morra [C2] Cherasco [C3] Pecetto [C4] Villastellone [C5] Cambiano [C6] Canale [C7] Montà [C8] Bra [C9] Santo Stefano Belbo e Cossano Belbo [C10] Mango 194 195 199 208 212 216 219 223 226 231 235 II. LO SPAZIO SIGNORILE D. Nello spazio sabaudo meridionale [D1] Villafranca Piemonte [D2] Frossasco [D3] Bricherasio [D4] Villanova Solaro [D5] Barge 238 239 244 250 256 261 E. Nel marchesato di Saluzzo [E1] Saluzzo [E2] Carmagnola [E3] Revello [E4] Busca [E5] Cardè [E6] Villafalletto 266 267 274 281 287 291 294 F. Nel marchesato di Ceva [F1] Priero [F2] Ceva 298 299 304 G. Signori e comunità: riorganizzazioni insediative preordinate [G1] Sant’Albano Stura [G2] Caramagna Piemonte [G3] Envie [G4] Vottignasco 312 313 318 322 325 SCHEMI INTERPRETATIVI a cura di Barbara Bongiovanni e Alessandro Tosini 329 FONTI E EDIZIONI DI DOCUMENTI a cura di Beatrice Del Bo 367 BIBLIOGRAFIA a cura di Beatrice Del Bo 371 I nodi del dibattito Sistemi e strutture difensive Enrico Lusso Il rapporto tra insediamenti di nuova fondazione e il più generale e complesso tema della difesa territoriale ha visto, nel tempo, la storiograia assumere posizioni diferenziate e, talvolta, tra di loro divergenti 1. Gli studi più aggiornati, seppure riconoscano che la concentrazione di homines in un nuovo insediamento occasionalmente si riverberasse anche sugli assetti difensivi dell’area in cui esso sorse, tendono a negare un valore militare speciico e, soprattutto, “originario” per i borghi nuovi 2. In efetti, la gran parte delle villenove – almeno nel caso di quelle di cui si dispone di una documentazione coerente –, appare murata in un momento successivo rispetto alle fasi di tracciamento e urbanizzazione. Borgo San Martino, per esempio, nuova fondazione voluta nel 1278 dal marchese Guglielmo VII di Monferrato 3, fu fortiicata solo nel 1425, quando il marchese Giangiacomo concesse l’uso della legna del bosco di Ozia «pro coquendo matonos» da impiegare in «muramento […] circa locum predictum» 4. Ancora più sensibile lo iato cronologico nel caso di Nizza della Paglia: fondata nel 1235 dal comune di Alessandria 5, essa fu circoscritta da mura solo nel 1482, anno in cui il marchese Guglielmo VIII di Monferrato esonerava la locale comunità dalla prestazione di manodopera per la fabbrica del castello di Acqui in cambio dell’impegno a fortiicare il borgo 6. Non pare questa la sede per proporre un accurato repertorio bibliograico, che richiederebbe uno spazio sicuramente molto ampio. Per una panoramica sul tema si rimanda pertanto al celebre A. A. Settia, Le pedine e la scacchiera: iniziative di popolamento nel secolo XII, in I borghi nuovi (secoli XII-XIV), Atti del convegno (Cuneo, 16-17 dicembre 1989), a cura di R. Comba e A. A. Settia, Cuneo 1993, pp. 63-81, qui alle pp. 66 sgg. Alcune utili rilessioni, che integrano e emendano i temi analizzati da Settia, sono in C. Wickham, Castelli e incastellamento nell’Italia centrale: la problematica storica, in Castelli. Storia e archeologia, a cura di R. Comba e A. A. Settia, Torino 1984, pp. 137-148. In linea di massima, per ulteriori dettagli a proposito dei vari esempi riportati, si rimanda alle schede quivi presentate. 1 2 Cfr. A. A. Settia, Epilogo, in Borghi nuovi e borghi ranchi nel processo di costruzione dei distretti comunali nell’Italia centro-settentrionale (secoli XII-XIV), Atti del convegno (Cherasco, 8-10 giugno 2001), a cura di R. Comba, F. Panero e G. Pinto, Cherasco-Cuneo 2002, pp. 427-440, qui a p. 432; F. Panero, Borghi aperti e murati nel Piemonte dei secoli XII-XIV, in Le cinte dei borghi fortiicati medievali. Strutture e documenti (secoli XII-XV), Atti del convegno nel 750° anniversario della fondazione di Villanova d’Albenga (Villanova d’Albenga, 9-10 dicembre 2000), a cura di J. Costa Restagno, Bordighera-Albenga 2005, pp. 87-96. 3 Il documento di fondazione, pubblicato a suo tempo da O. Nicodemi, Gli antichi statuti di Borgo San Martino, Tortona 1920, doc. 1 (1278), è stato commentato da A. Marzi, I borghi nuovi dei marchesi di Monferrato, in “Monferrato arte e storia”, 12 (2000), pp. 41-62, qui alle pp. 43-45. ASTo, Corte, Monferrato feudi, m. 12, Casale, n. 54, 8 ottobre 1425. Se ne parla in E. Lusso, Le “periferie” di un principato. Governo delle aree di conine e assetti del popolamento rurale nel Monferrato paleologo, in “Monferrato arte e storia”, 16 (2004) (ora in Id., Forme dell’insediamento e dell’architettura nel basso medioevo. La regione subalpina nei secoli XI-XV, La Morra 2010, pp. 39-68), pp. 5-40, qui a p. 31. 4 5 F. Panero, Villenove e progetti di popolamento nel Piemonte meridionale. Fra Nizza Monferrato e Bistagno (secoli XI-XIII), in Economia, società e cultura nel Piemonte bassomedievale. Studi per Anna Maria Nada Patrone, Torino 1996, pp. 23-40, qui p. 28; A. Marzi, Forme urbane in Piemonte nel tardo Medioevo: i borghi nuovi di Nizza e Bistagno. Il pregiudizio del triangolo, in “BSBS”, 101 (2003) (ora in Id., Borghi nuovi e ricetti nel tardo medioevo. Modelli piemontesi, fondazioni liguri e toscane, Torino 2012, pp. 275-293), pp. 19-23. ASTo, Corte, Monferrato protocolli, vol. 10, f. 560. Ne parlano A. Migliardi, Vicende storiche di Nizza Monferrato, Nizza Monferrato 2001, p. 48, e Lusso, Le “periferie” di un principato cit., p. 29. 6 111 borghi nuovi: paesaggi urbani del piemonte sud-occidentale. xiii-xv secolo 1. Borghi aperti e borghi murati Nel settore centro-meridionale dell’attuale Piemonte, i borghi nuovi caratterizzati da un’analoga separazione tra momento della fondazione e quello della fortiicazione sono decisamente numerosi, anche se, come si dirà, essa non pare essere una costante universale. Si va da abitati con un’evidente vocazione paraurbana quali Cuneo [A1] (fondata prima del 1198 e cresciuta sino a raggiungere un suo assetto stabile solo dopo il 1230 7, dotata di mura tra il 1254 8 e il 1289 9), Fossano [A3] (fondazione del 1236 10 e ampliamento entro il 1247 11, murata in data sconosciuta, forse entro il 1292 12, di certo prima del 1324 13) e Cherasco [C2] (fondata nel 1243 14 e dotata di difese in muratura solo dopo la Cfr. P. Grillo, Le origini di Cuneo, in Storia di Cuneo e delle sue valli, II, Fra Asti e Milano. Origini e primo sviluppo di Cuneo comunale nel declino della potenza sveva. 1198-1259, a cura di R. Comba, Cuneo 1999, pp. 8-34; Id., L’età comunale, in Storia di Cuneo e del suo territorio. 1198-1799, a cura di R. Comba, Savigliano 2002, pp. 11-48, qui alle pp. 12 sgg. A proposito del popolamento dell’abitato sul “Pizzo” di Cuneo e dei suoi sviluppi si vedano i contributi di G. Coccoluto, Il Pizzo di Cuneo. Ricerche e ipotesi per la storia degli insediamenti sul cuneo ra Gesso e Stura, in “BSSSAA di Cuneo”, 105 (1991), pp. 121-133; Id., Gli “uomini sul pizzo del cuneo”. Ipotesi per la nascita di una villanova, in Cuneo da ottocento anni 1198-1998, Cuneo 1998, pp. 57-61; R. Comba, I borghi nuovi dal progetto alla realizzazione, in I borghi nuovi cit., pp. 279-298; M.T. Mussino, Lettura geometrica della forma urbanistica di Cuneo, in Florilegio cuneese. Omaggio alla città di Cuneo nell’VIII centenario dalla fondazione (1198-1998), numero monograico del “BSSSAA di Cuneo”, 119 (1998), pp. 7-26, qui alle pp. 17-20. L’“atto di nascita” politico della comunità cuneese è pubblicato in Codex Astensis qui «de Malabayla» communiter nuncupatur, a cura di Q. Sella, III, Roma 1880 (Atti della Reale Accademia dei Lincei, s. II, 6), doc. 717 (1198). 7 Anno in cui, a detta di G. della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, a cura di C. Muletti, in HPM, V, Torino 1848 (Scriptores, 3), cc. 841-1076, qui alla c. 904: «fu brusiato Conio per le guerre». 8 Data in cui il circuito difensivo, descritto in alcune delle sue parti costituenti – il murus comunis e la porta Burgi: Cuneo 1198-1382, II, Documenti, a cura di P. Camilla, Cuneo 1970 (Biblioteca della SSSAA di Cuneo, 11), doc. 93 – appare ormai in fase di avanzata realizzazione. Per dettagli, cfr. P. Chierici e R. Comba, L’impianto e l’evoluzione del tessuto urbano, in Cuneo dal XIII al XVI secolo. Impianto ed evoluzione di un tessuto urbano, a cura di R. Comba, Cuneo 1989, pp. 20-61, qui alle pp. 30 sgg.; e G. Coccoluto, Momenti di storia delle fortiicazioni cuneesi, in Florilegio cuneese cit., pp. 27-37. 9 10 G. Quaglia, La fondazione di Fossano: un’iniziativa convergente di “universitates” rurali, in I borghi nuovi cit., pp. 249-266. 11 Anno in cui è citato come esistente il burgus vetus: Il Libro verde del comune di Fossano ed altri documenti fossanesi, a cura di G. Salsotto, Pinerolo 1909 (BSSS, 38), doc. 4. In generale, sulla fondazione di Fossano cfr., oltre a Quaglia, La fondazione di Fossano cit., pp. 249 sgg., G. Coccoluto, Epigrai di porta e vita comunale: il caso della villanova di Fossano, in I borghi nuovi cit., pp. 237-248; C. Bonardi, Il disegno del borgo: scelte progettuali per il centro di potere, in La torre, la piazza, il mercato. Luoghi del potere nei borghi nuovi del basso Medioevo, Atti del convegno (Cherasco, 19 ottobre 2002), a cura di C. Bonardi, Cherasco-Cuneo 2003, pp. 39-67, qui alle pp. 52-58; Ead., Cherasco e Fossano, due villenove “federiciane” nel Piemonte del XIII secolo, in “Il tesoro delle città. Strenna dell’Associazione Storia della Città”, 1 (2003), pp. 93-107. In quell’anno lo «hospitale de Porta Romanisii» era indicato come punto di riferimento per stabilire i diritti della comunità sull’uso dell’acqua della «bealeria labente ex moenia»: Il Libro verde del comune di Fossano cit., doc. 122. 12 13 La data segna l’avvio della fabbrica del castello, voluto da Filippo di Savoia-Acaia, nel cui contesto furono apportate anche alcune migliorie alle mura dell’abitato: G. Carità, L’organizzazione del borgo nuovo di Fossano in funzione della difesa fortiicata, in Il castello e le fortiicazioni nella storia di Fossano, a cura di G. Carità, Fossano 1985, pp. 43-52, qui a p. 52; Appendice documentaria al capitolo I, ivi, pp. 33-41, e il recente A. Longhi, Cantieri e architetture, in Storia di Fossano e del suo territorio, II, Il secolo degli Acaia (1314-1418), a cura di R. Comba, Fossano 2010, pp. 45-89, qui alle pp. 46-57. 14 A proposito della fondazione, registrata nel documento pubblicato in Appendice documentaria al «Rigestum comunis Albe», a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1912 (BSSS, 22), doc. 6, si rimanda a F. Panero, Comuni e borghi ranchi nel Piemonte medievale, Bologna 1988, pp. 193 sgg.; Id., La costruzione dei distretti comunali dei grandi borghi nuovi del Piemonte centro-meridionale (secoli XII-XIII), in Borghi nuovi e borghi ranchi cit., pp. 331-356, qui alle pp. 351-352; R. Comba, La villanova dell’imperatore. L’origine di Cherasco nel quadro delle nuove fondazioni del comune di Alba (1199-1243), in Cherasco. Origine e sviluppo di una villanova, Atti del convegno (Cherasco, 14 novembre 1993), a cura di F. Panero, Cuneo 1994, pp. 71-106, e ai più recenti Bonardi, Cherasco e Fossano cit., pp. 93 sgg. 112 Sistemi e strutture difensive costituzione degli homines locali in comunità autonoma nel 1277 15), a grossi borghi come Busca [E4] (insediamento formatosi nel terzo quarto del XIII secolo 16, le cui mura sono indirettamente documentate solo nel 1316 17), Demonte [B1] (fondata verosimilmente dal comune di Cuneo tra il 1227 e il 1241 18, ma dotata di difese non prima del 1364 19), Dronero [B2] (voluta da Cuneo attorno il 1240 20 e sicuramente murata nel 1316 21), Frossasco [D2] (fondata nel 1291 22 e chiusa da mura solo nel corso del secolo successivo 23), Villafranca Piemonte [D1] (frutto di successivi assestamenti residenziali che trovarono probabilmente la loro sintesi in un’iniziativa sabauda del 1239 24, fortiicata a partire dal 1305 25) e Villanova Solaro [D4] (rifondata nel 1326 26 e probabilmente murata solo dopo essere stata Codex Astensis cit., III, doc. 661. Le prime citazioni di strutture difensive “stabili” risalgono comunque al 1289: Statuta et ordinationes illustris civitatis Clarasci celeberrimi, nobilis et antiqui, fortissimique pedemontanae regionis propugnaculum, Augustae Taurinorum 1642, pp. 131, 133, 135, 136, 144, 168, 196. Si vedano, per dettagli, G. Gullino, La topograia e il primo popolamento della villanova di Cherasco, in Cherasco cit., pp. 87-106, qui alle pp. 87-92; E. Lusso, Le strutture difensive, in La costruzione di una villanova. Cherasco nei secoli XIII-XIV, a cura di C. Bonardi, Cherasco-Cuneo 2004 (ora in Id., Forme dell’insediamento e dell’architettura cit., pp. 117-132), pp. 28-35. 15 Nel 1281, una transazione tra Tommaso I di Saluzzo e i sindaci del comune di Busca impegnava i marchesi a non “mutare” la villa Busche e a lasciarla «ibi ubi est hediicata […] cum omnibus hediicis que ibi sunt et sicut sunt»: A. Tallone, Il regesto dei marchesi di Saluzzo (1091-1340), Pinerolo 1906 (BSSS, 16), doc. 106. 16 G. Manuel di San Giovanni, Dei marchesi dei Vasto e degli antichi monasteri de’ Santi Vittore e Costanzo e di Sant’Antonio nel marchesato di Saluzzo, Torino 1858, pp. 348-351. Si veda anche A. A. Settia, L’illusione della sicurezza. Fortiicazioni di rifugio nell’Italia medievale: “ricetti”, “bastite”, “cortine”, Cuneo-Vercelli 2001, p. 127, nota 433. 17 18 Le due date segnano, la prima, l’ultima attestazione di un’ancora evidente dipendenza giurisdizionale degli uomini locali dal marchese di Saluzzo; la seconda, un momento di ampia autonomia amministrativa del comune, che tentava in quella data di riscattare il luogo dai marchesi: Cartario delle valli di Stura e di Grana ino al 1317, a cura di A. Tallone, in Cartari minori, III, Pinerolo 1912 (BSSS, 69), docc. 14 (1227) e 20 (1241). Codex Demontis 1308-1509, a cura di P. Motta, Asti 1908, p. 29. In quell’anno risulta citata unicamente la porta di Kant, il che può anche non essere signiicativo dell’esistenza di un circuito murario, che comunque esistette di certo, come mostra, in primis, il disegno di Ercole Negro del 1590 in ASTo, Biblioteca antica, Architettura militare, vol. V, f. 180v-181. 19 P. Chierici, Dronero: forma urbana e architettura dal tardo Medioevo alle soglie del Novecento, in Dronero 1900-1945. Studi in onore di Pietro Allemandi, a cura di M. Calandri e M. Cordero, Cuneo 1990, pp. 17-35; R. Olivero, Ripoli e Surzana: due villaggi scomparsi all’imbocco della Valle Maira, in Villaggi scomparsi e borghi nuovi nel Piemonte medievale, Atti del convegno (Rocca de’ Baldi, 12-13 giugno 2010), a cura di R. Comba e R. Rao, numero monograico del “BSSSAA di Cuneo”, 145 (2011), pp. 111-120 20 21 Manuel di San Giovanni, Dei marchesi dei Vasto cit., pp. 348 sgg. Il documento, conservato in ASTo, Corte, Paesi per A e B, m. 13, Frossasco, n. 3, è stato ampiamente commentato da R. Comba, Le villenove del principe. Consolidamento istituzionale e iniziative di popolamento ra i secoli XIII e XIV nel Piemonte sabaudo, in Piemonte medievale. Forme del potere e della società. Studi per Giovanni Tabacco, Torino 1985, pp. 123-141, qui alle pp. 125 sgg. 22 A. Longhi, Torre e porte urbane di Frossasco, in Atlante castellano. Strutture fortiicate della provincia di Torino, a cura di M. Viglino Davico, A. Bruno jr., E. Lusso, G.G. Massara e F. Novelli, Torino 2007, p. 295. 23 In quell’anno, a detta del Chronicum parvum Ripaltae seu Chronica Pedemontana minora, a cura di F. Gabotto, Città di Castello 1911, p. 7, «comes Sabaudiae aediicavit Villafrancham». In generale sul tema – e, soprattutto, sulle prime menzioni del tardo XII secolo da associare a un’ampia opera di boniica e valorizzazione di territori prima boschivi – cfr. G. G. Merlo, Unità fondiarie e forme di coltivazione nella pianura pinerolese all’inizio del XIV secolo, in “BSBS”, 72 (1974), pp. 109-145; P. Grillo, Dal bosco agli arativi: la creazione della grangia di Aimondino in una raccolta di testimonianze degli inizi del Duecento, in L’abbazia di Stafarda e l’irradiazione cistercense nel Piemonte meridionale, Atti del convegno (Abbazia di Stafarda, Revello, 17-18 ottobre 1998), a cura di R. Comba e G. G. Merlo, Cuneo 1999, pp. 269-286. 24 Nell’occasione, Filippo di Savoia-Acaia esentava gli homines locali dalla gabella ludi in cambio della fornitura di manodopera per la costruzione delle mura (ASTo, Camera dei conti, art. 82, m. 1, reg. 3). 25 Cfr. Comba, Le villenove del principe cit., pp. 136 sgg.; A. Longhi, Principati territoriali e fortiicazioni collettive: il caso dei Savoia-Acaia, in Ricetti e recinti fortiicati nel basso Medioevo, Atti del convegno (Torino, 19 novembre 1999), a cura 26 113 borghi nuovi: paesaggi urbani del piemonte sud-occidentale. xiii-xv secolo distrutta da un incendio appiccato nel 1334 dalle truppe del marchese di Saluzzo 27), ad abitati rurali di dimensioni contenute come Rocca de’ Baldi [B3] (sorta tra il 1240 e il 1249 per iniziativa del comune di Mondovì 28) e Peveragno [B4] (prima citazione del borgo e delle opere difensive, rispettivamente, nel 1301 29 e nel 1362 30). Alcune villenove, peraltro, mura non le ebbero mai. È il caso, per esempio, di La Morra [C1], fondazione albese del 1200-1201 31 e dotata entro il 1245 di fossati con spaudi 32 che ancora nel 1477 – e forse solo sui lati settentrionale e orientale – costituivano, di fatto, le uniche difese del villaggio 33. Ed è anche il caso di Montà [C7], borgo nuovo astigiano sorto dopo il 1250 nello stesso contesto geopolitico, contraddistinto da aspri scontri con i Biandrate 34, che vide contestualmente sorgere Canale [C6] 35. Com’è ovvio, l’assenza di mura propriamente dette non esclude che potessero esistere, eventualità tutt’altro che rara, altre opere di deinizione spaziale come fossati e terrapieni. Essi, insieme alle porte che spesso sorgevano in concomitanza con la fondazione, avevano, tuttavia, anzitutto un ruolo giuridico e iscale 36: servivano cioè a distinguere ciò che stava “fuori” rispetto al “dentro” e a materializzare, nel caso di borghi nati e sviluppati con precisi connotati commerciali, i conini di un’area caratterizzata da uno speciico regime di tassazione. Per esempio, a Fossano la porta Sarmatoria fu costruita entro il 1247 37, mentre fossata sono attestati solo nel 1269 38. A Villanova Solaro, lo stesso documento di fondazione prevedeva l’escavazione di fossati e la realizzazione di due porte 39. Interessante inine di R. Bordone e M. Viglino Davico, Torino 2001, pp. 105-134; Id., Tra fondazioni non riuscite e rischi di abbandono: i casi di Villanova e Villabona presso l’attuale Moretta, in Villaggi scomparsi e borghi nuovi cit., pp. 39-63, qui alle pp. 48-58. 27 Id., Principati territoriali e fortiicazioni collettive cit., p. 117; Id., Tra fondazioni non riuscite e rischi di abbandono cit., pp. 56-58. 28 P. Guglielmotti, Origini di un insediamento rurale: Rocca de’ Baldi nel declino della prima dominazione dei signori di Morozzo, in Rocca de’ Baldi. Un borgo e un castello dimenticati (secoli XI-XVI), Atti della giornata di studio (Rocca de’ Baldi, 23 ottobre 1994), a cura di R. Comba, A. M. Massimino e G. Viara, Cuneo 1995, pp. 59-73. A proposito delle difese, di cui si ignora la data di realizzazione, vedi C. Bonardi, La difesa di Rocca de’ Baldi ra Medioevo ed Età moderna: il disegno di Francesco Orologi, ivi, pp. 141-152. 29 L. Bertano, Storia di Cuneo, I, Il Medio Evo (1198-1382), Cuneo 1898, p. 63. Settia, L’illusione della sicurezza cit., p. 50. In generale, a proposito delle dinamiche di sviluppo del villaggio, si veda A. M. Rapetti, Intorno alle origini di Peveragno, in Peveragno. Archeologia, storia, arte (dalle origini al Cinquecento), a cura di A. M. Rapetti, Cuneo 2002, pp. 25-35. Del ricetto, citato appunto nel 1362, tratta anche M. Viglino Davico, I ricetti del Piemonte, Torino 1979, p. 89. 30 31 Comba, La villanova dell’imperatore cit., pp. 74-78; Panero, Comuni e borghi ranchi cit., pp. 196-197. 32 Il «Rigestum comunis Albe», a cura di E. Milano, II, Pinerolo 1903 (BSSS, 21), doc. 455. ASCLaMorra, cat. 23, m. 76, fasc. 1, Catasto 1477, f. 3. Gli unici elementi che appaiono signiicativamente irrobustiti e protetti all’esterno da paramuri erano le porte del Mercato (ibid., f. 30v) e, intuitivamente, di San Martino, la quale però non compare in maniera esplicita nella documentazione del periodo: G. Lorè, Il luogo di La Morra nei secoli XIV e XV, in La Morra: cultura e territorio, Alba 1978, pp. 21-36, qui a p. 22. 33 G. Ventura, Memoriale de gestis civium Astensium et plurium aliorum, a cura di C. Combetti, in HPM cit., V, cc. 697-815, qui alla c. 663. Per dettagli R. Bordone, Le villenove astigiane della seconda metà del Duecento, in Le villenove nell’Italia comunale, Atti del convegno (Montechiaro d’Asti, 21 ottobre 2000), a cura di R. Bordone, Montechiaro d’Asti 2003, pp. 29-45, qui alle pp. 34-35. 34 35 Vedi oltre, testo corrispondente alle note 94 sgg. 36 Cfr., a questo proposito, Panero, Borghi aperti e murati cit., pp. 89 sgg. 37 Il Libro verde del comune di Fossano cit., doc. 4. Anche Coccoluto, Epigrai di porta cit., pp. 238 sgg. 38 Il Libro verde del comune di Fossano cit., docc. 49-60, 61-68. F. Gabotto, Storia del Piemonte nella prima metà del secolo XIV (1292-1349), Torino 1894, pp. 122-129. Tutto lascia ritenere che i fossati siano stati efettivamente realizzati in tempi piuttosto rapidi. Il 6 agosto 1328, infatti, il maggior consiglio del comune di Torino deliberava l’invio di due ambasciatori presso Filippo di Savoia-Acaia per richiedere l’esonero 39 114 Sistemi e strutture difensive Rocca de’ Baldi, torre civica, ora campanile della parrocchiale. Priero, torre principale delle difese. l’esempio di Rocca de’ Baldi dove la difesa, coordinata come nei casi di Bra [C8] e di Carrù 40 da una torre posta in posizione baricentrica presso la platea, comprendeva un doppio vallo verso la pianura costituito da un fossato inferiore, presso l’area urbanizzata, e uno superiore, più distante 41. Un modello questo, documentato anche a Cherasco e frutto, in questo caso, di un progressivo e successivo complicarsi dei sistemi difensivi con l’aggiunta di opere campali esterne 42. È tuttavia da notare come, al contrario di quanto si possa desumere da un’analisi supericiale, la mancata realizzazione di fortiicazioni permanenti in materiali durevoli nel contesto della fondazione di un nuovo insediamento non possa ritenersi, stricto sensu, indizio di una totale indiferenza “militare” dello stesso. Tanto più che, come si è visto, con il tempo quasi tutti i borghi nuovi, piccoli della cittadinanza dai lavori di escavazione dei fosata «ad predictam villam [que dicitur Villanova de Moreta] claudendam et inforciandam»: Libri consiliorum 1325-1329. Trascrizione e regesto degli Ordinati comunali, a cura di M. Baima, Torino 1996 (Fonti, 1) p. 164. Rispettivamente, E. Lusso, L’organizzazione della difesa nel periodo visconteo-orleanese, in Storia di Bra dalle origini alla Rivoluzione rancese, a cura di F. Panero, I, Le origini di Bra. Il medioevo, pp. 408-422, qui alle pp. 414-415; Id., Prima di Francesco Gallo: l’assetto urbano carrucese tra medioevo ed età moderna, in La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta in Carrù. Tre secoli di storia (1703-2003), Atti del convegno (Carrù, 4 ottobre 2003), a cura di L. Mamino e L. Palmucci, numero monograico di “Studi Monregalesi”, 9 (2004) (ora in Id., Forme dell’insediamento e dell’architettura cit., pp. 149-161), pp. 35-53, qui a p. 42. 40 41 Bonardi, La difesa di Rocca de’ Baldi cit., pp. 142 sgg. Lusso, Le strutture difensive cit., p. 31 e, più recentemente, D. Lanzardo, Le difese di Cherasco e il castello visconteo (secoli XIII-XV), in Castelli e fortezze nelle città e nei centri minori italiani (secoli XIII-XV), Atti del convegno (Cherasco, 15-16 novembre 2008), a cura di F. Panero e G. Pinto, Cherasco 2009, pp. 97-118, qui alle pp. 103-112. 42 115 borghi nuovi: paesaggi urbani del piemonte sud-occidentale. xiii-xv secolo o grandi che fossero, tendenzialmente furono dotati di opere difensive in muratura. Piuttosto, è da valutare con maggiore attenzione la possibilità che gli attori istituzionali promotori di un’iniziativa di (ri)popolamento tendessero, per ragioni di ordine essenzialmente economico, a posporre nel tempo un esborso che doveva essere senz’altro considerevole; anzi, con ogni probabilità la spesa viva più consistente che un intervento di fondazione urbana potesse richiedere 43. In altre parole, appare ragionevole supporre che prima di procedere con il muramentum di un borgo, e in questo senso l’origine nuova risulta un fattore determinante, si aspettasse di veriicare nel medio periodo gli esiti delle politiche di riordino insediativo: di valutare, cioè, quando le strutture isiche e la popolazione dell’abitato si fossero assestate, se risultasse davvero conveniente intervenire con investimenti a vantaggio della sua difendibilità. Anche perché, è bene ricordarlo, non sempre il progetto di una villanova andava a buon ine, come l’esempio dell’eimero burgus de ultra Tanagrum voluto verso il 1215 dal comune di Alba ben testimonia 44. Esistono tuttavia casi in cui non solo all’operazione di fondazione/rifondazione di un borgo seguì a stretto torno di tempo la costruzione delle mura, ma quest’ultima tese di fatto a sovrapporsi, confondendosi, con lo stesso intervento di fortiicazione. Nel 1387 il marchese Girardo di Ceva, in cambio della concessione di franchigie, si accordava con gli uomini della villa del Podio di Priero [F1] circa la fornitura di manodopera per la costruzione «de muris, fossatis sive vallibus et aliis fortiliciis» in modo che il «burgus dicti loci» fosse posto «in bona fortiicatione» 45. Quella che, implicitamente, era fatta passare come una concessione, si traduceva per la comunità locale in un’impegnativa opera di riallocazione residenziale che condusse alla nascita di un nuovo insediamento a matrice preordinata, per quanto appoggiato, con ogni evidenza, a un preesistente Straßendorf. Come progettato, Priero “nuova” fu efettivamente munita di strutture difensive perimetrali sin dall’origine 46 ed esse, nella loro articolazione d’insieme e, soprattutto, in ragione dell’iperdimensionamento di una delle torri angolari con palese funzione di fulcro difensivo, curiosamente richiamano modelli comuni sin dal secolo precedente in Francia, nell’ambito di fondazioni regie (Aigues-Mortes), e in Italia meridionale, in interventi promossi da Carlo I d’Angiò (Lucera) 47. Nel 1324, dopo il tentativo fallito del 1291, Filippo di Savoia-Acaia si accordava con i sindaci della comunità di Bricherasio [D3] e, nuovamente in cambio della concessione di franchigie, vincolava gli 43 Qualche rilessione sul tema si trova in R. Comba, Il costo della difesa, in Il castello e le fortiicazioni cit., pp. 53-62. 44 Cfr. a riguardo Panero, Comuni e borghi ranchi cit., pp. 199-200 e nota 41. APPriero, cart. 2, fasc. 34. Qualche nota al riguardo in E. Lusso, “Platea” e servizi nelle villenove signorili, in La torre, la piazza cit. (ora in Id., Forme dell’insediamento e dell’architettura cit., pp. 15-37), pp. 127-154, qui a p. 138, e nel più recente G. Comino, Una carta trecentesca di ranchigia del marchesato di Ceva: la rifondazione del burgus Prierii (1387), in Ceva e il suo marchesato ra Trecento e Quattrocento, Atti della giornata di studi (Ceva, 7 dicembre 2013), numero monograico del “BSSSAA di Cuneo”, 140 (2014), pp. 133-159. 45 46 Era previsto, a questo proposito, che gli uomini di Priero fossero esonerati dagli oneri di manutenzione e di custodia del castrum Prierii, «excepto quod […] dictum dominum Girardum vellet ediicare aliquod castrum apud burgum Prierii», la cui fabbrica, comunque, non avrebbe potuto essere avviata prima del 1389, termine entro il quale si prevedeva che l’opera di fortiicazione del borgo doveva essere conclusa (APPriero, cart. 2, fasc. 34). 47 Cfr. sul tema P. F. Pistilli, Architetti oltremontani al servizio di Carlo I d’Angiò nel regno di Sicilia, in Arnolfo di Cambio e la sua epoca. Costruire, scolpire, dipingere, decorare, Atti del convegno (Firenze-Colle di Val d’Elsa, 7-10 marzo 2006), a cura di V. Franchetti Pardo, Roma 2006, pp. 263-276. Vale la pena notare, sebbene il tema necessiti di approfondimenti, come proprio i marchesi di Ceva fossero stati tra i più fedeli alleati subalpini degli Angiò: G. M. Monti, La dominazione angioina in Piemonte, Torino 1930 (BSSS, 116), pp. 27 sgg., e, più di recente, R. Rao, La circolazione degli uiciali nei comuni dell’Italia nord-occidentale durante le dominazioni angioine del Trecento. Una prima messa a punto, in Gli Angiò nell’Italia nord-occidentale (1259-1382), Atti del convegno (Alba, 2-3 settembre 2005), a cura di R. Comba, Milano 2006, pp. 229-290. 116 Sistemi e strutture difensive homines locali alla costruzione di una villa restricta e alla sua fortiicazione 48. Sebbene non risulti che le mura siano poi state costruite, il meccanismo giuridico e formale che condusse alla rifondazione di Bricherasio ricorda molto da vicino quello di Priero, arricchendosi però di un altro interessante dettaglio: il borgo nuovo fu tracciato su terreni di proprietà del principe, i quali, secondo una pratica documentata negli stessi anni a Caselle, fondazione sabauda del 1337 49, furono in seguito ceduti in eniteusi agli abitanti. Qualcosa di molto simile, in termini generali, era successo anche a Villanova Solaro nel 1326 e a Villafranca, dove le franchigie concesse dallo stesso Filippo di Savoia-Acaia nel 1305 avevano condotto, nel contempo, alla clausura del borgo e alla sua deinitiva sedimentazione formale 50. Prima ancora, nel 1266, la badessa del monastero di Santa Maria di Caramagna [G2] si era impegnata a promuovere la costruzione di mura a protezione del luogo contro una serie di prestazioni in denaro e in natura degli abitanti; in cambio, la comunità avrebbe però acquisito il diritto di distribuire i lotti ediicabili che si sarebbero resi disponibili all’interno del nuovo castrum 51. Si può supporre che l’origine del receptum di Villa(falletto) [E6], documentato dagli statuti databili al primo ventennio del XV secolo 52, abbia conosciuto un’identica coincidenza tra fase di riorganizzazione residenziale e “muramento”. Lo stesso dovette avvenire a Cardè [E5] tra il 1324 e il 1332, dopo che il marchese Manfredo II di Saluzzo acquisì diritti sul bosco omonimo 53, e, seppure non si possa parlare di villanova in senso stretto, a Bra [C8], in seguito alla decisione astigiana di concedere agli uomini locali il cittadinatico e l’esonero temporaneo dal pagamento dei tributi in cambio dell’assunzione, nel quinquennio 1251-1256 54, degli oneri di costruzione delle mura. L’operazione, per quanto condotta a termine solo in maniera parziale, comportò infatti una signiicativa ristrutturazione dello spazio residenziale e una sua altrettanto signiicativa espansione in direzione sud-est 55. Per tacere, ovviamente, di operazioni che si conigurano in modo più esplicito come additiones urbane, quali il borgo inferiore di Saluzzo (ca. 1379) [E1] 56, il borgo nuovo di Revello (1312) [E3] 57 o il receptum novum che, a Barge [D5], faceva la sua comparsa documentaria all’indomani dell’immissione dei Savoia nel controllo del luogo nel 1363 e pare segnare un momento di forte rinnovamento urbanistico del già pluristratiicato organismo insediativo 58. 48 Il documento, pubblicato in Cartario di Bricherasio, a cura di L. C. Bollea, Torino 1928 (BSSS, 99), doc. 65, è stato commentato da Comba, Le villenove del principe cit., pp. 134 sgg. Vedi anche Longhi, Principati territoriali e fortiicazioni collettive cit., pp. 117-119. 49 ASTo, Corte, Provincia di Torino, m. C8, Caselle, n. 2, documento commentato anche da Settia, L’illusione della sicurezza cit., p. 136, nota 463 e Lusso, “Platea” e servizi cit., pp. 135 sgg. 50 Vedi sopra, rispettivamente, testo corrispondente alle note 24-25 e 26-27. 51 Le pergamene dell’archivio comunale di Caramagna Piemonte, a cura di F. Gabotto, in “BSBS”, 2 (1897), doc. 1. R. Comba, Il libro degli statuti, delle ranchigie e delle immunità del comune di Villafalletto, Torino 1970 (BSSS, 197), cap. 252. Per dettagli, ivi compresi quelli relativi all’assedio posto nel 1359 all’abitato da parte di Giacomo di SavoiaAcaia: Settia, L’illusione della sicurezza cit., pp. 49 sgg.; M. Viglino Davico, Castello e ricetto: le strutture difensive di Villa e Vottignasco, in Villafalletto, un castello, una comunità, una pieve (secoli XI-XVI), a cura di R. Comba, Cuneo 1994, pp. 85-102, qui alle pp. 93 sgg. 52 53 A Cardè, probabilmente, sorsero nel contempo castello e borgo murato: Bonardi, Il disegno del borgo cit., pp. 64 sgg. Appendice documentaria al «Rigestum comunis Albe» cit., doc. 108. Sul tema si veda anche il più recente F. Panero, Il comune di Bra ino alla metà del Trecento, in Storia di Bra cit., I, pp. 201-266, qui alle pp. 220 sgg. 54 55 In generale Lusso, L’organizzazione della difesa cit., pp. 408 sgg. 56 L. Losito, Saluzzo ra Medioevo e Rinascimento. Lo spazio urbano, Cuneo 1998, p. 29. D. Muletti, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo, III, Saluzzo 1830, pp. 97-104. 57 T. Vindemmio, Il feudo di Barge. Frammenti di storia di un’antica terra nel Piemonte dalle origini al secolo XVIII, Savigliano 1990, pp. 165-168. A proposito del ricetto e degli altri settori urbani di Barge, citati negli statuti del 1374 (Gli 58 117 borghi nuovi: paesaggi urbani del piemonte sud-occidentale. xiii-xv secolo Ritenere dunque che le villenove fossero indistintamente prive di strutture difensive, generalizzando quella che risulta essere una peculiarità solo di alcune di esse, non solo appare semplicistico, ma è anche oggettivamente scorretto. Peraltro, la stessa natura “ideale” dei borghi di nuova fondazione deve suggerire la massima cautela, onde evitare fraintendimenti come quello che, ancora oggi, induce spesso a ritenere “nuovi” solo quegli insediamenti che presentano particolari caratteri morfologici, quali l’impianto regolare e una netta distinzione tra l’area urbanizzata e il contesto ambientale. In questo caso, infatti, si tende a confondere i ini con i mezzi, applicando retroattivamente un principio formalistico che altro non è, in realtà, che l’espressione di un criterio progettuale piuttosto difuso nella cultura bassomedievale 59, alle stesse premesse politiche dell’atto di fondazione, con le ovvie confusioni che ne derivano (insediamenti presunti villenove solo perché caratterizzati da una forma urbis regolare e vere villenove non riconosciute come tali perché prive di un’evidente preordinazione) 60. In prima approssimazione, si deve osservare come la presenza di mura sin dall’origine o, meglio, la certiicazione della nascita di un nuovo insediamento attraverso l’atto formale che ne imponeva la clausura, tenda a essere un comportamento signorile. Ciò, di conseguenza, implica l’esistenza di una diferenziazione cronologica tra villenove sorte “senza” e quelle invece fondate “con” le mura: le prime sarebbero genericamente riferibili all’esperienza comunale (secoli XII e XIII) e, dunque, associabili alle dinamiche di organizzazione dei distretti urbani; le seconde, invece, frutto delle politiche che prelusero o accompagnarono il riordino territoriale dei principati, tenderebbero a concentrarsi nei secoli XIV (soprattutto) e XV 61. I motivi per cui i signori territoriali fecero ricorso a uno strumento che, per certi versi, rappresenta una delle più tipiche espressioni della proiezione extra moenia dell’autorità comunale – modiicandone però, nel contempo, natura e ini – non sono del tutto chiari. Di certo alcuni interventi di rifondazione nascondono, talvolta, la volontà di pervenire a un controllo più rigido degli insediamenti, anche in termini di proprietà dei suoli, mettendosi così al riparo da eventuali intromissioni giurisdizionali 62. In tal senso, non è raro che la costruzione di una villanova si conigurasse come un’operazione speculativa, come il caso di Bricherasio dimostra in maniera evidente. Tuttavia, dal punto di vista morfologico, distinguere tra villenove fortiicate e non sulla sola base della cronologia e della committenza dell’intervento non pare suiciente. Nel 1227 63, mentre procedeva alle operazioni di costruzione del borgo nuovo di Villastellone (del tutto “tipico”, progettato nel 1203 64, realizzato entro il 1236 65 e fortiicato solo nel 1428, dopo essere passato in feudo ai Villa 66), Statuti di Barge, a cura di G. B. Rossano e G. C. Buraggi, Torino 1913, capp. 50-51, 67, 60), cfr. Settia, L’illusione della sicurezza cit., p. 51, nota 148. 59 Si veda, per qualche rilessione, Mussino, Lettura geometrica cit., pp. 7 sgg. Per dettagli, E. Lusso, Insediamento rurale e contrazioni residenziali nel basso medioevo. Esempi dell’Italia nord-occidentale, in “Il tesoro delle città. Strenna dell’Associazione Storia della Città”, 4 (2007), pp. 273-291, qui a p. 279, ora in Id., Forme dell’insediamento e dell’architettura cit., pp. 133-147. 60 Comba, Le villenove del principe cit., pp. 139 sgg.; Lusso, “Platea” e servizi cit., passim; F. Panero, Villenove medievali nell’Italia nord-occidentale, Torino 2004, pp. 131 sgg. 61 62 Lusso, “Platea” e servizi cit., pp. 130 sgg. 63 Il Libro rosso del comune di Chieri, a cura di F. Gabotto e F. Guasco di Bisio, Pinerolo 1918 (BSSS, 75), doc. 87. 64 Ibid., docc. 45-47. 65 Appendice al Libro rosso del comune di Chieri, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1913 (BSSS, 76/I), doc. 70. In generale sul tema, cfr. M. Montanari Pesando, Villaggi nuovi nel Piemonte medievale. Due fondazioni chieresi nel secolo XIII: Villastellone e Pecetto, Torino 1991 (BSS, 208), pp. 23 sgg.; Ead., Carenza idrica e attività molitorie nella Chieri medievale (secoli XII-XV), in Mulini da grano nel Piemonte medievale (secoli XII-XV), Atti della giornata di studi (Cuneo, 30 gennaio 1993), a cura di R. Comba, Cuneo 1993, pp. 11-46. 66 118 ASTo, Archivio Villa di Villastellone, Scritture, m. 16. Sistemi e strutture difensive Pecetto, torre. Cambiano, torre-porta. il comune di Chieri perfezionò anche la fondazione di Pecetto, programmata tre anni prima con il giuramento di «habitaculum et viciniscum» da parte degli uomini di Covacium 67. L’operazione, all’atto pratico, si concretizzò nell’acquisto in allodio da parte chierese del terreno su cui sarebbe sorto l’abitato, nella sua perimetrazione con fossati 68 e nella costruzione di una torre (documentata come esistente nello stesso 1227): ovvero, come riconoscono gli stessi notai chieresi, nell’allestimento di un castrum 69. Non molto diverso dovette essere il caso del “castello” di Cambiano, stabilmente abitato nel 1311 70. Esso, come suggerisce una serie convergente di indizi 71, in realtà nacque come villanova all’incirca nel medesimo intorno cronologico di Pecetto e, come Pecetto, si caratterizzò sin dall’origine per la propria facies sempliicata, ma ben connotata in senso “militare”. Prima del 1319 poi, ossia in un arco cronologico che precede la penetrazione monferrina nell’area 72, con ogni evidenza il comune di Asti intervenne per modiicare l’assetto urbanistico di Santo Stefano Belbo [C9]. In quella data, 67 Il Libro rosso cit., doc. 85 (1224). Vedi, in generale, Montanari Pesando, Villaggi nuovi cit., pp. 99 sgg. Citati per la prima volta nel 1253: I più antichi catasti del comune di Chieri, a cura di M.C. Daviso di Charvensod, Torino 1939 (BSSS, 161), p. 171. 68 69 Ibid. Sul tema, vedi anche E. Lusso Sistemi di difesa del territorio nel Piemonte meridionale nell’età di Federico II, in Cultura artistica, città e architettura nell’età federiciana, Atti del convegno (Caserta, 30 novembre-1 dicembre 1995), a cura di A. Gambardella, Roma 2000, pp. 199-220, qui a p. 211. 70 ASCChieri, art. 143, par. 1, vol. 15, f. 205 sgg. 71 Lusso, Insediamento rurale cit., pp. 277-278. Riferibile all’acquisizione del temporaneo dominio su Asti nel 1339: B. Sangiorgio, Cronica del Monferrato, a cura di G. Vernazza, Torino 1780, pp. 135 sgg. 72 119 borghi nuovi: paesaggi urbani del piemonte sud-occidentale. xiii-xv secolo un capitolo degli statuti ricorda infatti l’esistenza, accanto a un burgus vetus, di un burgus novus 73, la cui deinizione spaziale, ancora in fase di stabilizzazione, sembra passare essenzialmente attraverso l’allestimento di un perimetro difensivo 74. D’altro canto, come suggerisce il caso prima citato di Borgo San Martino, esiste anche una casistica di borghi nuovi signorili che, sotto il proilo formale, risultano del tutto sovrapponibili agli esiti di interventi di riordino insediativo di matrice comunale 75. In linea generale, tuttavia, si deve ammettere che a essere articolate e diicilmente riconducibili entro schemi operativi generalizzabili sono soprattutto le fondazioni del XIII secolo, comunali o meno che fossero, che talvolta derogano ai modelli più difusi per avvicinarsi sensibilmente – e l’esempio chierese pare sin paradigmatico – a una progettualità e a un lessico tipico di certe iniziative signorili consolidate già nel XII secolo 76. 2. Castelli e mura Esiste un altro fattore di cui occorre tener conto e che, in numerosi casi, appare determinante nell’orientare forme ed esiti di interventi di fondazione: il rapporto tra lo spazio residenziale in senso stretto e il castello, ossia il polo fortiicato cui era attribuito il compito di materializzare il dominatus sull’insediamento. Anche in questo caso, il panorama che emerge da una lettura estensiva della documentazione appare piuttosto articolato, ma si deve ammettere che solo eccezionalmente le villenove di matrice comunale – o comunque collocabili ancora entro l’orizzonte cronologico del XIII secolo – si appoggiarono, in origine, a strutture difensive puntiformi. Cuneo, Fossano, Cherasco, Frossasco, Rocca de’ Baldi, Villastellone, Mondovì 77 e la stessa Demonte, dove un castrum pur preesisteva alla rifondazione 78, non conobbero, se non in momenti successivi alla loro nascita, la presenza di poli fortiicati. Questi, peraltro, non sorsero per iniziativa delle magistrature comunali promotrici della fondazione dei borghi, ma segnarono, senza eccezioni, periodi di più o meno stabile ingerenza signorile sugli abitati, conigurandosi talvolta come manifestazioni della pratica, comune soprattutto a partire dal XIV secolo, di ricorrere alla costruzione di un castello per dotarsi di uno strumento di controllo e di pressione psicologica contro le comunità più dinamiche 79. Il castello di Cuneo fu fatto costruire dal marchese Tommaso I di Saluzzo in occasione di una breve parentesi di governo sull’abitato, tra il 1289 e il 1294 80. 73 D. Bosca, Statuti di Santo Stefano Belbo, “BSSSAA di Cuneo”, 83 (1980), pp. 115-138, qui ai capp. 213-215, 246, 252. Si veda, per esempio, la norma in ibid., cap. 226, che prescriveva l’obbligo di realizzare «omni anno […] muro circumquaque burgum et villam trabuchos viginti qui murus capiatur a fundo fossati et teneatur ieri altus sicut videbitur potestatis et conscilio et iant tres tornielle de muro bono et alte secundum quod conscilio et potestati videbitur». 74 75 Per esempio, Frossasco e Villanova Solaro: vedi sopra, testo corrispondente alle note 22-23 e 24-25. 76 Per una prima messa a punto del problema, cfr. Settia, Le pedine e la scacchiera cit., pp. 63 sgg. Si rimanda, in generale, ai testi già citati alle note precedenti. Per Mondovì cfr. P. Guglielmotti, Le origini del comune di Mondovì: progettualità politica e dinamiche sociali ino agli inizi del Trecento, in Storia di Mondovì e del Monregalese, I, Le origini e il Duecento, a cura di R. Comba, G. Griseri e G. M. Lombardi, Cuneo 1998, pp. 47-188. 77 78 Deinito vetus negli statuti del XIV secolo: Codex Demontis cit., cap. 149. Sul tema si veda A. A. Settia, Proteggere e dominare. Fortiicazioni e popolamento dell’Italia medievale, Roma 1999, pp. 149 sgg. 79 A. Lange e P. Camilla, Il castello di Cuneo, in “BSSSAA di Cuneo”, 57 (1967), pp. 125-130; Chierici e Comba, L’impianto e l’evoluzione del tessuto urbano cit., pp. 30 sgg. 80 120 Sistemi e strutture difensive Quello di Fossano fu voluto nel 1324 da Filippo di Savoia-Acaia all’indomani della dedizione del borgo 81 e quello di Cherasco, che segna il passaggio dell’abitato sotto il controllo visconteo, fu fondato nei primi mesi del 1347 82. In altri casi, la nascita di un castello segnala dinamiche di penetrazione di domini loci di respiro più contenuto o, spesso, processi di feudalizzazione anche temporanea. Il castello di La Morra sorse probabilmente in epoca angioina quando il borgo fu infeudato al trovatore Sordello di Goito 83. Quello di Villastellone fu costruito dopo il 1396 quando l’abitato fu ceduto Fossano, castello sabaudo. ai Villa 84. Quello di Frossasco, inine, è forse da associare alla cessione dei diritti sul luogo alla famiglia Mombello nel 1301 85. Se si escludono i casi già riferiti di Caramagna, Pecetto e Cambiano, dove peraltro il ricorso del termine castrum assume evidentemente una sfumatura diversa rispetto al signiicato consueto che esso veicolava alla ine del XIII secolo, conigurandosi di fatto ancora come sinonimo di villaggio fortiicato 86, il nesso tra castelli e progettualità di signori locali/territoriali risulta palese. Ma ancora più evidente, se possibile, è la relazione di univocità tra castelli (preesistenti o fondati all’occasione) e interventi di riorganizzazione insediativa di matrice signorile. A Priero [F1], per esempio, non solo già esisteva un castello sul Podio, ma, all’atto di fondazione del nuovo abitato, il marchese Girardo si riservava il diritto di costruirne uno nuovo (che però pare essere stato realizzato solo tardivamente) «apud burgum Prierii», nel qual caso la comunità locale sarebbe stata tenuta, in deroga ai patti stabiliti, «in ediicando et construendo dictum castrum, iuvare dictum dominum Girardum» 87. A Villafranca [D1] l’intervento sabaudo di riordino urbanistico del 1239 pare accompagnarsi alla costruzione di un 81 Oltre ai testi citati sopra in nota 13, si veda G. Carità, Fossano nel quadro dell’incastellamento dei domini piemontesi di Filippo I, in Il castello e le fortiicazioni cit., pp. 13-32; A. Longhi, Architettura e politiche territoriali nel Trecento, in Architettura e insediamento nel tardo medioevo in Piemonte, a cura di M. Viglino Davico e C. Tosco, Torino 2003, pp. 23-70, qui alle pp. 41 sgg. Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo cit., c. 985. Vedi anche Lusso, Le strutture difensive cit., pp. 32 sgg.; Lanzardo, Le difese di Cherasco cit., pp. 112-116. 82 P. Grillo, Un dominio multiforme. I comuni dell’Italia nord-occidentale soggetti a Carlo I, in Gli Angiò nell’Italia nord-occidentale cit., pp. 31-101, qui a p. 76. Per la prima citazione del castello cfr. Appendice documentaria al «Rigestum comunis Albe» cit., doc. 142 (1269). 83 84 Il Libro rosso cit., doc. 188. 85 Comba, Le villenove del principe cit., p. 131. Si veda, per alcune rilessioni sul tema, A. A. Settia, Castelli e villaggi nell’Italia padana. Popolamento, potere e sicurezza ra IX e XIII secolo, Napoli 1984, pp. 189 sgg. Qualche spunto anche in E. Lusso, La torre di Masio. Un contributo allo studio dei borghi di fondazione fortiicati nell’Italia nord-occidentale (secoli XIII-XV), Masio 2013, pp. 100 sgg. 86 87 APPriero, cart. 2, fasc. 34. 121 borghi nuovi: paesaggi urbani del piemonte sud-occidentale. xiii-xv secolo castello, attestato per la prima volta nel 1251 88. A Villa(falletto) [E6], sebbene l’immissione nel luogo dei Falletti dopo il 1332 89 segnasse un momento di profonda revisione materiale delle sue strutture, un castrum è già citato nel 1163 90 e fu senza dubbio all’origine, se non altro sotto il proilo topograico, della crescita del ricetto. Anche se non indagati in maniera organica, esistono sicuramente nessi tra la rifondazione di Bricherasio [D3] nel 1324 e la ricostruzione, nel corso dell’anno precedente, del castrum novum sul colle di Santa Maria per opera di Filippo di Savoia-Acaia 91 e tra la riorganizzazione insediativa di Busca [E4] e la traslazione nel piano del castello, il quale, con l’appellativo di inferior, è citato per la prima volta nel 1281 proprio come luogo di redazione del documento con cui Tommaso I di Saluzzo si impegnava a non “mutare” la villa 92. Tuttavia, più che sull’evidente rapporto tra castello e villanova signorile, interessa in questa sede attirare l’attenzione sul nesso inequivocabile che sembra stabilirsi, ovviamente tenuto conto di un ragionevole margine di tempo, tra castello e mura dell’abitato. In ultima analisi, parrebbe cioè che, mentre era ammissibile l’esistenza di un abitato tendenzialmente aperto in assenza di un fulcro difensivo puntiforme, si fosse meno propensi – ovviamente parlando di insediamenti fondati ex novo – ad accettare il contrario, ovvero che un borgo non fosse fortiicato in presenza di un castello. I motivi di un tale atteggiamento risultano ancora largamente sfuggenti. Ciò nonostante, non è da escludere che la scelta di un sito prossimo a una struttura fortiicata dotata di particolari prerogative e la sua conseguente fortiicazione (cioè, la sua omologazione formale, in senso lato, al polo difensivo preesistente) comportasse l’estensione degli attribuiti giuridici e giurisdizionali del castello all’insediamento stesso 93. Ciò troverebbe forse una conferma indiretta nel fatto che, mentre i comuni tendevano a fondare villenove per forzare a proprio vantaggio equilibri giurisdizionali consolidati, i signori viceversa spesso progettavano un insediamento nuovo per consolidare la propria presenza sul territorio, dunque, astraendo, per ampliare e irrobustire il dominatus materializzato dal castello. In questo senso, il rapporto di quasi assoluta univocità tra presenza di un castello e committenza signorile, per quanto qualiicante, sarebbe di fatto strumentale, condizionato più dalla preferenza ad appoggiarsi a poli di controllo territoriale consolidati per goderne dei beneici giurisdizionali che a una reale esclusività culturale. Interessante a questo proposito sarebbe poter analizzare a fondo le dinamiche di fondazione e fortiicazione dell’abitato di Canale [C6], uno dei pochi esempi a me noti di borgo nuovo comunale che con ogni probabilità si appoggiò alle strutture di un castello preesistente, quel castrum novum 94 che le milizie astigiane sottrassero al controllo dei Biandrate negli anni 88 R. A. Marini, Gli statuti di Villaranca Piemonte (1384) con altri documenti e memorie storiche del luogo, in “Miscellanea di storia patria”, s. III, 18 (1916), pp. 1-270, qui a p. 181. 89 A. Barbero, Politica e comunità contadina nel Piemonte medievale. Il caso di Villafalletto, in Villafalletto, un castello cit., pp. 113-150, qui alle pp. 129 sgg. Carte medievali di Villafalletto (secoli XII-XIV), a cura di M. Bosco, Cuneo 1994, doc. 1, già pubblicato da G. Manuel di San Giovanni, Memorie storiche di Dronero e della Valle di Maira, III, Torino 1868, doc. 1. 90 91 Cartario di Bricherasio cit., pp. 181 sgg.; Longhi, Principati territoriali cit., p. 119. 92 Vedi sopra, nota 16. 93 È comunque da rilevare, come suggerisce un diploma di Federico II del 1221 ( J. L. A. Huillard Bréholles, Historia diplomatica Friderici secundi, II/I, Parisiis 1852, p. 59), che dal punto di vista puramente legale, era suiciente un fossato per deinire un’area a giurisdizione distinta: E. Lusso, Torri extraurbane a difesa di mulini nel Piemonte medievale, in Case e torri medievali, Atti del IV convegno di studi (Viterbo-Vetralla, 29-30 aprile 2004), a cura di E. De Minicis ed E. Guidoni, III, Roma 2005, pp. 48-59, qui a p. 49. Citato a partire dal 1162: Le carte dell’Archivio Capitolare di Asti (830, 948, 1111-1237), a cura di F. Gabotto e N. Gabiani, Pinerolo 1907 (BSSS, 37), doc. 300. 94 122 Sistemi e strutture difensive Cinquanta del XIII secolo 95. Purtroppo, però, mentre è nota la nascita dell’abitato tra il 1257 e il 1261 96, nulla si conosce delle mura, per quanto la facies formale della torre di cortina ancora esistente, parallelepipeda, suggerisca una cronologia relativamente alta. Tuttavia, il caso limite che in qualche modo può essere eletto a paradigma per gli schemi di intervento di cui si sta discutendo è probabilmente un altro: quello di Carmagnola [E2]. A suscitare interesse non è soltanto l’intervento in sé, ma anche il contesto di forte competizione in cui si concretizzò la (ri)fondazione dell’abitato, che vedeva presenti e attivi (emblematica è, per esempio, la costruzione della turris di Carignano nel 1229 97) i marchesi di Romagnano e il comune di Asti 98. Si può ritenere che l’abitato sia nato per iniziativa di Manfredo II di Saluzzo in risposta a un tentativo (reale o paventato) di riorganizzazione insediativa che avrebbe compromesso il godimento di diritti da lui acquisiti sull’area nel 1200 99. Così, entro l’anno successivo, il marchese fece costruire un nuovo castello presso la riva del lacus di Gardezzana, avviò probabilmente opere di boniica e indusse o promosse la restrictio sui terreni occupati dal bacino dei preesistenti villaggi di Moneta, Viurso e San Giovanni 100. È senza dubbio notevole il fatto che la nuova Carmagnola, stabilizzata nelle sue coordinate urbanistiche entro il 1265, anno in cui era data licenza alla comunità di alienare alcuni beni per ricavare fondi «ad claudendum de muro villam Carmagnolie» 101, sia efettivamente sorta su un’area prima occupata da uno specchio d’acqua 102. Tale condizione, sicuramente un unicum nel panorama subalpino, esempliica, infatti, in maniera ben più chiara del semplice nesso causale tra la costruzione del castello, la fondazione del borgo e la sua clausura, la volontà da parte dei marchesi di garantirsi un controllo esclusivo e permanente dell’abitato, essendo il diritto di gestione delle acque connesso in maniera inequivocabile all’esercizio della signoria di banno 103. Ed essa, com’è noto, a sua volta trovava proprio nel castello la propria, evidente, materializzazione isica. 95 Bordone, Le villenove astigiane cit., pp. 34-35. Ibid.; A. Marzi, Dalle villenove astigiane ai borghi nuovi dei marchesi di Monferrato: la continuità del modello urbanistico, in Le villenove nell’Italia comunale cit. (ora in Id., Borghi nuovi e ricetti cit., pp. 201-225), pp. 59-93, qui alle pp. 66 sgg. 96 97 Cartario di Pinerolo ino all’anno 1300, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1899 (BSSS, 2), doc. 95. Per un quadro generale di riferimento, cfr. R. Menochio, Memorie storiche della città di Carmagnola, RomaTorino-Napoli 1890 (ed. Cavallermaggiore 1993), pp. 23 sgg. 98 Tallone, Il regesto dei marchesi di Saluzzo cit., doc. 124. Il 9 maggio 1203, nella campagna tra Carmagnola e Carignano, Manfredo di Saluzzo incontrò Guidone e Guglielmo di Romagnano per comporre una lite che li contrapponeva. Nell’occasione, essi si impegnavano a «prohibere ne locus novus iat in omni terra et posse eorum» e ad aiutarsi reciprocamente «si omnes homines de Carmagnola vel maior pars locum novum faceret vel in alio loco facto habitarent»: Menochio, Memorie storiche cit., doc. 15. 99 100 Il «memoriale quadripartitum» di ra’ Gabriele Bucci di Carmagnola, a cura di F. Curlo, Pinerolo 1911 (BSSS, 63), pp. 29-34. Dettagli anche in Lusso, Insediamento rurale cit., pp. 280 sgg. 101 Menochio, Memorie storiche cit., doc. 19. Nel 1266 si era, infatti, ancora alla ricerca del necessario per «murare lacum qui dicitur Gardexanum»: Tallone, Il regesto dei marchesi di Saluzzo cit., doc. 70. 102 Per esempio: P. Vaccari, I diritti concessi alle città lombarde sulle acque e sui iumi nel Medioevo, in “Archivio storico lombardo”, 85 (1958), pp. 204-212. 103 123 Fonti e edizioni di documenti a cura di Beatrice Del Bo G. B. Adriani, Indice analitico e cronologico di alcuni documenti per servire alla storia della citta di Cherasco e delle antiche castella di sua dipendenza dal secolo X al XVII, con un breve cenno sugli antichi statuti e gli scrittori della stessa città, Torino 1857. O. Alfieri, Fragmenta de gestis Astensium, a cura di C. Combetti, in HPM, V, Augustae Taurinorum 1848 (Scriptores, 3), cc. 673-696. Annales Ianuenses annorum 1249-1264, a cura di G. H. Pertz, Hannoverae 1863 (MGH, Scriptores, 18), cc. 226-266. Appendice al Libro rosso del comune di Chieri, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1913 (BSSS, 76/I). 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